Scuola, intervista ad Adele Vairo

23 dicembre 2012 | 10:44
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Scuola, intervista ad Adele Vairo

l Faro on line – Iniziare un viaggio nel pianeta scuola di questi tempi risulta quanto mai problematico. I nostri primi interlocutori saranno i dirigenti scolastici che, negli anni, hanno conquistato una posizione sempre più determinante nella gestione della seconda agenzia educativa. Iniziamo il nostro percorso ascoltando Adele Vairo, una delle più giovani dirigenti scolastiche italiane, a capo del Liceo “ Alessandro Manzoni” di Caserta, che con i suoi 2000 allievi risulta essere uno degli istituti più popolosi di Terra di Lavoro, nonché uno dei più complessi con i suoi 5 indirizzi di studio liceale (classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane , ed ad opzione economiche sociale).

Sotto la sua dirigenza l’istituzione ha raggiunto punte di eccellenza nazionali in più settori: tra le molteplici attività apre l’anno scolastico al cospetto del Presidente della Repubblica con “Radiocamorra” prodotto audio video pluripremiato e simbolo delle buone pratiche della “legalità” tanto da aessere stato performato nell’aula bunker a capaci nell’anniversario dell’omonima starge dinanzi alle più alte cariche dello Stato. Eccellenza informatica per il LUG di istituto, gruppo dell’open source che ha vinto il contest Hack4school, sotto l’egida del Miur, e scuola capofila di una serie di attività di area ed insignita del riconoscimento “Fuoco di Prometeo”, bandito dall’INDA ( Istituto Nazionale del Dramma Antico) che riconosce il suo laboratorio di teatro classico, “promotore delle cultura classica nel territorio.    

Sembrerebbe che l’attuale normativa scolastica attribuisca più poteri che in passato al ruolo del Dirigente Scolastico. In concreto, quali sono le difficoltà con cui quotidianamente un “preside” deve fare i conti e in quali attività è maggiormente impegnato?
Le difficoltà maggiormente significative nel “quotidiano” sono di tipo gestionale, e si traducono nella necessità di auto-organizzarsi per esercitare le routinarie funzioni di coordinamento, promozione, supporto, comunicazione….le quali, sole, possono essere idonee a garantire un’azione dirigenziale efficace, efficiente ed economica nella erogazione del servizio di istruzione  e formazione nella società complessa della conoscenza ed, oggi, in tempo di crisi sistemica ed epocale, socio economica e culturale, contemporaneamente al servizio dell’utenza e degli stakeholders intesi come alunni, famiglie, territorio….il tutto nella “solitudine” di chi “deve” determinare i processi, affrontare le responsabilità, prendere decisioni e compiere scelte. A questa individualità della gestione corrisponde, poi, di fatto, una indispensabile condivisione e negoziazione di funzioni, competenze, obiettivi, finalità… un panorama complicatissimo e non semplicemente catalogabile che rende quella scolastica una dirigenza davvero “unica” nel panorama  normativo italiano.  

L’indagine commissionatami sul futuro della nostra scuola cade in un momento caratterizzato da un movimentismo studentesco, più o meno organizzato, che mentre combatte i tagli del governo dei tecnici, mette in discussione la reale spendibilità nel mondo del lavoro dei titoli conseguiti. Quali compiti Lei ritiene che la scuola possa effettivamente svolgere nel quadro delle più recenti politiche ministeriali, anche in riferimento alla loro dimensione economica?
I recenti fenomeni di contestazione studentesca non sempre “autonomi” ma, spesso “variamente orientati”, dimostrano, ancora una volta che la scuola, per quanto autonoma e riformata, non corrisponde né alle aspettative degli studenti, né alle illusioni delle famiglie, né alle istanze del sociale e del territorio in genere.Il gap sussiste tra mondo interiore dell’alunno, sempre più complesso, ed il  reale socio culturale, e tra le aspettative ed i titoli acquisiti e loro reale spendibilità nel mondo del lavoro..Per colmare il gap, la scuola dovrebbe davevro rivendicare una autonomia non più monca ed imperfetta ed una dirigenza realmente sincrona con le altre dirigenze dello stato, in quanto a poteri, competenze,  remunerazioni, oltre che una line professionale intermedia che qualificasse lo staff del dirigente, come accade in altri contesti professionali, rendendo la sua delega concretamente fattiva, sia per competenze che per funzioni e riconoscimenti ai propri collaboratori, non più solo semplici docenti …..D’altronde la scuola che progetta, sempre più spesso non riesce a tradurre in pieno tale capacità per la pressoché totale insussistenza delle risorse economiche e strumentali e logistiche riconosciutile.

La professione docente in Italia lamenta spesso d’essere stata svalutata, e non solo sul piano della retribuzione. Ritiene che i percorsi formativi fin qui svolti, quelli in essere e quelli che si prospettano per il futuro, siano stati o siano adeguati, da un lato, realmente all’acquisizione di competenze per l’espletamento della funzione  e, dall’altro, a garantire un reale accesso alla professione?
La svalutazione della professione docente è progressivamente percepita come reale emergenza, culturale, sociale ed economica. Per di più mi sembra che i contemporanei processi di acquisizione delle competenze di accesso al ruolo docente non siano sempre adeguati ad una reale crescita della professionalizzazione del settore. Prova ne sia il davvero preoccupante esito del “concorsone” che ha visto veramente pochi tra gli aspiranti docenti superare i test preselettivi. Tutta colpa loro?

