Caracalla il dispensatore della cittadinanza universale

11 marzo 2013 | 08:09
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Caracalla il dispensatore della cittadinanza universale

Il Faro on line – Caracalla è ancora oggi uno degli imperatori più famosi, soprattutto a Roma, perché lega il suo nome alle gigantesche Terme, ben visibili, nei pressi del Circo Massimo che si estendono su un ampiezza di 25 ettari. Terme che dovettero suscitare una immensa eco nel mondo per la loro grandezza e soprattutto per il loro lusso. Capaci di ospitare 1500 persone a turno, cioè almeno 8000 persone al giorno. Una vera e propria attrazione per il mondo antico.

Lucio Settimio Bassiano fu il figlio di Settimio Severo e Giulia Domna, l’uno un soldato di origine libica, l’altra una nobile colta sacerdotessa siriana di Elagabal, Dio del Sole. Prese il nome di Marco Aurelio Antonino, su suggerimento del padre, per fare ricordare ed onorare la memoria di uno dei più grandi imperatori, ma probabilmente anche indurre a credere di avere parentela con lo stesso Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, ancora tanto amato dal popolo Romano. Ma né come Bassiano né come Antonino fu chiamato. Fu noto alla sua età come Caracalla, perché aveva l’abitudine di indossare la palla Gallica, una mantella verde con cappuccio legato alla gola da una fibula, indumento molto diffuso tra i soldati, detto caracallo.

E Bassiano era figlio di un imperatore soldato, abituato da bambino a vivere nei castra e a vestire alla moda dei legionari, cum caracallo.I ritratti monetali ce lo consegnano, oggi, con un volto molto duro, un collo grosso, tratti molto marcati per un giovane, capelli ricci e barba fitta, una vera esagerazione per un ventenne. Che divenne erede dell’impero a sette anni, imperatore, con il fratello Geta, a soli 24. La tradizione inoltre ce lo tramanda come brutale assassino; molti aristocratici lo chiamavano Taurautas, col nome cioè di un gladiatore ferocissimo e sanguinario dell’epoca, che sembra mangiasse a morsi i suoi avversari. Gli storici lo ricordano per la sua passione per gli sport crudeli, molto fisici, quali quelli appunto svolti nell’arena. Fu considerato addirittura poco sano di mente. E del resto il brutale assassinio del fratello coimperatore Geta, per giunta tra le braccia della madre Giulia, non aiutava a fare di lui un esempio di optimo principe. C’è da dire che il senato non gli fu mai favorevole e che gli storici suoi contemporanei, come per la maggior parte degli imperatori, sono tutti di estrazione senatoria. Normale dunque passare alla storia come mostro.Ma fu davvero così? Caracalla fu uno dei tanti imperatori squilibrati, circondato da pozze di sangue e giustamente ucciso da Macrino, il suo prefetto del Pretorio, a soli 29 anni?  Caracalla fu innanzitutto un soldato. Nato in un accampamento, cresciuto coi soldati, condividendo con loro la vita dura della Gallia, della Mesia, della Tracia. Sul suo giaciglio di morte a York, nella lontana Britannia, il padre Settimio Severo gli aveva dettato il suo testamento. “Conserva l’impero unito con la forza. Fai dell’esercito la tua arma.” E cosi fece, molto freddamente, come ogni romano avrebbe fatto, senza pregiudizi di pietà o solidarietà, cari alla nostra epoca.

Migliorò la paga dei legionari passandola da 500 denari a 750 denari annui. Elargì oro e favori ai pretoriani, la sua guardia personale, dopo aver eliminato i generali infedeli. Aumentò il numero delle legioni. Si lanciò in guerra contro i nemici di Roma: i Germani e i Parthi. Ma prima di tutto pensò all’unità del suo impero. L’assassinio del fratello rientrava nel freddo calcolo politico, poiché Geta rappresentava un ostacolo al suo dominio e rischiava di trascinarlo in una guerra civile per la successione.Freddo calcolo politico dunque, non follia quella di un imperatore che si occupò anche della ristrutturazione delle vie dell’impero: le strade erano le arterie di circolazione di merci ma anche dell’esercito. Sotto il suo regno si migliorò il diritto romano: venne affinata la legislazione relativa alla schiavitù e alla successione, i minorenni ebbero nuovi strumenti per la loro tutela, il codice militare subì diverse rettifiche, l’adulterio venne colpito con severità.

Fu adottata una importante riforma monetale per far fronte alla pesante crisi economica del sistema imperiale. Fu introdotto l’antoniniano come sostituto del denario.Ma più di tutti colpisce l’emanazione della Constitutio Antoniniana o editto di Caracalla con cui si concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell’Impero.

D’un sol colpo Caracalla rese romani tutti i cittadini dell’impero, cancellando l’esclusivismo romano e italico; gli stessi soldati non furono più distinti in legionari cittadini e ausiliari esteri, ma furono tutti uguali, con gli stessi diritti, sotto il comando di un unico imperatore. In un contesto politico attuale, in cui ancora si discute se ampliare i diritti democratici ai nati nella nostra nazione da genitori stranieri, il cosiddetto IUS SOLI, Caracalla 1800 anni prima di noi ci appare in tutta la sua straordinaria lungimiranza. L’impero infatti stava sempre più subendo la contaminazione di culture diverse. Ispanici, galli, germani, soprattutto africani e mediorientali. Sarebbe stato un fatale errore non estendere i diritti a forze sociali fresche e dinamiche capaci di ridare forza all’impero.

Tuttavia lo scopo dell’estensione della cittadinanza non fu solo quello di offrire i diritti a tutti, ma anche condividere i doveri. I nuovi sudditi avevano il dovere di pagare le imposte, soprattutto sulla successione delle eredità e quelle sulla manomissione (l’atto con cui venivano liberati gli schiavi). La mossa della cittadinanza universale, dunque, non comportò vantaggi soltanto per i nuovi cittadini, ma anche per lo Stato romano.Caracalla non fu un folle, né un assassino sanguinario. L’immagine stessa che volle di se sulle monete, come ritratto ufficiale, doveva dare di lui un aspetto terribile come imperatore da amare ma soprattutto da temere; una regia propagandistica necessaria per tenere salde le redini di un impero già vacillante; ma fu senza dubbio anche un imperatore lungimirante, sicuramente interessato. Il desiderio di uguaglianza e il diritto di cittadinanza fecero confluire milioni di sesterzi nelle casse dell’Impero, con i quali fu dato il via alla costruzione delle meravigliose terme, le più grandi mai realizzate.

La sua modernità fu anche la sua fine. Non gli fu mai perdonato, dall’aristocrazia patrizia senatoria, di aver esteso a tutti gli abitanti dell’impero la cittadinanza romana, e così l’8 aprile 217, mentre si recava a Carrhae, in Turchia, per la conquista della Mesopotamia, a soli 29 anni, Caracalla fu assassinato, e con lui il sogno di un impero universale e paritario sotto la sua guida.
Numismaticus