“Agostinelli, il museo negato”

2 aprile 2013 | 00:55
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“Agostinelli, il museo negato”

INCHIESTA – 2 – Un patrimonio da fare invidia a qualsiasi paese estero ma che viene ignorato dalle istituzioni. Il titolare: “Va a finire che cedo tutto a una struttura estera”

Il Faro on line – Nell’articolo precedente ci siamo soffermati sulla personalità eccezionale ed unica di Donato Agostinelli, proprietario di una straordinaria raccolta di oggetti di ogni tipo. Lettere autografe di Mazzini e di D’Annunzio, un elenco di libri “messi all’indice” dal Vaticano nel ‘700, monete antiche, reperti preistorici… sono solo alcuni esempi del patrimonio culturale che ha messo insieme nel corso degli anni.

Agostinelli ha dedicato tutta la sua vita al completamento di numerosissime collezioni. Si è impegnato economicamente, comprando a sue spese anche un terreno di 25.000 metri quadrati destinato a contenere la miriade di oggetti radunati nel corso degli anni. Quello che chiede è l’autorizzazione, da parte dello Stato o del Comune di Roma, alla fondazione di un museo.Le istituzioni, però, non gli danno risposte, dimostrando di avere una strana riserva nei confronti della cultura e ostacolando la creazione di un’esposizione permanente dal valore altissimo, che comprende al suo interno, oltre a reperti rari, curiosità e molti numeri da guinness, come la più grande raccolta di ombrelli o ferri da stiro.

Il museo Agostinelli oltretutto nascerebbe in un quartiere in cui manca una tradizione culturale forte e dove il senso storico di appartenenza alla Capitale è decisamente sfilacciato. Si fa un gran parlare di riqualificazione delle periferie e di decentramento di poli culturali, ma all’atto pratico le belle parole e le lodevoli intenzioni si traducono in un nulla di fatto. Una città come Roma, poi, avrebbe più che mai bisogno di creare distretti di interesse culturale alternativi al centro storico, fatto di viuzze e non di grandi spazi, dove si concentrano i turisti e gli abitanti della città.

Donato ha già immaginato la galleria in tutti i suoi dettagli. “Ho l’horror vacui. Non deve esserci nessuno spazio vuoto, non voglio vedere nessun muro bianco”. Il suo desiderio è quello di creare un luogo dinamico che sia in grado di dialogare con l’osservatore, trasmettendogli emozioni. “Ogni cosa è un’opera d’arte e bisogna toccarla per viverla e non dimenticarla” ci spiega Agostinelli. 

La domanda sorge spontanea: come mai le istituzioni non contribuiscono alla conservazione di questo capitale culturale, correndo il rischio di perderlo? Agostinelli è convinto che con la sua morte, morirà gran parte della sua conoscenza. Si considera come Noè che ha cercato di mettere in salvo il maggior numero possibile di animali dal diluvio, così come egli tenta di salvare gli oggetti dall’oblio. 

Non possiamo, quindi, che augurarci che la sua richiesta venga ascoltata e che il nostro territorio possa vantarsi di un tale museo, sicuramente unico al mondo. Pure perché Donato dopo anni di attesa potrebbe rivolgersi a una fondazione estera. “Se continua così c’è il rischio che cedo tutto a una struttura estera che sappia preservare e valorizzare la mia collezione”.

Isotta Rodriguez Pereira