La fabbrica dell’abusivismo (e dello sfruttamento)

8 aprile 2013 | 07:00
Share0
La fabbrica dell’abusivismo (e dello sfruttamento)

Il Faro on line – In tutte le vie e le piazze delle grandi città, ma anche di quelle più piccole, è ormai normale la presenza di un’infinità di personaggi dediti ad una sorta di commercio ambulante regolarmente… irregolare! Una volta tale tipo di attività era prerogativa di immigrati, per lo più clandestini, provenienti dall’Africa che, per la loro pronuncia, venivano definiti “Vu’ cumprà”; oggi a questi si sono uniti altri immigrati, spesso “regolarmente” clandestini, provenienti da Paesi dell’Est, ma anche da altre nazioni tra le quali, sembra il Bangladesh detenga una sorta di primato. Vendono di tutto: da prodotti di pelle – borse, portamonete, cinte e quant’altro – a occhiali a capi d’abbigliamento, ecc.; tutta merce di marca pregiata e “regolarmente” contraffatta. Ed è anche un’attività “ognitempo”: infatti, se comincia a piovere, li si vede radunare tutto nella convinzione che stiano rinunciando a lavorare, invece, dopo un po’, eccoli pronti a vendere…. ombrelli!

Una sorta di “battaglia perduta” vede continuamente contrapposte due fazioni: quella dei venditori (ovviamente abusivi!) e quella degli Agenti delle varie Forze dell’Ordine (quasi sempre i Vigili Urbani). Si tratta di una “battaglia perduta” perché, al di là di un sequestro della merce – forse l’unica vera pena “sentita”… quando riesce – la sanzione è amministrativa, molto salata anche, ma – ancora  una volta “regolarmente” – non pagata nella consapevolezza dell’impunità! Già, perché questa gente la nostra lingua non la parla, ma le nostre leggi (e soprattutto il modo di aggirale) le conosce molto, molto bene!

Che questa gente riesca a farla sempre franca, che continui ad offrire spettacoli di degrado specialmente quando “opera” in prossimità di monumenti e piazze frequentate da turisti, che possa permettersi anche di voltarsi mentre corre deridendo i poveri Agenti, è certamente colpa da attribuire ad un sistema che fa acqua e che forse non ha la volontà di risolvere davvero il problema, ma la cosa che raggiunge davvero l’assurdo, è sempre lui: il solito, diffusissimo, tipicamente italiano “ipocrita perbenismo”, ovvero quello che spinge la gente comune a schierarsi, in caso di intervento da di una pattuglia di agenti, dalla parte dei “poveri” extracomunitari, ingiustamente “perseguitati” da questi “Cerberi in divisa”!!!

Forse però, è il caso di spendere due parole per spiegare perché di “ipocrita perbenismo” si tratta, e allora ecco il punto: qualche anno addietro la televisione mandò in onda un documentario che descriveva, con abbondanza  di particolari, la situazione di schiavitù in cui erano tenuti i bambini cinesi (ma anche gli adulti), costretti a lavorare dodici ore al giorno in fabbriche abusive, con una paga di cinque euro dai quali venivano detratti, “ovviamente”, vitto e alloggio. Da allora, continuamente vengono trasmessi réportage realizzati per varie emittenti, pubbliche o private, che reiteratamente denunciano questa situazione e altre simili.

Naturalmente la reazione di tutte le persone “civili” è di fortissimo sdegno e condanna; magari qua e là qualche nobile iniziativa per sensibilizzare qualcuno che possa intervenire presso le Autorità competenti dei Paesi interessati (le prime a fregarsene alla grande!), per prendere severi provvedimenti che portino alla chiusura di queste fabbriche e alla liberazione di questi “poveri bambini”; insomma, una scossa emotiva collettiva con fremiti di buoni sentimenti farciti dei soliti paroloni di circostanza, ecc. ecc.

Ora però, c’è un altro discorso da fare. I prodotti realizzati con il lavoro di queste persone sono proprio quelli di cui sopra, ovvero tutte quelle borse, cinte, occhiali, ombrelli e quant’altro; tutta roba realizzata con lavoro nero da schiavi, in condizioni igieniche semplicemente disastrose e – cosa questa, davvero molto grave e pericolosa – con materie non sottoposte a nessun controllo e spesso dannose per la salute (in particolare, le lenti degli occhiali e i colori usati per i giocattoli dei bambini). Farebbero bene, i perbenisti dell’ultima ora, a tenere presente tutto questo prima di dare sfogo al loro innato bisogno di intervenire durante le operazioni di polizia e decidere, magari per una volta, di starsene fuori dai co…nfini delle competenze altrui.
Paolo Boncompagni