Il problema della dispersione, quello di standard accettabili di qualità dell’apprendimento conseguito, il problema del merito: come sono raccordabili e magari, a suo avviso,  risolvibili queste innegabili carenze del nostro sistema formativo?
Queste tre pressanti problematiche hanno matrici comuni: la mancanza di incentivi all’apprendimento da parte degli alunni per lo scollamento tra le loro istanze soggettive profonde e l’oggettiva parziale spendibilità di qualifiche e titoli di studio; un’offerta formativa spesso poco mirata agli obiettivi di sistema da raggiungere; la poca “cura” didattica nella costante opera di mediazione della funzione docente che riesca a recuperare in maniera e concreta ed operativa i vari svantaggi di apprendimento; il difficile approccio ad un metodo di studio che motivi il singolo, a fronte di una pervasività sempre più attraente dell’esterno rispetto al mondo scuola…. I tentativi di recuperare il tempo perduto, attraverso procedure e strategie mirate (Invalsi, didattica laboratoriale….) hanno bisogno ancora di tempo per testare i risultati raggiunti. Monitorare i risultati cognitivi in sinergia tra ordini e gradi diversi di scuola, in senso parallelo e verticale, ed un serio orientamento professionale ed universitario sinergicamente letto in analogia con il mondo del lavoro, sembrano una pista giusta.

Non pensa che la scuola debba fare di più per l’esercizio di una cittadinanza consapevole ed attiva, fornendo competenze ai futuri cittadini che maturano i loro diritti politici generalmente al termine della secondaria superiore?
Naturalmente si piuò fare sempre di più….. ma ritorna, ancor più cogente, il refrain dell’autonomia imperfetta, della dirigenza monca ed atipica, della incompiuta professionalizzazione dell’intero settore, della totale inadeguatezza del riscontro economico degli opertori in servizio a vario titolo, che pongono la scuola sempre fanalino di coda degli investimenti statuali…… Ai giovani vanno fornite competenze realmente orientate alla consapevole acquisizione di una cittadinanza attiva e responsabile, che ne garantiscano un esercizio concreto e responsabile, aldilà di slogan ripetitivi e di immagine che lasciano il tempo che trovano. Ai giovani non si può né si deve mentire: essi devono vivere di riferimenti adulti che sappiano fornire esempi quotidiani, piccoli, ma sinceri ed onesti, convergenti e mai dissonanti con i valori etici da recuperare. Il rischio non è annegare nella illegalità ma navigare con perizia nella a-legalità. Valori e comportamenti vanno dispensati e vissuti: mai smettere di scandalizzarsi. Mai smettere di confrontarsi, spingendoli ad amare lo studio e la riflessione critica. Penso anche alla progressiva riduzione in curricolo delle ore di diritto ed economia…..imperdonabile. Recuperabile, certamente, ove si volesse, con le quote disciplinari delegate all’autonomia dei Collegi docenti ma, concretamente, di difficile realizzazione per comprensibili e dolorosi problemi di organico e di competizione tra classi di concorso. Tutto ciò rende la crescita difficoltosa.

Anche in relazione al merito, al perseguimento della qualità, l’istituto da Lei diretto come sta promuovendo le eccellenze presenti al suo interno, magari in sinergia con altre istituzioni, culturali e non?
Il Liceo che dirigo è molto orientato alla promozione delle eccellenze nelle varie aree disciplinari collegate ai diversi indirizzi di studio. Credo in sistema scuola che insegni a “studiare” più che “a fare i compiti”, che dia agli alunni una marcia in più nel decodificare i molteplici messaggi che provengono dal contemporaneo contesto esterno, che ascolti le loro esigenze culturali moltiplicandone le energie cognitive…. Che li renda protagonisti consapevoli del loro percorso di crescita, che li appassioni nello studio ed alla conoscenza nella certezza che ogni giorno trascorso senza aver imperato nulla di nuove è un giorno perso… La nostra progettazione formativa è costantemente aperta alla sinergia con enti ed istituzioni del territorio: risorse sane che rendono la scuola istituzione centro sussidiario di cultura e formazione nel territorio e per il territorio. Questo i nostri ragazzi lo percepiscono e davvero riescono ad ottenere risultati eccellenti: li addestriamo a non sottrarsi mai ad una sana competizione ed al confronto valutativo che non li faccia mai scadere nell’autoreferenzialità. I nostri giovani, per esempio, hanno scelto di costituire una associazione di ex alunni che progetta ed opera ancora affianco a noi, anche con ex docenti…..una idea di squadra che intorno a me ed al mio staff, lavora incessantemente tentando anche  sorridere insieme per affrontare le difficoltà che quotidianamente insorgono. L’ascolto ed il dialogo costante che abbiamo con ognuno e tutti i nostri ragazzi, il non aver paura di misurarsi con l’esterno, ci aiuta ad avere una scuola davvero “aperta al mondo” da mattina e a sera.
Pasquale Maria Sansone