Caso Waterfront: tra natura e sviluppo ancora nessun compromesso

20 febbraio 2013 | 19:15
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Caso Waterfront: tra natura e sviluppo ancora nessun compromesso

Conferenza stampa allo stabilimento “Lido” di Ostia. Muro contro muro tra chi vede il progetto come un motore di sviluppo e chi si schiera in difesa dell’ambiente per impedire nuove colate di cemento

Il Faro Online – Le dinamiche di sviluppo del Progetto Waterfront Ostia non vedono pace né compromessi tra chi ambizioso punta all’investimento su turismo internazionale e chi, al contrario, prova nostalgici brividi al pensiero che questo “borgo di mare e pescatori” diverrà piazza di cementi e virtuali divertimenti.L’ennesimo dibattito, dunque, ha avuto luogo questa mattina durante la conferenza stampa  allo stabilimento “Lido” sul lungomare Paolo Toscanelli. A tenere il discorso sono stati l’ingegnere e presidente di FederBalneari Italia Renato Papagni, l’Oonorevole Beatrice Lorenzin e la candidata regionale del Pdl Antonella Amoroso.

“Roma, con l’approvazione del Waterfront, ha capito che Ostia è una risorsa turistica su livello internazionale, risorsa che fino ad oggi nessuno è riuscito a sviluppare al meglio”. Le parole dell’ingegnere Papagni abbracciano e rispecchiano stringatamente l’atteggiamento nei confronti di questa rivoluzionaria rivalutazione del territorio ostiense, la ferma convinzione del fatto che una totale rivisitazione delle risorse di questa parte della provincia romana possa innalzare la situazione economica, occupazionale, architettonica ed imprenditoriale abbracciando gli interessi di tutte le fasce di cittadini che si trovano coinvolte nell’innovativo restyling.

“Prima si progetta, poi ci si confronta”. Queste sono state le parole dell’onorevole Lorenzin, che di fronte ad opposizioni e commenti stanchi di cittadini disinformati ma interessati a conoscere, ha stilato una rassegna di fondamentali step  da seguire nella progettazione di un tale piano e importanti chiarificazioni riguardanti il contenuto di ciò che sarà il waterfront. “Innanzitutto – spiega l’onorevole – le fasi da seguire perché si realizzi positivamente il piano sono quattro: darsi un adeguato timing; sviluppare procedure snelle atte a non commettere errori; comprendere impatti e rischi e valutarli assieme alla cittadinanza e rendere il progetto utile sia per i cittadini che per gli investitori. Il motore occupazionale rappresentato da questo disegno va infatti attivato al meglio, studiando e pianificando attentamente le modalità d’approccio che permetteranno a tutti di usufruire dei benefici che produrranno i nuovi servizi”.

Coinvolgere e confrontarsi con i cittadini, secondo la Lorenzin, significa lavorare assieme per riempire quella cornice che, come nel caso della Società di Trasformazione Urbana, è stata delineata da figure competenti appartenenti al quadro istituzionale e governativo della regione”.

Ma questa “cura urbana” in cui gli stabilimenti verranno abbattuti e le infrastrutture “rimodellate” non è sinonimo di progresso per chi, tra le voci inneggianti un futuro di sviluppo, indossava cartelloni a sandwich recanti gli slogan: “Il mare è di tutti, la spiaggia è del mondo”. In sostanza affermano: “Ostia non può diventare rete di pesca e profitto per gli investitori a somma zero e quindi a danno di chi vuole godersela come è stata partorita da Madre Natura”. 

Le associazioni culturali “Mare Libero” e “OstiAttiva” si scagliano, invece, contro tutto ciò che significherà abbattimento ambientale del territorio ostiense e, di fronte all’ecosostenibilità presunta da chi ha pianificato il progetto, si allarmano citando ed approfondendo assieme al Laboratorio di Ricerca sui territori i danni “invisibili” che il waterfront potrebbe apportare a questa frazione di costa laziale: “Annientamento di alcune specie chiave essenziali alla vita marina mediterranea, pericolo del cosiddetto ‘effetto Pompei’ causato dalla sabbia artificiale che ha soffocato e stravolto le forme di vita su cui si è posata, alterazione prodotta dall’uomo nei confronti della naturale omeostasi che vigeva nel momento in cui l’interazione tra fiume, mare, vento, flora e fauna  ancora non erano stati sfiorati”. 

Natura contro turismo internazionale, pubblico contro privato e muro contro muro in un dibattito che del compromesso non ne vede neanche la sagoma all’orizzonte e che di convergenze di interessi non sembra volerne approfondire.

Giulia Capozzi