The Spot, quando le rigida legge non fa i conti con le realtà sociali

15 agosto 2013 | 15:00
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The Spot, quando le rigida legge non fa i conti con le realtà sociali

Zanchelli: “E’ stata uccisa la realtà, il quotidiano, di centinaia di ragazzini. Non il nostro sogno”.

Il Faro on line – Riceviamo e pubblichiamo. “Riteniamo necessario prendere una posizione ufficiale e chiara in merito alle notizie apparse quest’oggi su numerosi organi d’informazione, e riguardante la chiusura/sequestro della struttura sportiva THE SPOT.Per massima chiarezza, procediamo per punti. 1. Specifichiamo che né io, William Zanchelli, né alcun rappresentante di THE SPOT ha mai rilasciato dichiarazioni ufficiali, anzi ce ne siamo ben guardati, allo scopo di evitare qualsiasi possibile strumentalizzazione. Vi preghiamo quindi di non prendere per buono nessuno dei virgolettati attribuitimi oggi su varie testate. Al momento, queste righe devono essere ritenute la nostra posizione ufficiale.

2. THE SPOT è – ed è sempre stato – dalla parte della legalità. Accettiamo quindi le decisioni prese da parte degli organi preposti, ai quali abbiamo sempre prestato massima collaborazione.A tal proposito sono state scritte infatti una lunga serie di inesattezze.La vicenda che ci vede protagonisti, non ha nulla a che vedere con le situazioni che hanno portato alla rimozione di dirigenti municipali lidensi, e diffidiamo chiunque dall’associare THE SPOT ad alcuno dei protagonisti delle citate vicende. Ribadiamo che THE SPOT non ha nulla a che vedere con questi signori. Chiunque abbia frequentato THE SPOT può testimoniare il fatto che legalità e sana socialità sono la spina dorsale della nostra attività.

3. Non abbiamo nessuna animosità nei confronti della Diocesi di Roma, visto che tra l’altro siamo da anni informati delle loro prerogative sull’area su cui sorge THE SPOT. Peraltro, nel 2003, una risoluzione del Consiglio Municipale Roma XIII (n. 52 del 28.11.2003), riconoscendo l’importanza dell’opera svolta, prevedeva che THE SPOT si sarebbe dovuto spostare su una nuova area una volta terminati i lavori di costruzione di un centro sportivo poco lontano (poi ovviamente mai realizzato…). Inoltre, nell’ambito dei lavori previsti, sarebbe dovuto rimanere nel piazzale che ospitava THE SPOT un “luogo della memoria”, a ricordo dell’esperienza sportiva, e soprattutto sociale.Non possiamo inoltre evitare di constatare che una decisione di questa gravità, eseguita con questo tempismo e mezzi sarebbe forse degna di altri bersagli. Visto il buon rapporto che da sempre ci lega alle amministrazioni locali, ben consce dell’opera di promozione che THE SPOT ha svolto per la città di Ostia e di Roma,  possiamo tranquillamente affermare che se ci fosse stato fatto presente che il “momento” era arrivato, ci saremmo organizzati per affrontare la situazione. 

4. In alcuni degli articoli apparsi ieri, si parla di “abusivismo edilizio”, e di corruzione. Su quest’ultimo punto, non transigiamo: quest’accusa è stata totalmente infondata, ed è una notizia totalmente inventata dall’estensore di un articolo. Corruzione? E nei riguardi di chi? E per cosa? Per poter gestire una spianata di asfalto in disuso ed un ampio canneto, su cui venivano disputati combattimenti di cani, ci si drogava e si seppelliva di tutto? Se così fosse, gli organi preposti avrebbero avuto modo di farcelo sapere con atti ufficiali, e nulla ci è stato contestato in tal senso. Ci riserviamo ovviamente, per quanto pubblicato a mezzo stampa, di rivalerci nelle competenti sedi.Per quanto all’abuso edilizio, facciamo presente che esso riguarda non lo skatepark in sé, bensì le “costruzioni” che sono state messe in piedi per perseguire gli scopi associativi (si tratta di strutture in legno, amovibili manualmente e prive di opere di scavo e fondamenta…).Purtroppo, lo scorso anno ci siamo lasciati prendere la mano, ed abbiamo collaborato nell’avviare una piccola attività di ristoro (sfido chiunque a definirlo un ristorante…).

