Codice stradale, il rischio della tolleranza

11 marzo 2013 | 08:14
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Codice stradale, il rischio della tolleranza

Il Faro on line – Venerdì 1 marzo 2013, su una rivista che esce, appunto, il venerdì ed è collegata ad un noto quotidiano, è apparso un articolo che riportava la triste esperienza di un automobilista che, fermato ad un posto di controllo della Polstrada, veniva multato ai sensi dell’art. 181 del Codice della Strada perché esponeva una fotocopia del contrassegno assicurativo. L’amara considerazione del malcapitato, che giustificava la mancata esposizione dell’originale con il cambio di città per qualche mese, forse a causa di impegni di lavoro, era che magari, proprio nel momento in cui lui subiva la sanzione di legge, uno dei circa quattro milioni di veicoli che girano senza copertura assicurativa, gli stava sfrecciando vicino; il premio assicurativo, secondo quanto dichiarato dal Sig. M.T. era stato pagato da un familiare che gli aveva poi spedito per posta la relativa documentazione.

Tra le righe dell’articolo si legge una velata critica all’intransigenza degli agenti operanti ed una più esplicita – e anche giusta, secondo chi scrive – ad un sistema cui l’autore del pezzo rimprovera di non predisporre un software che incroci l’elenco delle auto assicurate presso le compagnie con quello del Pubblico Registro Automobilistico. Il giornalista, riferendosi in sostanza a questa “richiesta” termina l’articolo con la sarcastica domanda: “E’ troppo?”.

Certamente un’innovazione di questo tipo, oltre ad accelerare i tempi di accertamento favorendo, insieme ad una maggiore garanzia, anche una minor perdita di tempo ed energie, risponderebbe a quell’esigenza di “giustezza” ancora una volta disattesa dalla intransigenza della Giustizia. In questo senso siamo molto solidali col Sig. M.T., ma vorremmo, sempre per una questione di “giustezza”, vedere l’episodio anche da un altro punto di vista.

Nella lettera inviata alla rivista, l’automobilista di cui sopra sosteneva di “essere in attesa dell’originale spedito da un familiare che aveva pagato il premio al posto suo”; ciò sottintende che al momento del controllo, anche il certificato assicurativo era in fotocopia, per cui sospettiamo che al Sig. M.T. sia stata contestata anche la contravvenzione al disposto di cui all’art. 180 C.d.S. (quello che impone di avere a bordo del veicolo i documenti dello stesso in originale e la patente di guida del conducente).

Prendiamo atto di quanto detto dal conducente e ribadito dall’articolista, ovvero che ci sono in giro alcuni milioni di veicoli non assicurati; quello che forse sfugge loro è che di questi milioni, tolti quelli che circolano con documenti contraffatti “in originale”, molti circolano addirittura con “le fotocopie” dei documenti, appunto, contraffatti. Immaginiamo per un momento che gli agenti della Polstrada siano stati “tolleranti e comprensivi” ed abbiano lasciato andare il nostro sfortunato amico …e immaginiamo anche che lui fosse il conducente di uno di quei circa quattro milioni di veicoli cui sopra; immaginiamo anche che, una volta lasciato andare dagli agenti, percorsi pochi metri, il signore in questione abbia causato un incidente al quale abbia assistito un testimone che, tanto per completare la nostra fantasiosa immaginazione, abbia anche visto il controllo precedentemente effettuato dalla Polstrada e in seguito il conducente risalire in macchina e andarsene sorridente…!

Beh, a parte il povero automobilista coinvolto in un sinistro con un mezzo non assicurato (che comunque verrebbe risarcito dai fondi predisposti per questo tipo di inconvenienti), credo che nessuno vorrebbe trovarsi nei panni degli agenti della Polstrada di cui sopra… Indubbiamente nei sistemi di controllo nostrani ci sono delle lacune che potrebbero venire risolte con delle normative appropriate, ma fintanto che queste non vengono adottate da chi di dovere, evitiamo di pretendere che siano gli operatori di strada ad assumersi tutti i rischi connessi al “far finta di nulla” o all’ “essere tolleranti”, per poi denigrarli se non “ci vengono incontro”! E stavolta tocca a noi dirlo: chiedere questo “è troppo?”.
Paolo Boncompagni