“Percepisco ergo voto”

14 gennaio 2013 | 04:21
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“Percepisco ergo voto”

Rifiuti, sicurezza, politica: quanto incide la sensazione personale di ogni cittadino?

Il Faro on line – La “percezione” è l’atto soggettivo di prendere coscienza della realtà esterna. Un individuo entra in rapporto con la realtà che lo circonda attraverso gli stimoli sensoriali e le  esperienze che interiorizza. Troppo spesso a Fiumicino, ma in generale nel mondo che governa le nostre città e i nostri territori (macro o micro che siano) il concetto di “percezione” viene sottovalutato, relegato a un fastidioso atteggiamento del popolo che non capisce quali siano i reali parametri della questione, definito come un errore di valutazione: in una parola, ignorato. Male, perché la “percezione” è quella che sottintende alle decisioni: io fuggo se ho paura, non se il pericolo è reale. Io reagisco se mi ritengo offeso, a prescindere dalla gravità di ciò che mi è stato detto. Questa è la percezione… tramutatela in voti elettorali e fate la tara. 

Ecco perché parlare di sicurezza, di rifiuti e, ancor più, di gestione della politica, facendo solo il calcolo dei numeri ormai non funziona più. Pur prescindendo dal fatto che i “numeri” possono essere taroccati, e anche difendendo – e io lo faccio, perché per principio non credo alle generalizzazioni – la buona fede di chi si impegna onestamente in politica come nella società – resta il fatto che è difficile convincere la gente di una cosa se ne “percepisce”, appunto, un’altra.

Ed entriamo nel concreto. A vedere i bilanci dell’Ati che si occupa di rifiuti si evince che c’è stato un enorme sforzo economico per comprare nuovi mezzi, per monitorare il territorio, per salvaguardare l’occupazione. Un impegno a definire nuove strategie d’intervento suo territorio, l’analisi per un diverso posizionamento dei cassonetti, l’acquisto dei contenitori per la differenziata. Ma qual è la percezione che i cittadini hanno di tutto ciò? Cassonetti rotti, male sistemati, insufficienti. Differenziata inguardabile, discariche ovunque.

Parliamo di sicurezza. A guardare i dati ufficiali dei delitti sul territorio si capisce che Fiumicino è – nonostante la scarsità di uomini e mezzi – nella media italiana. Anzi, è un territorio piuttosto tranquillo, dove non si parla quasi mai di omicidi, dove le rapine a mano armata sono sporadiche, dove le passeggiate serali sono ancora un optional percorribile. Ma qual è la percezione della collettività? Beh, basta farsi un giretto, contare quanti “bollini” di aziende private di sicurezza sono apposti sui portoncini delle villette, guardare quanti allarmi sono montati, quante inferriate “proteggono” i piani bassi, e si capisce perfettamente quale sia la sensazione d’insicurezza che pervade la città. E a ragione, perché se è vero che i dati ci dicono che la grande criminalità non è presente sul territorio (ma forse… semplicemente non è visibile) è altrettanto vero che la paura che qualcuno piombi in casa o nel negozio in piena notte è concreta e tangibile.

Finiamo con la politica. In questo periodo diventa persino difficile pronunciare la parola. Eppure sarebbe sbagliato accomunare tutti coloro che spendono le proprie energie per un’idea, nella descrizione di truffatori, malandrini e voltagabbana. Ma qual è la percezione che il territorio ha della politica in generale? Stavolta non perdo nemmeno tempo a descriverla…

La soluzione a tutto ciò?  Iniziare ad essere più trasparenti, evitando in primis di nascondere i problemi come si fa con la polvere sotto il tappeto. E poi agire di conseguenza, con atti formali, prese di posizioni ufficiali (cioè atti amministrativi, non solo comunicati a beneficio dei giornali); lo stesso atto amministrativo a quel punto diventerebbe una notizia, non ci sarebbe bisogno di dichiarazioni d’intenti, e i giornali avrebbero comunque notizie da scrivere così come i lettori/elettori/cittadini qualcosa da leggere. 

Basterebbe questo a cambiare le cose? Ovviamente no, ma sarebbe un segnale. Che forse, per una volta, cambierebbe in positivo il concetto di “percezione”. Chissà, magari la gente comincerebbe a crederci di più, si sentirebbe più stimolata anche a intervenire nella cosa pubblica e, con la forza derivante dalla percezione che qualcosa stia cambiando, si cambierebbe davvero anche più di quanto oggi sia solo possibile immaginare.

Angelo Perfetti
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