Resici conto dell’impossibilità di fare il tutto in maniera aderente alle regole (cioè in modo formalmente corretto: autorizzazioni ecc.), abbiamo interrotto l’attività, benché parte dei materiali sia rimasta a THE SPOT. E’ stato un errore decidere di intraprendere quest’operazione, e ne prendiamo atto. Parliamo di un periodo di 3 mesi e mezzo, a fronte di 10 anni di attività socio-sportiva. La vicenda ha avuto inizio con l’episodio (di cui siete probabilmente tutti a conoscenza) di Maggio 2012, quando persone ignote (e per fini tuttora ignoti) hanno gettato un ordigno incendiario sul tetto della nostra struttura. A quel punto, le forze dell’ordine accorse sul posto per domare l’incendio (e di ciò ovviamente li ringraziamo) non hanno potuto che constatare, e contestare, una serie di irregolarità.

5. Teniamo a ribadire che nessuna obiezione è mai stata sollevata nei riguardi delle attività di THE SPOT nell’ambito sportivo, e nulla si può al riguardo sollevare, essendo la struttura (oltre che certificata a normative DIN UE 33943), anche munita di quanto previsto per legge in materia di sicurezza (estintori, piano di evacuazione, assicurazione RC, formazione RSPP e primo soccorso ecc.).

In conclusione, siamo d’accordo sul fatto che la nostra città necessiti di interventi atti a rispristinare la legalità ed il diritto, e che vadano a colpire interessi illeciti.Sul piano morale, ci pare che l’iniziativa che ci ha riguardato, per tempismo ed entità sia piuttosto anomala.Siamo un piccolo centro sportivo con dei chioschi di legno. Non accettiamo di esser fatti passare – a fini sensazionalistici – per gente che ha messo in piedi chissà quale lussuosa attività commerciale illegale. Quella data da alcuni organi d’informazione è una lettura faziosa e venata di sensazionalismo… Da un’area in disuso ed ampiamente criminogena, grazie alla lungimiranza delle istituzioni dell’epoca e della geniale intuizione del Direttore del CFP P.P. Pasolini Dario Bensi e’ nato un centro d’eccellenza.

Che nessuno di noi si sia arricchito (né che con tale attività ci si potesse arricchire) con THE SPOT è sotto gli occhi di tutti.Il nostro operato è sempre stato indirizzato ad offrire una chance ai ragazzi della Nuova Ostia, e ci piange il cuore a pensare a tutti i piccoli (e pure grandi) che da oggi si sono trovati di fronte al cancello chiuso e sigillato. Le loro lacrime sono state la cosa più amara e scioccante per noi.Se abbiamo compiuto degli errori, lo abbiamo fatto in buona fede, e col solo intento di dare qualcosa.Il curriculum che ci siamo costruiti negli anni (Campionati Europei e Mondiali di Skate, esibizioni dei più grandi atleti al mondo, iniziative culturali e chi più ne ha più ne metta), parla chiaro in merito alla nostra serietà ed alle nostre capacità, le quali – non ne dubitiamo – ci hanno attirato oltre all’ammirazione ed al plauso, molta invidia e qualche nemico.

Ultima considerazione: dove andranno domani tutti quei ragazzi che fino a ieri passavano le giornate al sicuro, facendo sport e divertendosi? A THE SPOT c’era un posto per tutti, per di più praticamente gratis (chi non poteva permetterselo, non ha mai pagato un centesimo per venire a THE SPOT), d’estate, d’inverno, col sole e col gelo… Capiamo tutto, ma vorremmo anche noi esser capiti, cioè vorremmo che si riconoscesse il fatto che a fronte delle esigenze “legali”, esistono delle esigenze “di fatto”, sociali, reali, di vita, cui sul territorio THE SPOT rispondeva come nessun altro.

Proprio l’altra sera – ironia della sorte – su RAI Sport è stato trasmesso il TONY HAWK show che abbiamo ospitato nel 2010. Negli ultimi 10 anni, l’unica immagine bella e pulita di Ostia nel mondo l’abbiamo data noi grazie alle nostre attività. In un territorio da sempre noto per la cronaca nera, questo resta un fatto, una realtà incontrovertibile.Vorremmo inoltre pregare tutti i “nostri” ragazzi, di rispettare le decisioni prese dalle autorità, quindi di non scavalcare, di non entrare a THE SPOT finchè non sarà di nuovo legale farlo (se mai lo sarà). Chiudendo THE SPOT, è stata uccisa la realtà, il quotidiano, di centinaia di ragazzini. Non il nostro sogno”.
firmato: William Zanchelli