“Waterfront, il destino di Ostia sembra essere in mano al petroldollaro”

27 marzo 2013 | 02:50
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“Waterfront, il destino di Ostia sembra essere in mano al petroldollaro”

INCHIESTA 2 – Intervista al presidente di Asso Balneari Roma che spiega in che modo il territorio verrà rivalutato

Il Faro on line – “Abbiamo ‘lottato’ venti anni per la realizzazione di questo progetto con tutte le giunte che si sono succedute a Roma. Ma alla fine, nonostante fosse apprezzato e appoggiato da tutti, è sempre naufragato”. Per delineare più precisamente le sfumature del progetto Waterfront approvato il primo marzo dalla Giunta Capitolina e, tuttora, in fase di ridefinizione, prende la parola l’ingegnere Renato Papagni, presidente dell’associazione Asso Balneari Roma e tra i principali protagonisti del disegno di restyling del lungomare. “Questa volta, grazie a una maggiore attenzione che è stata rivolta al suo assetto, è stato approvato e ci crediamo un po’ di più. Inoltre, se il tutto verrà definitivamente promosso in consiglio comunale, chiunque si troverà a capo della provincia di Roma avrà qualcosa di concreto su cui lavorare”.

Il disegno del waterfront è frutto di polemiche da quando è stato presentato per la prima volta, e in questo periodo più che mai si sta facendo luce su una serie di irregolarità all’interno del progetto…

“Attaccare il waterfront in questo momento è inutile e infondato: il disegno delle strutture è da ridefinire e per ora si limita ad essere un “progetto di idee”, non un piano concluso e pronto ad essere realizzato così come si presenta. L’elemento  fondamentale a cui dare attenzione, per il momento, è il rilancio della città e di un pezzo di Roma che non è mai stato valorizzato a dovere, che da sempre si configura come una delle tante borgate della capitale. Inutile dare vita a diatribe con oggetto gli standard scorretti e imprecisi dei parcheggi, l’importante è che il lungomare sia stato inserito in un progetto di livello internazionale.

Altre polemiche che si sono scatenate riguardano invece il fattore ambientale: il waterfront andrà ad incidere ulteriormente sulla già critica situazione?

Ostia è stata ‘manomessa’ negli anni settanta con le prime realizzazioni di edilizia popolare, li è partita l’attività di ‘violenza’ nei confronti dell’assetto naturale di questo territorio e delle sue peculiarità, e per migliorare la situazione non bisogna fare discorsi ideologici ma concreti, utili al reale recupero della situazione. Chi fa polemica, adesso, sono tutte quelle collettività e organizzazioni che hanno sempre attaccato ogni iniziativa si prendesse su Ostia, come ad esempio il polo natatorio: era un ricettacolo vergognosamente malridotto di rifiuti, scarichi abusivi, amianto, e alla decisione di risistemarlo seguirono ben due anni di polemiche. Ora quella struttura è apprezzata e decantata.  Allo stesso modo, questi pezzi di lungomare sono delle vere e proprie “discariche” del municipio e il progetto non prevede nessuna invasione sulla riserva del lungomare ma anzi, un aumento del 10% delle zone verdi e la completa riqualificazione della viabilità”. 

In che modo avverrà il riassetto ambientale del lungomare? Dove si agirà e come?

“La macchia mediterranea “reduce” dei grandi interventi di manomissione del territorio non è attualmente rispettata: le zone in cui ancora persiste sono altamente degradate e ospitano parcheggi abusivi, baraccopoli, zone di prostituzione e quindi decadimento non solo ambientale ma anche e soprattutto sociale. Ciò che si intende fare su queste aree è rivisitarle, bonificarle e portarle ad essere nuovamente l’originale duna mediterranea che verrà transennata, delimitata e arricchita da percorsi naturalistici atti a riportare la consapevolezza soprattutto nelle fasce più giovani di quelle che erano le principali caratteristiche naturali dell’habitat naturalistico di Ostia. Inoltre, una serie di aree sul lungomare, saranno recuperate e trasformate: la “striscia” di cemento che cammina sul lungomare e che lo copre per ben nove chilometri sarà abbattuta, diventerà una pista ciclabile e avverrà la ricostruzione della duna che occupava naturalmente questa zona del litorale negli anni venti”.

