Medal of Honor Warfighter, quando la guerra diventa simulazione

26 dicembre 2012 | 00:37
Share0
Medal of Honor Warfighter, quando la guerra diventa simulazione

Il FAro on line – Realizzato in maniera ultra realistica grazie alla tecnologia del motore grafico Frostbite 2 e scritto da veri Operatori americani Tier 1 in missione all’estero, Medal of Honor Warfighter impegnerà i giocatori in missioni con forti legami sensoriali con le minacce terroristiche del mondo reale, facendogli vivere l’azione esattamente come si svolgono nella realtà. Dal salvataggio di ostaggi nella roccaforte di Abu Sayyaf nelle Filippine, all’eliminazione della minaccia dei pirati di Al-Shabaab sulla costa somala, la campagna single player permette ai giocatori di mettersi nei panni dei Tier 1 Operators mentre combattono l’organizzazione terrorista e la loro minaccia globale di voler distribuire un mortale esplosivo chimico chiamato PETN. Nel 2010, con il ritorno di Medal of Honor da parte di Danger Close e DICE, i giocatori hanno scoperto come si eseguono le tecniche di ingaggio di veri militari appartenenti al Team Advanced Force Operations, i cosiddetti AFO Teams, durante le operazioni in Afghanistan, con una cura per la precisione e la disciplina militare.

Per onorare ancora gli Operatori del Tier 1, che hanno collaborato attivamente alla realizzazione del titolo, questa volta il conflitto si espande e colpisce nuovi punti del globo. Allo stesso modo, per poter contrastare ed esercitare azioni militari più efficaci, il Tier 1 collabora con nuove Forze Speciali presenti in diverse parti del mondo, tra cui citiamo i SAS, i KSK (tedeschi), i Grom (polacchi) e i SASR australiani. Il conflitto diventa così più cruento e duro. La storia si focalizza ora su ciò che Preacher, così come sui suoi compagni Voodoo e Mother, hanno combattuto sulle montagne dell’Afghanistan, quei membri del Tier 1 che sentono il peso di dover combattere non solo per portare a termine l’obiettivo, ma per salvare la pelle e guadagnarsi il ritorno a casa dove c’è chi li aspetta. Preacher vuole fortemente conquistare un biglietto per il ritorno in America; tornare a casa vorrebbe dire rimettere insieme i pezzi che compongono il suo matrimonio, messo seriamente in crisi dalla sua lontananza. Ogni giorno tiene a mente perché combatte, il suo obiettivo finale.

Ed è proprio questa storia così personale che porterà il giocatore a seguirne le vicende, le evoluzioni, i problemi dovuti a chi appartiene al corpo militare degli U.S. Navy Seals, scoprendo una famiglia lacerata da anni di dislocamento militare. Tutto diventa angosciante, straziante, nel momento in cui un potente esplosivo sintetico, il PETN, usato non solo per distruggere ma anche per contaminare in quanto tossico, deflagra oltre il confine, in zone civili, ribaltando le posizioni finora date per scontate. Mai si può arrivare ad immaginare un attentato terroristico sul proprio suolo di appartenenza. Preacher e i suoi compagni si ritorvano nella Task Force Mako e decidono così di fare le cose che sanno fare meglio: risolvere il problema. Questa la trama della campagna del nuovo capitolo di Medal of Honor che si potrà compiere attraverso 13 adrenaliniche missioni fatte di conflitti a fuoco, folli inseguimenti e azioni stealth.

Per quanto riguarda l’esperienza multiplayer si può dire che è senz’altro una delle sezioni più carismatiche della produzione Danger Close, i quali hanno confezionato qualcosa di unico rispetto ad altri titoli in commercio. Si tratta, in particolare, del Fire Team, una feature che accompagnerà il giocatore nel corso dell’intera esperienza videoludica. Essenzialmente la novità sono le sotto-squadre composte da due elementi che si formeranno all’interno di ogni team implicato nelle battaglie. Si potrà scegliere un compagno dalla lista amici per formare la coppia, o lasciare che la CPU lo faccia a caso all’avvio della partita. Il feeling tra i due giocatori è uno dei capisaldi della produzione Danger Close, almeno per quanto riguarda il comparto multigiocatore. Tra i due commilitoni si creerà infatti un rapporto di mutua collaborazione, che spazierà da un maggior accumulo di punteggio a fronte di azioni particolari a situazioni dettate dalla combinazione tra le classi in gioco.

Le meccaniche messe in moto da questa particolare feature sono davvero tantissime e, almeno sino ad ora, risultano funzionali e ben implementate, riuscendo nel tentativo di donare un tono differente all’intero comparto. Fire Team, insomma, diverte e convince, spingendo i giocatori a provare sempre nuove combinazioni e re-inventando in un certo senso il gioco di squadra.
Parlando di varietà, legata anche e soprattutto al Fire Team, Medal of Honor non lesina sulla quantità, presentando un sistema di personalizzazione di classe, soldato e dotazione, davvero profondo. Inizialmente potremo selezionare solamente una o due categorie (tra le classiche Assaltatore, Cecchino, Geniere..) ed uno o due tra i diversi reparti di forze speciali presenti da tutto il Mondo. Accumulando esperienza ed onorificenze si potranno poi sbloccare sempre più contenuti, andando non solo a selezionare la tipologia d’avatar da mettere sul campo ma anche, minuziosamente, il suo equipaggiamento, personalizzandone l’arma in ogni dettaglio – dalla mimetica alla tipologia di caricatore.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, il motore grafico compie più che bene il suo lavoro proponendo animazioni sempre fluide e texture di alto livello che redono nel complesso l’azione di gioco più che gradevole. Il doppiaggio in italiano, perfetto in tutto e per tutto e la colonna sonora sempre incalzante fanno si che Medal of Honor Warfighter sia un prodotto proprio ben riuscito.

VOTO FINALE: 8,5

di Nemo 81