La Cassazione conferma la sentenza di condanna per Berlusconi

1 agosto 2013 | 19:54
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La Cassazione conferma la sentenza di condanna per Berlusconi

Il Faro on line – La Cassazione ha confermato la condanna a Silvio Berlusconi a quattro anni. La condanna è quindi definitiva. Ha invece annullato con rinvio la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, fino ad oggi a 5 anni. Per questa parte la sentenza è stata annullata e rinviata alla Corte d’appello di Milano per una eventuale rideterminazione.

Il dettaglio
La Sezione feriale della terza sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, dopo quasi sette ore di camera di consiglio, conferma i 4 anni di condanna per evasione fiscale a Silvio Berlusconi. La Corte “rigetta il ricorso del Berlusconi nei cui confronti dichiara irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata. Condanna tutti gli imputati in solido al pagamento in complessivi euro 5 mila”. E’ rinviata, invece, a un nuovo giudizio di appello la parte della sentenza relativa alla pena accessoria, cioe’ l’interdizione dai pubblici uffici, per una nuova rideterminazione.

L’indulto
Dei 4 anni di condanna 3 sono già condonati dall’indulto del 2006. L’anno che rimane non lo passerà comunqu in carcere perché ultrasettantenne.

Le pene accessorie
 “La pena accessoria dell’interdizionedai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, potrebbe ridursi fino a un anno di interdizione, perche’ le norme alle quali ha fatto riferimento il dispositivo del verdetto prevedono un’interdizione da un anno a un massimo di tre. La misura dunque la rideterminera’ la corte di Milano”. Lo ha detto l’avvocatoFilippo Dinacci, che nel processo Mediaset in Cassazione ha difeso Gabriella Galetto, e che difende l’ex premier in altri procedimenti. 

Gli altri imputati
La Corte di Cassazione ha rigettato iricorsi di Daniele Lorenzano, Gabriella Galetto e Frank Agrama,coimputati di Berlusconi nel processo Mediaset. Nei loroconfronti, dunque, la sentenza di condanna d’appello diventadefinitiva.

La vicenda
La vicenda Mediaset riguarda la compravendita dei diritti televisivi delle reti di Silvio Berlusconi e risale al 2003. Secondo la tesi accusatoria convalidata da piazza Cavour l’ex premier ha intascato fondi neri pari a 280 milioni di euro senza pagare le tasse e commettendo frode nei confronti degli azionisti.

Tutta la storia data per data

Era il 21 novembre 2006 quando il processo milanese sui diritti tv prendeva il via nell’aula della primasezione penale del Tribunale di Milano. Per i dodici imputati, tra i quali Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, venivano contestate accuse, a vario titolo, di riciclaggio, falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale. Contestazioni che, ad eccezione della frode fiscale e del riciclaggio (quest’ultimo attribuito a quattro imputati) sono tutte venute meno nel tempo per effetto della prescrizione. Cinque anni prima, il 25 giugno 2001, le prime perquisizioni della Guardia di finanza negli uffici di Mediaset avevano lasciato trapelare l’esistenza di un’inchiesta. Ma le richieste di rinvio a giudizio arrivano solo il 26 aprile 2005.

18 giugno 2012. I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, nella loro requisitoria, chiedono pene comprese tra i tre e i sei anni di carcere per gli imputati. Per Berlusconi la richiesta di condanna e’ di 3 anni e 8 mesi. Secondo la Procura di Milano, il sistema organizzato da Fininvest negli anni novanta per acquisire i diritti dei film americani era finalizzato a frodare il fisco. Come? Comprandoi diritti non dalle major ma da una serie di intermediari, con un passaggio ‘utile’ per gonfiarne il prezzo cosi’ da poter poi stornare la “cresta” a beneficio della famiglia Berlusconi. Fininvest quindi, secondo la tesi dei pm, avrebbe sistematicamente aumentato il prezzo dei diritti di trasmissione dei film delle major americane. In questo modo avrebbe aumentato le voci passive dei propri bilanci, con risparmi notevoli da un punto di vista dell’imposizione fiscale, riuscendo al tempo stesso a produrre fondi neri.

