Federlazio, il quadro economico non è incoraggiante
Presentata oggi a Roma la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio
Il Faro on line – La Federlazio ha presentato oggi, presso il Caffè Canova a Roma, la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, realizzata su un campione di 350 imprese associate, sia manifatturiere che dei servizi. Lo studio ha riguardato il semestre luglio-dicembre 2012. Nel corso del secondo semestre 2012 il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi resta negativo sebbene con una lievissima attenuazione rispetto al primo semestre (da -35 a –34), con un miglioramento significativo soprattutto sugli ordinativi ricevuti dal mercato extra UE, il cui saldo di opinioni passa da –11 a –4. Il fatturato segnala un trend analogo a quello per gli ordinativi totali, registrando una lieve attenuazione (il saldo di opinioni passa da –35 a –34). A differenza, però, di quanto rilevato per gli ordinativi, il saldo di opinioni del fatturato extra UE peggiora passando da –14 a –19. In ogni caso, i saldi d’opinioni rimangono tutti negativi sia per ordinativi che fatturato.
Il saldo di opinioni sull’andamento della produzione nel secondo semestre 2012 resta stabile allo stesso valore registrato sei mesi prima (-36 punti), arrestando un trend negativo in essere dal secondo semestre 2010. Il 28,1% delle imprese ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel secondo semestre 2012: una percentuale in aumento rispetto al semestre precedente (26,9%) e che interrompe il trend decrescente instauratosi nell’ultimo anno e mezzo. Cresce anche la percentuale di imprese che ha aumentato l’occupazione (il saldo passa da –20 a –15). L’indagine Federlazio ha anche rilevato le previsioni delle imprese sui prossimi sei mesi: riguardo gli ordinativi, dal mercato europeo le imprese del Lazio si attendono una stasi, in aumento da quello extra UE (da +5 a +8) e in contrazione dal mercato nazionale (da –8 a –12). Il saldo di opinioni riguardo le previsioni sull’occupazione per il primo semestre 2013 recupera ben 18 punti rispetto allo stesso periodo del 2012 (da –50 a –32).
Si rafforza la percentuale delle imprese che ha manifestato l’intenzione di mantenere inalterato l’organico nel prossimo semestre, pari al 61,8% dal precedente 50,0%. Le previsioni di investimento, invece, calano leggermente (28,1% rispetto al precedente 31,9%). Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori ci sono il “ritardo dei pagamenti da parte di privati” (32,6%), “insufficienza della domanda” (28,2%), “ritardo dei pagamenti dalla PA” (16,7%), “mancata concessione credito bancario” (7,9%). Infine, la “pressione fiscale” è al primo posto nella lista dei “vincoli” alla competitività, con il 24,7% delle risposte, cui segue il “costo del lavoro” (22,3%). Nonostante il quadro emerso da quest’ultima indagine non sia ancora incoraggiante, se si analizzano a fondo le risposte delle imprese si riescono a scorgere dei pur lievi segnali di risveglio.
Si potrebbe dire che la situazione economica del Lazio continua a peggiorare ma ad un ritmo più lento: una cosa che fino a sei mesi fa sembrava comunque impossibile anche solo immaginare. Ma si tratta pur sempre di segnali congiunturali deboli, contraddittori e ancora insufficienti per poter sintetizzare un vero e proprio trend. Peraltro, questo scenario economico complesso in cui è inserita la nostra regione, si viene a calare dentro una campagna elettorale che riguarda pressoché contemporaneamente le elezioni politiche, quelle regionali e quelle comunali di Roma, oltre che di Viterbo. Tutto questo accade mentre nel frattempo le imprese avrebbero massimamente bisogno, più che di un sostanziale “fermo” indotto dalla campagna elettorale, di un allentamento della pressione fiscale e di credito bancario più agevole, proprio per effettuare investimenti e rilanciare l’occupazione e la domanda. Intervenire adesso significherebbe dare sostegno a quei deboli segnali di speranza che cominciano ad affacciarsi tra gli imprenditori facendo affermare loro in percentuale più elevata di quanto non abbiano fatto nella scorsa indagine, che “si comincia a vedere una luce in fondo al tunnel” (dal 12,6% al 22,8%).