Gioacchino Angelo, il musicista che a vent’anni solfeggiava con Mascagni

14 ottobre 2013 | 03:56
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Gioacchino Angelo, il musicista che a vent’anni solfeggiava con Mascagni

Oggi l’anniversario della scomparsa del Maestro. Una targa lo ricorda in un parco di Ostia, ma per onorare la memoria di questi grandi artisti servirebbe riproporre le loro opere

Il Faro on line – Per lei sarà certamente un giorno particolare, quello in cui ricordare il suo papà. In realtà dovrebbe esserlo per tutta la città, visto che il nome di Gioacchino Angelo campeggia in uno dei parchi dove quotidianamente passano centinaia di persone. Cinzia Angelo non si rassegna al fatto che l’indifferenza appiattisca tutto, che un nome su una targa debba essere la conclusione di un percorso artistico e di vita. Il 14 ottobre del 1971 Gioacchino Angelo lasciò questa terra, regalando i suoi ultimi sospiri ad ostia. E’ per questo che per Cinzia quella targa deve essere il punto di partenza, per far conoscere alle nuove generazioni quali personaggi hanno abitato territorio e hanno in qualche modo portato il nome della città a spasso per il mondo. Deve essere un punto di partenza per raccontare, esplorare, incuriosire gli studenti, farli viaggiare nel tempo e nei luoghi della memoria, magari per caogleire qualcosa che possa trasportarli, come in una macchina del tempo, nel proprio futuro.

Gioacchino Angelo era un compositore e direttore d’orchestra. Classe 1899, nacque a Palermo nel pieno della Belle époque e a soli vent’anni fu chiamato da Pietro Mascagni come collaboratore al Teatro Massimo di Palermo. Ci fu la guerra, anzi le guerre, e Angelo le attraversò con la sua musica, con tutte le difficoltà che poteva comportare il muoversi un una nazione travagliata dagli eventi bellici. Il Novecento vide l’esplosione di una nuova arte, quella della celluloide; la sua esperienza nei teatri più importanti e la sua conoscenza delle più grandi opere liriche lo “aiutò” a ritagliarsi una spazio importante come compositore per il Cinema. Musicò oltre 150 film, tra i più famosi dei quali “Ombre rosse”, “Uragano”, “Uno scozzese alla corte del Gran Khan”, “Pigmalione”, “Il prigioniero di Zenda”.

Non solo cinema, però. Il Maestro compose anche balletti, e 8 opere teatrali , tra le quali “Frate Sole”, lavoro di carattere fortemente mistico, scritto su un libretto di Giuseppe Garofalo. La notorietà però arrivò con “La Coppa di Cipro”: nell’arco di soli 5 anni, dal ’54 al ’59, fu rappresentata 43 volte, con un successo di pubblico e di critica ben documentato dai giornali dell’epoca. Diresse anche un radiodramma Rai, “L’ajo nell’imbarazzo”.

Tanta arte, tante curiosità, un mondo lontano che è lì pronto ad essere regalato ai nostri giovani se solo ci si ricordasse di chi nel passato ha fatto grande, in qualche modo, il nome di Ostia. Attori, scrittori, musicisti, lasciati dalla contemporaneità nell’oblio, con la coscienza collettiva calmierata da una targa in qualche parco, in qualche strada. Non basta. C’è bisogno di ricordare la loro vita nelle scuole, di organizzare appuntamento dove le loro opere possano riprendere vita, ascoltate dai giovani di oggi così come furono apprezzate dai giovani del secolo scorso. Basterebbe poco: niente investimenti faraonici, ma l’abitudine a raccontare, per non dimenticare. E rappresentare. Così l’arte oltrepassa lo spazio e il tempo. C’è qualche politico illuminato in grado di capire questo?
Angelo Perfetti