Ma non troppo tempo fa si parlava di grattacieli…

“Non abbiamo l’obiettivo di conferire esclusività al cemento: ciò sarebbe profondamente “antieconomico” poiché il turista, oltre a cercare attrazioni di divertimento e shopping, necessita e ambisce anche a un territorio che sia di qualità a livello ambientale: è importante, nella progettazione di un restyling urbano, porre attenzione a quelle che sono le preziose risorse naturali dell’area su cui si agisce”. 

Il progetto si presenta come un grande polo ricettivo e dunque economicamente attivo: quanti posti di lavoro si prevedono?

“Il Waterfront apporterà circa 15.000 posti di lavoro”.

Di fronte alla crisi mondiale che vediamo quotidianamente incalzare, in vista del calo dei consumi nel terziario, come si posiziona un progetto del genere? È adeguato parlare di turismo in periodi come questo?

“Nell’anno 2012 il turismo su Roma è cresciuto dell’8%, e questo è un dato a cui si deve assolutamente dare attenzione, una dimostrazione del fatto che la domanda turistica su Roma sta crescendo. Ciò che occorre fare nella capitale per superare la crisi è lo sviluppo di questo settore, l’incremento e il perfezionamento dell’accoglienza turistica”.

Ma una città come Roma già ricca di  patrimoni artistici, culturali e storici, necessita realmente di un intervento così radicale e gigantesco?

“Il turismo che Roma ha da offrire è vecchio e superato. Si necessita di un intervento che rivitalizzi la città per arricchire le opportunità dei viaggiatori e proporre loro un elemento che si avvicini al modello di Gardaland o Disneyland. Il bambino che porta mamma e papà in vacanza, il gruppo di giovani che decidono di intraprendere un viaggio, gli sposi in luna di miele rappresentano frequentissimi target che cercano divertimento, relax, shopping. La Capitale non è più in grado di fornire questo insieme di elementi in maniera soddisfacente ed Ostia rappresenta il terreno più fertile per realizzarli”. 

Gli investimenti sulle attività private daranno spazio anche ai piccoli imprenditori o il terreno di impresa sarà aperto esclusivamente al petroldollaro internazionale?

“Anche qui occorre fare chiarezza: il grande problema dell’Italia sono le piccole e medie imprese; un progetto come il Waterfront, che arriva a “pesare” cinque miliardi di euro, non può dare spazio al piccolo imprenditore innanzitutto su un livello economico e poi, soprattutto, per quanto riguarda il fattore know how: qui occorre conoscenza, tecnica, abilità nel management e nella gestione delle risorse economiche, occorre il grande finanziamento. Le abilità dei ‘piccoli e medi’ non arrivano a tali richieste, e le loro disponibilità economiche ancor meno. Un’unica soluzione appare possibile per questa fascia di imprenditori: unire i capitali col fine di acquisire una minuscola quota dell’intera holding, come faremo noi di Asso Balneari”.

Nelle carte che illustrano il progetto si è parlato spesso di gioventù: in che modo il Waterfront si configurerà come “città dei giovani”?

“È stata progettata in merito una grande attività di aggregazione giovanile da quattromila posti sospesa a circa dieci metri di altezza su laghi artificiali, che comprende tutta una serie di attività indirizzate alla clientela giovanile: discoteche, megastore, albergo a due stelle per i giovani. Tutto ciò per tenere ‘sotto controllo’ i giovani, per centralizzare le loro attività in un grande mix di servizi pensati per l’aggregazione e il divertimento”.

Come si agirà nei confronti di stabilimenti balneari e spiagge libere attrezzare antistanti il lungomare? quali appoggi verranno dati alle piccole imprese che ora rappresentano il “punto vitale” della città?

“Chi comprende la situazione, chi riesce a capire cosa sta accadendo al territorio lidense, preparerà il proprio impianto al futuro. Attualmente, su Ostia, si conta un 99,9% di consumatori romani e uno 0,01% di turisti. Con il waterfront si farà in modo che il 30/40% del consumo si sposti su un pubblico di turisti, linfa che consentirà ad Ostia di essere nuovamente all’altezza del nuovo panorama mondiale”.                 

Giulia Capozzi