“Guerra” sull’assistenza domiciliare

13 aprile 2013 | 09:37
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“Guerra” sull’assistenza domiciliare

Penalizzata quella “indiretta”, resta invariata quella “diretta”. La gente si ribella

Il Faro on line – L’assistenza domiciliare indiretta è quella forma di sussistenza che prevede un contributo trimestrale da parte del comune a persone affette da disabilità croniche o progressive, e finalizzato a sostenere il pagamento di assistenti scelti direttamente dagli interessati che si occupino quotidianamente di questi. Differente, “l’indiretta”, da quella che è invece “l’assistenza domiciliare diretta”, ovvero l’aiuto offerto ai disabili da assistenti di cooperative gestite direttamente dal comune.Il 30 gennaio 2013, con una delibera approvata in consiglio comunale da 17 voti favorevoli su 20, la Giunta ha stabilito per le ventidue persone che all’interno del comune percepiscono l’ assistenza domiciliare indiretta una pesante riduzione del budget orario destinato al pagamento degli assistenti: 25% in meno, che equivale alla riduzione da 16,91 a 13 € all’ora. La rivisitazione non è ancora entrata in vigore e si prevede la sua attuazione entro giugno di quest’anno.

Ciò che sconcerta i coinvolti è il fatto che il regolamento sia stato rivisitato esclusivamente a spese di coloro che usufruiscono di assistenza domiciliare indiretta, mentre la “diretta”, assieme alle “sue cooperative”, continua a crescere con i fondi che le vengono disposti.“Ci fecero storie, ai tempi, perché chiedevamo l’assistenza indiretta –  lamenta la mamma di Luna, ventiquattrenne completamente disabile affetta dalla nascita da tetraparesi spastica – ma noi siamo una famiglia di cinque persone, bloccata da una ragazza completamente incapace di provvedere a se stessa, e necessitiamo di un servizio di sostegno che sappia plasmarsi in base alle nostre esigenze: gli operatori di cooperativa decidevano gli orari di servizio autonomamente, e capitava che venissero quando non avevamo bisogno del loro aiuto. Ottenere l’indiretta e quindi la possibilità di gestire turni e assistente fu una vittoria, che ora improvvisamente sta cadendo con l’opportunità che avevamo di vivere un’esistenza più serena, ammorbidita da altre due braccia che potessero prendersi cura di Luna”.

Il vero problema, secondo la maggior parte dei disabili investiti dal taglio, sta nel fatto che il mutamento sia stato completamente inaspettato: la lettera è giunta nelle caselle postali senza il minimo preavviso, ma le assistenti vanno pagate, e chi non ha la possibilità economica di coprire il “buco” lasciato dall’Amministrazione rischia di perdere il sostegno della propria collaboratrice o di trovarsi costretto a vivere senza assistente nelle ore che non si possono coprire.

“La mia è una sclerosi multipla progressiva – afferma Stefano, uno dei disabili travolti dall’inaspettato cambiamento – divento giorno dopo giorno meno autosufficiente, ed ho continuamente bisogno di qualcuno che mi accompagni anche nella più semplice azione. L’assistente lavora con me per percepire uno stipendio e io, per evitare il rischio di perderla e di farle perdere lavoro, sarò costretto a detrarre denaro da risparmi destinati a spese importanti”.Un taglio che, a detta di assistenti sociali che si sono avvicinati alle famiglie in vista della scomoda situazione, è causato dalla crisi, dal bisogno di diminuire le uscite di denaro e dalla necessità di togliere qualcosina “un po’ a tutti” per aumentare il numero di assistiti. Del primo movente, forse, gli sfortunati protagonisti di questa triste storia si  son fatti una ragione – anche se questa ragione è forzata, poiché da quanto afferma Luigi, ulteriore disabile “vittima” della delibera del 30 gennaio, “Fiumicino va avanti a forza di ‘parentopoli’ e le feste estive presiedute da comici di primo livello non si fanno mai mancare” -; ma di fronte alla motivazione che vede il taglio come opportunità per altri disabili di usufruire dell’assistenza, proprio non si è stati capaci di tacere: “eravamo ventidue e ventidue siamo rimasti – afferma l’assistente di uno dei diversamente abili – quel 25% detratto non sta andando a nessun altro, se non forse nelle tasche di qualche politico”.

E allora ci si preparava al peggio, si pensava a manifestazioni e a gesti di protesta che potessero “difendere l’autonomia ritrovata” di queste persone, dare voce al loro disagio e al sacrificio incompreso di chi per forza di destino non può muoversi,  finché l’11 aprile un’ulteriore lettera ha raggiunto “quasi positiva” le abitazioni delle 22 persone: il foglio affermava che il giorno seguente, dalle ore 15.45, ci si sarebbe riuniti in aula consiliare per sospendere la delibera e rinviarla a data da definire.Con un velo di speranza e con la voglia di farsi sentire, i coinvolti si sono mossi fino agli uffici comunali con l’aiuto di carrozzine, familiari e assistenti, e hanno atteso nel ritardo dell’Amministrazione l’inizio dell’adunanza.

Niente da fare, problemi tecnico-amministrativi: riunione fermata a tempo indeterminato con conseguente validità della delibera, che “per ora” non sarà sospesa.Rabbia, orgoglio e risentimento si sono sovrapposti alla speranza, e l’azione si è concretizzata: “occupiamo l’aula consiliare, già che siamo qui!” Il grido di una mamma ha dato il via all’occupazione dell’aula di consiglio nel bel mezzo di una riunione, e quest’ultima ha portato grida, litigi, manifestazioni di delusione, disorientamento e timore.Alle ore 17.15 circa il gruppo di contestanti ha lasciato la sede, accompagnato dall’amaro futuro ancora ignoto e dalla voglia di farsi valere.“Nulla si è risolto – afferma il disabile Luigi – la delibera non è stata sospesa, il disagio che viviamo continuerà ad esistere e noi, ormai presi dalla rabbia non solo per la situazione affrontata oggi ma anche per l’assenza di quelle ‘associazioni fantasma’ che dovrebbero rappresentarci e non lo fanno, ci muoveremo al più presto per farci valere. L’Amministrazione si aspetti azioni di protesta che porteranno il nostro disagio di fronte agli occhi di chi non sa rendersi conto della situazione che viviamo”.
Giulia Capozzi