Inchiesta/2 – Alitalia: cambiano le poltroncine, non mollano le poltrone

31 ottobre 2013 | 04:12
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Inchiesta/2 – Alitalia: cambiano le poltroncine, non mollano le poltrone

Il caso della divisione in tre classi rivelatasi un fallimento. In tre anni tutto da rifare, e soldi buttati

Il Faro on line – Un business plan è un piano industriale che serve per guidare l’impresa nel suo progetto di business al fine di valutarne la convenienza economica e la fattibilità finanziaria di un determinato investimento. Stringendo il concetto all’osso, valutare costi e benefici in un determinato lasso di tempo. Più l’investimento è oneroso, maggiore sarà il tempo di durata a livello operativo, in modo da ammortizzare i costi d’avviamento del piano stesso.

Il caso dei Boeing e degli A330
Concetti elementari per qualunque piccola impresa, ma non così scontati per l’Alitalia Cai. La dimostrazione viene data dal caso della configurazione in tre classi di servizio all’interno degli aeromobili Boeing 777 e Airbus 330. Dal dicembre 2010 i passeggeri hanno potuto scegliere di volare in Economy, in Premium Economy, oppure in Business. Una scelta che, alla prova dei fatti, si è rivelata totalmente sbagliata. Tanto che adesso, a novembre, inizierà l’opera di demodifica degli aerei, per tornare alle vecchie due classi, economy e business. Appena tre anni di “prova” per decretare l’ennesimo fallimento e spreco di denaro che la nuova Alitalia Cai ha fatto in… continuità con la vecchia Alitalia. Le poltrone della Business nell’Airbus A330 sono ad alta tecnologia. Il cuscino ad aria rende la poltrona più leggera di quattro chilogrammi rispetto alla tradizionale imbottitura in espanso. Ma adesso, rimodulando il layout degli aeromobili, non tutto potrà essere recuperato e riposizionato, con un evidente spreco di risorse economiche aziendali, in un momento in cui certo le spese non sono la voce sulla quale si possa sbagliare più di tanto. Per non parlare delle ore di lavoro sprecate per cambiare l’intero assetto interno degli aerei e, oggi,  per rimettere tutto com’era prima.

Le cause del fallimento
La soluzione a tre classi non ha funzionato, su questo non c’è molto di disquisire. Ma perché? Era prevedibile che finisse così? Se è vero che del senno di poi son piene le fosse, è altrettanto vero che le scelte strategiche sbagliate in Alitalia Cai sono state talmente tante che non è possibile parlare solo di causalità. Ad esempio, quasi nessuno degli altri vettori internazionali ha adottato la formula delle tre classi, con il risultato che diventava problematico sistemare su un volo Alitalia passeggeri provenienti da altre Compagnie, per l’oggettiva difficoltà di farli rientrare in una classe non prevista all’atto dell’acquisto del biglietto. Non solo, ma quella via di mezzo tra economy e business non è stata premiante neanche nel mercato interno; chi voleva risparmiare si dirigeva verso i rezzi più bassi, che aveva da spendere sceglieva la comodità. La via di mezzo non è stata performante, e troppo spesso gli aeromobili sono partiti non a pieno carico a causa proprio dell’impossibilità di piazzare quei biglietti per quella classe ibrida. Un lusso, quello di partire con l’aereo non carico, che nessuna Compagnia oggi come oggi si può permettere, tantomeno Alitalia Cai. D’altronde la economy è rimasta più o meno la stessa, la classica plus (Economy plus) per quanto costa non ha incontrato il consenso dei passeggeri. L’unica differenza è che la poltrona è leggermente più larga e si piega po’ di più.. Ma il prezzo è considerato esagerato, circa il 30% in più. E con il catering è uguale alla economy. Insomma, un investimento sbagliato che ha pesato fortemente sulle casse non floride dell’Alitalia Cai e che, oggi, si appresta a gravare nuovamente sulle stesse.

Redde rationem
In qualunque società privata un errore di calcolo così evidente sarebbe puntio con l’allontanamento immediato di tutto il management che ha veicolato l’intera operazione. Non è così in Alitalia Cai, dove al contrario la dirigenza operativa è la stessa da tempo, a prescindere dagli investimenti fati e dai risultati raggiunti. E a buon bisogno, se mai fosse spostata, lo farebbe a caro prezzo. Come non ricordare la buonuscita che Cimoli si attribuì nel 2007 (quasi 3 milioni di euro, uno stipendio 6 volte quello dei capi azienda di Air France e il triplo di British Airways). Passando dal passato al presente, all’attuale proprietà è stato già fatto un regalo con la privatizzazione che ha scaricato gli oneri sui contribuenti, ma nonostante questo in cinque anni la situazione dell’azienda non è stata raddrizzata.
Angelo Perfetti