Porto, aeroporto, interporto: così vogliono asfaltare Fiumicino

6 settembre 2013 | 23:27
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Porto, aeroporto, interporto: così vogliono asfaltare Fiumicino

Il Movimento 5 Stelle denuncia via web una nuova colata di cemento. Velli: “I Fiumicinesi si sono mai resi conto di non avere nessuna identità autonoma ma di essere solo una città satellite di Roma?”

Il Faro on line – “Da quando ho iniziato a scrivere (su Fb, ndr) per informarvi su quello che succede nel Comune di Fiumicino questa è la lettera più difficile e quella che non avrei mai voluto scrivere.Molti di voi avranno sentito parlare del progetto del nuovo porto commerciale da realizzare immediatamente a nord del canale di Torre Clementina: ci sarà una nuova e più sicura darsena per i pescherecci, un molo per le navi da crociera ed anche un marina privato per le imbarcazioni da diporto. Verrà ripristinata anche la ferrovia, ed i lavori cominceranno in autunno. Tutto molto bello… ma quale sarà il prezzo da pagare?”

L’unica rappresentante grillina al Consiglio comunale di Fiumicino utilizza la sua pagina facebbok per lanciare l’allarme. “Nell ‘atto di indirizzo presentato in Consiglio Comunale dalla nuova giunta Pd (al quale peraltro ricordo che ho votato contro)  – scrive Fabiola Velli – c’erano i riferimenti delle varie istruttorie VIA , protocolli, accordi e regolamenti che per diligenza e necessità di maggiore chiarezza sono andata a recuperare.

Scatole cinesi
Come in un cesto di ciliegie ogni documento faceva riferimento ad un altro e così un pezzo alla volta sono venuti alla luce tutti gli elementi che compongono un progetto globale di proporzioni spaventosamente enormi con conseguenze a dir poco devastanti che snaturerebbero completamente Fiumicino. Le informazioni a cui faccio riferimento sono contenute tutte in documenti pubblici facilmente reperibili online da chiunque. Come sapete – scrive  Velli – Fiumicino e’ diventato comune autonomo nel 1992 portando via a Roma circa la metà delle sue coste e da allora il nostro bel litorale, vasto e poco abitato, ha attirato gli interessi di investitori spietati e senza scrupoli che vorrebbero spianare la meravigliosa campagna e la riserva del litorale per costruire discariche per rifiuti con impianti a biogas gia’ vecchi di 10 anni, nuove piste aeroportuali inutili, centri commerciali che non servono a nessuno, e ancora capannoni , strade e sopra tutto e tutti il nuovo porto commerciale con tutto cio’ che ne consegue. 

Il progetto di un enorme porto commerciale a servizio di Roma e dell’aeroporto avrebbe il grande vantaggio di essere costruito in una zona libera da tutti i problemi di sovraffollamento, viabilità e urbanistica che pesano sulle citta’ portuali storiche, come Genova e Napoli, dove porto e citta’ si soffocano a vicenda causando danni e difficolta’ ai cittadini. Il progetto viene presentato dall’ Autorita’ portuale di Fiumicino nel marzo del 2003, con il sostegno del sindaco Canapini e della sua giunta, anche allo scopo di alleggerire traffico e inquinamento della vicina Civitavecchia, ormai prossima al collasso, dove fra l’altro una importante compagnia di navi da crociera ha chiesto un aumento del transito delle sue navi , portando di conseguenza allo spostamento delle navi RoRo a Fiumicino.

In linea di principio un nuovo porto per una citta’ di mare, soprattutto in tempi di crisi, dovrebbe essere un fattore piu’ che positivo, ma per effettuare una valutazione corretta e’ necessario essere a conoscenza di tutti gli elementi in gioco.

Le parole che offendono
Partiamo dal fatto che nonostante la costituzione di Comune indipendente da Roma, Fiumicino e’ sempre stata considerata una realta’ territoriale poco rilevante e irrimediabilmente degradata, come riportato nello studio della XXX Conferenza italiana di Scienze Regionali, tenutasi presso l’Universita’ degli Studi La Sapienza, Roma. 
“…… una modesta realta’ autonoma, un luogo con una identita’ ibrida ….. in cui il problema dell’impatto ambientale sembra superato dalle condizioni oggettive di degrado di cui soffre l’area in cui avverra’ l’insediamento : il territorio interessato, ormai irrecuperabile, … puo’ sostenere senza particolari costi ecologici lo sviluppo della struttura ….”

Queste sono parole che fanno male. Ma i Fiumicinesi si sono mai resi conto di non avere nessuna identita’ autonoma ma di essere solo una citta’ satellite di Roma?? E lo sapevano i nostri concittadini di vivere in un territorio talmente degradato e irrecuperabile da poter tranquillamente sopportare un mega progetto come questo tanto e’ gia’ tutto irrimediabilemte compromesso??
Mi chiedo se i cittadini siano mai stai informati di questo progetto e della possibilita’ di esprimere il proprio parere in merito, da uno qualsiasi dei consiglieri comunali di maggioranza o opposizione della passata amministrazione!!

Il Porto della Concordia, che pure faceva parte di questo progetto come “porto turistico”, e’ stato avallato e sostenuto sia da Canapini che da Montino, che rispettivamente nelle loro funzioni di Sindaco e Vice Presidente della Regione, hanno firmato e sottoscritto la delibera di approvazione dell’orrido ecomostro!  La conclusione e’ che sono sempre e comunque tutti d’accordo (anche ora Montino porta avanti il progetto cominciato da Canapini), a scapito dei cittadini comuni, che vengono tenuti all’oscuro di tutto fino a quando i giochi sono fatti e non si puo’ piu’ rimediare. 
Questa volta invece cerchiamo di fare chiarezza sul progetto.

