Califano: “Prima si salvi Alitalia, poi un piano strutturale serio”

11 ottobre 2013 | 02:02
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Califano: “Prima si salvi Alitalia, poi un piano strutturale serio”

“Ci sono decine di migliaia di posti di lavoro a rischio tra diretto e indotto e il futuro economico del nostro Paese in ballo”

Il Faro on line – La convergenza sulla questione Alitalia che tutti gli enti istituzionali del Lazio, non ultimo il consiglio regionale con l’approvazione di un documento per il riassorbimento dei lavoratori in mobilità e dei lavoratori del comparto aeroportuale laziale, con annesso impegno del presidente del consiglio Leodori di convocare l’assise per discutere del problemi occupazionali legati alla nostra compagnia di bandiera, fanno ben sperare”. Lo afferma l’esponente del Partito democratico, Michela califano che spiega: “Tutti, dal Comune di Fiumicino, al X Municipio, passando per la Pisana e il Governo che sta tentando in tutte le maniere il salvataggio di Alitalia, hanno compreso la centralità dell’hub di Fiumicino e della compagnia di bandiera nello scacchiere nazionale e internazionale. Alitalia non può fallire. Ci sono decine di migliaia di posti di lavoro a rischio tra diretto e indotto e il futuro economico del nostro Paese in ballo. È necessario quindi individuare al più presto soluzioni per garantire la sopravvivenza del comparto aeroportuale, sbloccare gli investimenti infrastrutturali previsti e un piano per il riassorbimento dei dipendenti in mobilità e dei lavoratori del comparto aeroportuale. Ma soprattutto agire rapidamente per evitare il fallimento e l’acquisizione di Air France. La parte privata faccia la sua parte. Ha preso una compagnia senza debiti. Ora è chiamata a fare ciò che nel 2008 evitò, mettersi le mani in tasca. Si tiri fuori la nostra compagnia di bandiera e poi finalmente si metta in campo una soluzione strutturale credibile che permetta alla compagnia di essere competitiva e non una scatola vuota che perde ogni anno centinaia e centinaia di milioni di euro. Si punti sulla salvaguardia e l’incremento delle rotte e i collegamenti, come chiedono a gran voce tutte le sigle sindacali. C’è bisogno di una rivoluzione copernicana. Fra cinque anni non ci si può ritrovare nuovamente con l’acqua alla gola”.