Quei segni sulla pelle che ricordano i lager

4 settembre 2013 | 18:53
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Quei segni sulla pelle che ricordano i lager

Numeri marchiati sul braccio, bambini accompagnati dai militari. Così lo Stato rende normale qualcosa che fa arrivare un brivido lungo la schiena. E la tv sta a guardare

Il Faro on line – Un numero segnato con un pennarello sul braccio, un militare che accompagna la bambina verso una stanza dove sono assiepate altre decine di connazionali, l’attesa prima del trasferimento. Un’immagine agghiacciante che riporta alla mente le ore più tristi del Novecento, quelle segnate dall’annichilimento dell’essere umano, dalla pulizia etnica, dall’orrore dell’Olocausto. E invece – si fa per dire – siamo solo davanti alla televisione,  a vedere uno dei centri di accoglienza immigrati dove si stanno smistando gli ultimi arrivi.

Eppure quel “16” segnato con un pennarello nero sul braccio di una bimba lancia segnali sinistri: quando la persona scompare e resta solo un numero, quando per distinguere un uomo da un altro si finisce per marchiare la pelle, allora siamo vicini a un baratro. E la cosa sconcertante è che nessuno sembra farci caso, nessuno se ne accorge, tutti danno per scontato che sia giusto così o, nel migliore dei casi, si disinteresssano. Peggio: è lo Stato a volere che sia così, ad organizzare le proprie forze armate per lavorare in questo modo. E la televisione, l’informazione, fa passare il messaggio visivo che tutto ciò sia ineluttabile, senza alzare nemmeno la più piccola critica a questo modo di fare. Che di per sé è un assassinio; certo non della persona fisica, ma del suo essere persona, con un nome, un’identità.

Capisco l’emergenza, capisco l’esigenza di organizzare il caotico flusso di immigrati. Non capisco la scelta di marchiare le persone, non capisco l’impossibilità di utilizzare un altro mezzo, un badge, un piccolo cartoncino con su scritto magari insieme nome e numero. Ma certo sempre meglio che marchiare sulla pelle una bambina e ritenere che ciò sia normale.

Mario Russo D’Auria

Questo spazio è dedicato a riflessioni articolate sui grandi temi che rigurdano la vita del nostro Paese, consapevoli che i temi cosiddetti “alti” sono strettamente legati alla vita di ognuno di noi, ogni giorno, ogni ora.

Uno spazio editoriale a disposizione della collettività. Gli articoli saranno pubblicati in home page su Focus e nella città dalla quale scrive l’estensore dell’articolo stesso. E faranno parte di una rubrica apposita del Faro on line.