26 ottobre 2012. Il tribunale di Milano condanna Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione, di cui 3 condonati per l’indulto, ea 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Assolto Fedele Confalonieri. Ci sono voluti quindi quasi sei anni (undici dall’iniziodelle indagini) per arrivare alla sentenza di primo grado pronunciata dai giudici presieduti da Edoardo D’Avossa. Sei anni di ‘stop and go’ durante i quali per ben tre volte i lavori sono stati ‘congelati’: il 25 febbraio del 2008 in attesa delle elezioni del 21 aprile successivo, il 26 settembre 2008 per il ricorso alla Consulta sulla legittimita’ del Lodo Alfano, il 19 aprile 2010 per una questione di legittimita’ costituzionale della legge sul legittimo impedimento. 

18 gennaio 2013. Comincia il processo d’appello, fissato secondo la difesa in tempi ‘record’. I giudici della seconda Corte d’Appello, presieduta da Alessandra Galli, fermano piu’ volte ilprocedimento. Anche per il secondo grado di giudizio, quindi, numerosepause dovute alla campagna elettorale, alle visite fiscali per l’uveite dell’ex premier e all’attesa per il ‘no’ della Cassazione al trasferimento del processo a Brescia. La consulta respinge la richiesta presentata dalla difesa il 6 maggio.

8 maggio. I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano confermano totalmente la pena inflitta in primo grado e condannano l’ex premier a 4 anni di reclusione per frode fiscale (tre condonati per l’indulto) per l’acquisizione dei diritti tv Mediaset e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e a tre anni dal dirigere societa’ e contrattare con la Pubblica amministrazione. La condanna conferma lo schema delineato dai giudici in primo grado secondo cui Berlusconi era il “dominus indiscusso” di un “preciso progetto di evasione”.

30 luglio. Inizia il processo in Cassazione. Il pg Antonello Mura sostiene che la gestione dei diritti tv faceva capo a Berlusconi che, non poteva non sapere. “Risulta coerente la conclusione della Corte d’Appello per cui solo coinvolgendo Berlusconi nella decisione si sarebbe potuto arrestare il sistema messo in atto”. Punta all’annullamento radicale della sentenza la difesa del Cav. La sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato Berlusconi “muove da un pregiudizio” ed e’ caduta in “clamorosi travisamenti della prova”, sostiene l’avvocato Franco Coppi in aula. Da qui la richiesta di annullare la sentenza “perche’ il fatto non e’ previsto dalla legge come reato” o in subordine l’annullamento con rinvio dellasentenza, qualificando la frode fiscale in concorso in fatturazioni inesistenti. Oggi la Cassazione ha confermato la condanna a Berlusconi, ma ha deciso che sull’interdizione dai pubblici uffici dovra’ essere la Corte d’appello di Milano a ripronunciarsi, rideterminandola al ribasso.

Il dispositivo integrale
“La Corte rigetta i ricorsi di Agrama Frank, Galetto Gabriella, Lorenzano Daniele, che condanna al pagamento delle spese processuali. Annulla la sentenza impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio limitatamente alla statuizione relativa alla condanna alla pena accessoria dell’interdizione temporanea per anni 5 dai pubblici uffici, per violazione dell’articolo 12, comma 2, dlgs 10 marzo 2000, numero 74 e dispone trasmettersi gli atti ad altra sezione della Corte d’appello di Milano perche’ ridetermini la pena accessoria nei limiti temporali fissati dal citato articolo 12, ai sensi dell’articolo 133 c.p., valutazione non consentita alla Corte di legittimita’. Rigetta nel resto il ricorso di Berlusconi nei cui confronti dichiara, ai sensi dell’articolo 624, comma 2, cpp, irrevocabili tutte le altri parti della sentenza impugnata. Condanna tutti gli imputati, in solido, al pagamento in favore della parte civile, Agenzia delle entrate, delle spese dalla stessa sostenute in questo grado di giudizio, liquidate in complessivi euro 5mila, oltre accessori come per legge”.