Il progetto dell’interporto
L’idea e’ quella di creare una “piastra logistica” cosi’ come viene definita, che crei un triangolo Aeroporto / Porto Commerciale / Interporto, che fara’ di Fiumicino la “citta’ delle merci” , cioe’ uno dei maggiori scali merci del Lazio, con laprevisione ottimale di un passaggio di 3 milioni di tonnellate di merci all’anno trasportati da circa 180.000 tir.  Nell’ambito di questo progetto verra’ realizzato un nuovo porto immediatamente a destra del canale di Torre Clementina.Il molo dell’attuale Porto Canale verra’ prolungato di mt 1.350 (per intenderci quello abbandonato del porto della Discordia e’ lungo solo mt 800!!) e verra’ realizzato un altro braccio dal lato opposto lungo mt 1.200 lasciando una spazio di ingresso di mt 170 per un bacino totale di mq 720.670. In totale la banchina a riva sara’ lunga circa 5 km.

In questo bacino ci saranno 3 porti con uso diverso:
1. Darsena pescherecci – che potra’ ospitare 96 unita’ da pesca per un totale di mq 62.450.
2. Area per navi traghetto – che potra’ ospitare fino a 4 traghetti contemporaneamente per collegamenti con la Sardegna per un totale di mq 106.700 con una banchina a terra lunga mt 500.
3. Area crocieristica – mq 102.620 con banchina a terra lunga mt 700 per navi da crociera non meglio identificate
4. Area navi Ro.Ro (merci) – mq 137.260 con 2 banchine a terra lunghe mt 220 e 145 e pontile lungo mt 220 e largo mt 20 con terrapieno retrostante per parcheggio semirimorchi.
5. Area cantieristica – per costruzione e riparazione unita’ navali con mt 320 di banchine e terrapieno per un tot mq 83.850.
A queste che sono le principali, vanno aggiunte le aree destinate ai Servizi Portuali, alle Attivita’ Artigianali e Industriali (officine), ai servizi di Raffineria di Roma, ed ai servizi per la connessione citta’ (Roma) e porto, per un totale di altri mq 190.000 circa.
Per realizzare tutto questo comincera’ a breve il passaggio di camion per trasporto materiali, (immaginate quanto calcestruzzo occorra per la realizzazione dei moli), che ovviamente passerano in via Torre Clementina e Via Foce Micina essendo il raddoppio di Coccia di Morto ancora un semplice progetto.

I progetti accessori
E’ evidente che per realizzare tutto questo ci sono altri aspetti di cui si deve tenere conto:
– Aumento del fabbisogno energetico, sia in fase di realizzazione sia in fase di funzionamento: (e pensare che molte zone abitate ancora non hanno nemmeno i lampioni).
– Aumento del consumo idrico : in estate l’acqua per uso domestico e’ ancora un problema in alcune zone e qui si progetta una stazione di pompaggio dell’acqua di mare per i lavori di cantieristica:
– Dragaggio del nuovo bacino portuale e conseguente riuso e stoccaggio dei materiali fangosi drenati;
– Aumentata produzione di spazzatura e gestione della medesima (su questo c’e’ molto da dire vista la criticita’ della situazione gia’ allo stato attuale) 
– Disagi per i quartieri confinanti con il nuovo porto : a pieno regime il nuovo porto commerciale dovrebbe trattare circa 3 milioni di merci con un passaggio stimato di circa 180.000 camion per il trasporto.
– Gestione carburanti per le navi e deposito di materiali combustibili e tossici : si stanno definendo i piani di emergenza nell’eventualita’ di incidenti a serbatoi o oleodotti di collegamento.

E’ necessario – scrive la Velli – un chiaro cambio di rotta alla nuova giunta Regionale, fermando i piani faraonici immaginati dalla Polverini, inutili e dannosi, e dando il via ad un ripensamento urgente del piano della portualità che metta un freno alle nuove opere e si attivi piuttosto per adeguare e sistemare le infrastrutture già esistenti, più che sufficienti per le reali esigenze del Lazio. Non servono nuove colate di cemento, basterebbe razionalizzare e riqualificare i bacini già esistenti, quelli utilizzati poco e male. 

Ed in questo scenario è necessario porre l’attenzione sulla gravità del fenomeno dell’erosione costiera generato proprio da fenomeni di origine antropica. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio dei Litorali Laziali, infatti, nel 2008 il fenomeno dell’erosione interessa un quarto delle coste laziali e complessivamente sono circa 76 i km di costa laziale colpiti dal fenomeno su 361 totali. Tra i Comuni più colpiti ci sono per il litorale pontino Fiumicino, Fregene e Ladispoli con una percentuale che raggiunge addirittura il 67%.
Il piano presentato dalla precedente giunta della Regione Lazio va rivisto integralmente per investire, piuttosto, nell’unica vera grande opera che serve alla nostra regione, quella della messa in sicurezza del territorio, combattendo la piaga dell’urbanizzazione selvaggia e dell’abusivismo edilizio e difendendo il nostro territorio per portarlo allo sviluppo di quel turismo ecosostenibile che e’ la nostra vera vocazione e ricchezza.
Presto faremo dei banchetti informativi sul territorio per cercare di dare piu’ informazioni possibili ai fiumicinesi, con particolare attenzione per i residenti nelle zone interessate dalla cementificazione. Come il sindaco ci ha detto il progetto e’ partito e nessuno puo’ fermarlo, ma continuo a credere e sperare che i cittadini che davvero conoscono e amano Fiumicino lavorando insieme potranno fermare questo ennesimo scempio. Non vogliamo – conclude la Velli – un altro mostro di cemento ma almeno un porto ecostenibile che porti davvero ricchezza al nostro Comune e non solo ai soliti noti!”