“Il teatro Traiano chiude i battenti, si cerca una collaborazione con la Regione”

20 settembre 2013 | 10:42
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“Il teatro Traiano chiude i battenti, si cerca una collaborazione con la Regione”

Daniela Poggi: “Sono necessarie numerose messe a punto della struttura, e per ora non ci sono fondi. Ma faremo il miracolo”

Il Faro on line – “Il teatro di una cosa sola ha bisogno: della vita. Per questo la vita ha bisogno del teatro”. Questa stringata lode di Rocco Papaleo racchiude, in poche parole, la storia di una fondamentale struttura culturale e artistica del Comune di Fiumicino, storia che sta perdendo vita, attori, luci e copioni: quella del teatro Traiano.

La Storia
Era il lontano 1953 quando la piccola e ancora non autonoma Fiumicino, in veste di paesello di pescatori e pescherecci, vedeva accendersi l’insegna del piccolo cinema sotto le mani della famiglia Cerulli; “Non c’erano né Cineland, né Ugc né Parco Leonardo – afferma Massimo, erede della struttura e suo attuale dirigente– L’Italia era piena di speranze e una delle passioni che coinvolgeva maggiormente i suoi cittadini era proprio il cinema”. Il Traiano era una struttura all’avanguardia: 280 posti, arredamento elegante e un piccolo mercato di clienti saltuari e abbonati che cresceva progressivamente andando a marcare, col tempo, quella che rappresenta oggi la storia culturale di Fiumicino.

La prima crisi
La prima crisi si ebbe nel 1990, quando si fu costretti a trasformare l’area cinematografica in sala da ballo polivalente, e si rimpiazzò il Traiano con il cinema Green di Via Torre Clementina.Nel 2000, con l’avviarsi della grande imprenditoria cinematografica e con la nascita del primo multisala di Ostia Cineland, si abbandonò il Green causa spese di gestione eccessivamente alte, passando alla trasformazione del Traiano in quello che è oggi, nel teatro che due mesi fa ha visto chiudere i suoi battenti.

La trasformazione
Gli affari andavano bene, si faceva cabaret tutti i week end e le cose iniziavano a funzionare; nel 2003 si iniziò con i cartelloni stagionali e si giunse alla programmazione affermata di quei nove spettacoli all’anno. “Raggiungemmo, dopo pochi mesi dall’apertura dei cartelloni, una cifra di abbonamenti che si aggirava tra le 50 e 60 persone e che era destinata a crescere moltissimo – Continua Massimo – Abbiamo lavorato con numerosissime compagnie e le collaborazioni con altri enti erano fiorenti; ad esempio il tesserino con le farmacie comunali: gli aderenti avevano sconti sui medicinali da banco e sugli abbonamenti ai cartelloni; collaboravamo con i teatri di Roma ospitando le grandi anteprime sul nostro palcoscenico e iniziavamo a dar vita, assieme all’associazione Teatrando, ai primi laboratori teatrali che fino all’anno scorso hanno coinvolto numerosissimi bambini del territorio”.

Ma poi si sa, le cose cambiano, il mondo cresce e i piccoli tesori locali vengono sommersi dalla polvere di quella che è la speculazione mastodontica dello spettacolo e della cultura: nel 2005, con l’avvio crescente del business di Uci cinema e con la definitiva perdita della cultura teatrale nella gioventù del territorio, Fiumicino ha iniziato a perdere la consapevolezza dell’importanza del Traiano e le vendite, assieme agli abbonamenti, sono scese.

“Si riempiva la sala solo quando a recitare o intrattenere erano personaggi televisivi – spiega Cerulli – La clientela non era pochissima, gli spettacoli erano due a settimana e in molti casi, come quello dello show di Pablo e Pedro, si è andati in tutto esaurito, ma i costi di gestione hanno iniziato ad alzarsi eccessivamente”.

