Califano sarà sepolto ad Ardea, dove c’è il fratello

1 aprile 2013 | 20:49
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Califano sarà sepolto ad Ardea, dove c’è il fratello

Sulla sua lapide incisa la frase simbolo: “”Non escludo il ritorno”

Il Faro on line –  Sara’ la melodia struggente e malinconica di ”Non escludo il ritorno”, il brano che Franco Califano presento’ a Sanremo nel 2005, a rappresentare in uncerto senso il suo testamento musicale. E si’, perche’ la frase-ritornello che da’ il titolo alla canzone, cosi’ come il Califfo desiderava, sara’ scritta sulla lapide della sua tomba ad Ardea, paese sul litorale a sud di Roma. Gia’ Fiorello aveva rivelato che quella era la volonta’ del cantautore-poeta morto sabato scorso a Roma e a confermare che il suo desiderio e’stato esaudito e’ il pianista Enrico Giaretta, da oltre 20 anni uno dei suoi piu’ stretti collaboratori e da molti indicato, insieme al chitarrista Alberto Laurenti, come il suo ”erede artistico”.    

La canzone parla di un amore passato che sembra ritornare. Una vecchia fiamma chiamata al telefono dopo tanto tempo ”per dirti – recita il testo – non sono stanco e’ stato un errore pensarlo, ma ora lo ammetto, anche se sono lontano non escludo il ritorno, non escludo il ritorno”.   E proprio quelle note, segnate dal ritmo lento del pianoforte, accompagneranno Franco Califano, per sempre.”Voleva essere sepolto ad Ardea, perche’ li’ c’e’ il fratello, e li’ lo porteremo. Voleva che fosse scritto sulla sua lapide ‘Non escludo il ritorno’, e cosi’ sara”’, assicura Giaretta cheall’Ansa racconta anche i lati piu’ nascosti del Maestro e i progetti che ancora aveva in cantiere con lui.

”Avevo 20 anni quando ho iniziato a collaborare con Franco – ricorda – e artisticamente lui mi ha formato. Ora avevamo unprogetto di canzoni in dialetto romanesco, vecchi successi come’Roma Nuda’, ‘Ma che c’ho’ e  ‘La Malinconia’, accompagnate da un quartetto. Sono in un cassetto. Dobbiamo decidere quali pubblicare perche’ si trattava di una prova e lui non avrebbe voluto che fossero pubblicati pezzi non venuti bene. Aveva scritto anche due o tre inediti, uno e’ ‘Le mie donne’, ma anche qui dobbiamo capire cosa pubblicare e cosa no”.   

‘Quando ho conosciuto Franco Califano – racconta Giaretta – dal conservatorio, abituato alle melodie di Chopin e Beethoven. E’ stato lui a farmi conoscere Frank Sinatra, Paolo Conte e Astor Piazzolla, i musicisti di cui era appassionato,che lui ascoltava quando stava in macchina, e a cui io poi misono ispirato”. Nato a Latina nel 1970, Giaretta ha debuttato come tastierista al fianco di Califano negli anni Novanta: ”Io il maestro l’ho amato come un padre. Abbiamo scritto diversi brani, prodotto dischi insieme. Abbiamo anche abitato insieme per nove anni, fino al 2000 in via Sisto Quarto a Roma (in una casa di sua proprieta’ che poi lui ha venduto) e in seguito in affitto vicino ai Castelli. Una delle cose che a Franco piaceva di piu’ – ricorda – era, tornati dai concerti, a notte fonda, apparecchiare e mangiare come fosse ora di pranzo”      

L’ultimo ricordo che il musicista ha del ‘maestro’ e’ un concerto: ”Dopo esserci esibiti insieme il 18 febbraio al Sistina, dopo tre giorni, l’ultimo concerto di Franco e’ stato a Gioia del Colle, un paese della Puglia, in un locale piccolo, dove c’erano persone stupende. Tant’e’ che lui l’ultima cosa che disse dopo la solita cena alle 5 di mattina fu: ‘Torniamo in questo locale per fare due o tre date attaccate’. Da un anno, poi, diceva che voleva andare in Polinesia. Io sapevo che non l’avremmo fatto, ma lui aveva gia’ preso tutti gli opuscoli di viaggio”.   E poi Giaretta fa trasparire l’umanita’ di Califano ‘troppo spesso ignorata: mi aveva sempre detto di non sposarmi mai, poi qualche anno fa gli ho detto che mi ero innamorato e lui mi ha consigliato di sposarmi. Io gli ho chiesto il motivo di questo cambio di rotta e lui mi ha detto che forse in passato si era sbagliato. E’ stato proprio lui a scegliere il nome per mio figlio: Nicolas”.