“Come”, l’avverbio che fa la differenza

2 aprile 2013 | 04:24
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“Come”, l’avverbio che fa la differenza

In un periodo di promesse e di messia, è indispensabile andare al di là dei nomi e degli annunci

Il Faro on line – In questo periodo elettorale si susseguono gli appelli al voto, la declinazione di programmi, le critiche e spesso le invettive contro l’avversario di turno. Ci si concentra molto sul “chi”, si spendono energie per descrivere il “cosa”: chi sarà sindaco e cosa farà per la città. Dal mio punto di vista dovremmo un po’ tutti evitare di concentrarci troppo sue questi due aspetti, per focalizzare invece il “come”. E’ infatti sul concetto di “come” che si distingue la promessa da un programma, la conoscenza della macchina amministrativa dal populismo di bandiera. E’ con il “come” che un cittadino può capire quanti maergini ci sono realmente perché un impegno elettorale si trasformi in un impegno concreto, e al contempo è sempre con lo stesso metro di giudizio che si riesce a capire chi manderemmo al potere senza che abbia la più pallida idea di come (appunto!) si amministra un Comune rispetto a chi sa di cosa parla.

Il “come” dunque è ciò che potrebbe e dovrebbe impostare la rotta da seguire per scegliere sindaco e consiglieri comunali. Ed è un discorso che va al di là di ogni schieramento, al di là dei partiti e – se vogliamo – anche al di là della mera protesta. Ognuno potrà farsi un’idea dei contendenti, e potrà mediarla con le proprie convinzioni personali. Ma credo sia opportuno che ognuno – di sinistra, di destra, di centro, rivoluzionario, alternativo, civico o grillino –  debba pretendere dal proprio schieramento l’analisi del “come”, scrostando da una parte le sovrastrutture ideologiche e dall’altra l’arroganza di chi pensa di essere l’unico depositario della verità. La vera rivoluzione sarebbe sapere con un ragionevole anticipo come si intende gestire questo comune; non servono cifre al dettaglio, quella è una questione di bilancio, ma quali strumenti si vorranno utilizzare.

Per dirla in parole povere: non mi interessa sapere se il pilota (il sindaco) andrà a 80 allora, supererà i cento chilometri orari o riuscirà addirittura a fare il record della pista, ma se conosce la macchina (le competenze comunali), se sa il motore da cosa è composto e se sa come ingranare le marce. Altrimenti tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, senza controllo e – a volte – senza vergogna. Da qualunque parte la si veda. Ma non è possibile aspettarsi che la propaganda si fermi solo perché un cronista ha scritto poche righe in un editoriale. C’è bisogno della gente che, incrociando i diversi candidati (in primis il proprio) chieda a ogni promessa, su ogni programma, per ogni obiettivo: come? In fin dei conti basta un semplice avverbio interrogativo di modo per farsi un’idea precisa del proprio futuro. Usiamolo.

Angelo Perfetti
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I commenti

Buongiorno Direttore,
in merito all’articolo in oggetto vorrei aggiungere che ascoltando e leggendo i vari  programmi ci si trova in una grande confusione. Per chiarezza e per legge se ben ricordo , il programma elettorale  deve essere presentato dal candidato sindaco e poi  recepito ed accettato da tutte le liste a lui collegate. Si sentono ormai centinaia di idee e programmi addirittura qualche  candidato  consigliere ha un suo programma elettorale. Solo per fare un esempio , liste  che hanno in comune il candidato sindaco possano avere idee diverse sul problema raddoppio aeroporto. Qualcuno è favorevole qualcuno è contrario. Chi a ragione la Lista A o la Lista B ? per rispetto di tutti i cittadini ci vuole quella chiarezza  che solo il programma con le idee del candidato sindaco può dare.
Maurizio Ferreri

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