I costi
Si parla, per costi di gestione, di circa 70.000 euro a stagione; le spese necessarie per le messe in sicurezza erano a scadenza, e non potevano trovare realizzazione entro i termini previsti causa mancanza di fondi. La passata amministrazione, quella che per dieci anni ha rappresentato il vertice del Comune di Fiumicino, non si interessava particolarmente nel dare una mano alla proprietà e lentamente, a seguito della fine dell’ultimo cartellone e dopo qualche presentazione e comizio politico, le vecchie inferriate in ferro hanno visto per la prima volta la chiusura permanente.“Il sogno della riapertura è pressoché impossibile al momento – spiega il proprietario del teatro spento – le soluzioni ci sono e l’assessore alla cultura Daniela Poggi ci sta dando una mano: in questi giorni si è recata in regione, e si sta cercando una concreta collaborazione tra spese private e pubbliche per riportare in vita la piccola sala”.

L’intervento dell’assessore
“Quella del teatro Traiano è una questione importante e delicata – afferma l’assessore Daniela Poggi – l’attuale amministrazione è ‘scesa in campo’ in un momento in cui le possibilità per risolvere tempestivamente la situazione si erano già esaurite, e si sta cercando ora, presso la Regione Lazio, una risoluzione possibile”. La famiglia Cerulli, trovato interesse da parte dell’attuale giunta e chieste le necessarie collaborazioni, si è trovata di fronte a difficoltà momentaneamente inaffrontabili e a garanzie richieste dalla Regione impossibili da soddisfare.“Per ora la situazione non è chiara, gli accordi sono astratti e la ricerca di soluzioni vede numerosi ostacoli – continua Daniela Poggi –  Sono tante le cose che andrebbero fatte e tra questioni burocratiche ed amministrative si raggiunge un ammontare di circa 200.000 euro”. Un tale impiego economico necessita di fondi regionali, e attualmente la Regione Lazio “Non possiede simili somme da poter detrarre dai fondi destinati alla cultura”.

La ristrutturazione di cui necessita il teatro non è solo estetica, ma anche relativa a fondamentali messe in sicurezza della struttura; “Per questo è necessario un progetto di bilancio anche da parte dei proprietari” ha spiegato l’assessore. Per il momento, dunque, si sta agendo per poter individuare una risoluzione parziale “Che possa garantire apertura al teatro qualche giorno a settimana e che permetta, al contempo, di ospitare manifestazioni importanti come quella che si terrà il 25 e 26 di novembre in onore della giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.  
Ma mentre i tempi burocratici sono pressoché indefiniti e le soluzioni ancora impossibili da esplicare, un piccolo gruppo di “direttamente coinvolti” si rammarica della chiusura del piccolo tesoro di Fiumicino e sposta la propria attività nella Parrocchia di Stella Maris.

L’ultima frontiera
“L’associazione Teatrando è nata circa cinque anni fa, e nel Traiano ha iniziato l’attività come scuola e laboratorio di recitazione – spiega la rappresentante Giusy Di Francesco – I bambini seguiti sono arrivati ad esser 16 e c’è molto entusiasmo da parte delle famiglie, il teatro è un’arte importante, fondamentale per la crescita emotiva e sociale dell’individuo; con la chiusura del Traiano abbiamo ottenuto l’appoggio di una parrocchia, ma il contesto è completamente differente e sarebbe magnifico poter tornare a preparare le nostre rappresentazioni nella sala che ci ha visti nascere e crescere”.

La perdita del Traiano è strettamente connessa alla sofferenza di una Fiumicino che, a causa del progressivo sovrappopolamento, sta assumendo le forme di vero e proprio “dormitorio”; la rottura così improvvisa ed imponente della struttura che rappresenta lo scheletro culturale della nostra cittadina denota il forte bisogno che il territorio ha di poter tornare a vivere.“L’Amministrazione sta sputando sangue e volontà su questa ‘missione’ – conclude la Poggi – Non abbiamo la bacchetta magica, ma faremo il miracolo”. 
Giulia Capozzi