Il Faro on line – Un momento di incontro per parlare del futuro della Tuscia, un’occasione per riflettere su come si potrà governare il territorio viterbese una volta che il disegno di legge del ministro Graziano Delrio avrà portato a compimento il superamento dell’ente Provincia e dato vita a quel progetto ancora troppo generico di area vasta che al momento comprende più ombre che luci. Grande partecipazione ieri nella sala conferenze dell’Archivio di Stato di Viterbo per il convegno organizzato dal gruppo di studio “La Tuscia e la riforma degli enti locali”, a cura degli avvocati Enrico Mezzetti ed Emanuele Fulvi. All’iniziativa, svoltasi di fronte ad una sala piena, ha partecipato il presidente della Provincia di Viterbo, Marcello Meroi, unitamente al professor Andrea Morrone, docente di diritto costituzionale all’Università di Bologna e già presidente del comitato nazionale per l’abrogazione del Porcellum; alla segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni; al presidente del Consiglio delle autonomie locali del Lazio, Donato Robilotta. Sono intervenuti anche il consigliere comunale del Comune di Viterbo ed ex assessore provinciale, Gianmaria Santucci; il consigliere comunale di Soriano nel Cimino, David Centofanti; il presidente dell’ordine degli avvocati di Viterbo, avvocato Luigi Sini; il referente dell’associazione Viterbo Civica, Lucio Matteucci; l’architetto Maurizio Cario, presidente dell’ordine degli architetti di Viterbo.
Tanti i temi affrontati durante l’incontro, grazie agli spunti forniti dai dati dell’UPI e della Società geografica italiana e dall’esame del disegno di legge Delrio, emendato dopo il passaggio in Commissione Affari Costituzionali della Camera e in procinto di essere approvato dal Parlamento. “Concepire una riforma delle Province, e più in generale delle autonomie locali con la costituzione delle Città metropolitane e aree vaste, con il solo intento del taglio della spesa pubblica è oggettivamente un falso – spiega il presidente Meroi -. Non perché lo diciamo io o l’Upi, ma perché lo affermano, dati certi alla mano, la Corte dei Conti e la Ragioneria dello Stato. Una riorganizzazione complessiva che riveda il funzionamento di determinate strutture è necessaria, ma non può avvenire attraverso uno scorretto procedimento di cancellazione di enti previsti dalla Costituzione. Va pensata una complessiva revisione di tutta la pubblica amministrazione”.
Analizzando la proposta presentata dagli enti locali al Governo di costituire macrozone di area vasta, dove accorpare servizi e razionalizzare la spesa in nome di un’identità culturale, storica ed economica comune, il presidente Meroi ha ripercorso le tappe che hanno portato oggi “a quel mostro giuridico che è il disegno di legge Delrio – aggiunge -, una fotocopia peggiorata della proposta di Patroni Griffi, bocciata già dalla Corte Costituzionale. Un decreto, quello del Governo Monti, che ha commissariato di fatto decine di amministrazioni ma che è stato cancellato ex tunc dalla Consulta. Oggi il Governo Letta vuole bloccare ancora una volta, attraverso nuovi commissariamenti, il voto nelle Province che vanno a scadenza, mentre si mandano a scadenza quelle che terminano nel 2015, come Viterbo, ma senza più funzioni. Da Delrio, che oltre ad essere stato presidente dell’Anci ha anche svolto il ruolo di sindaco di Reggio Emilia, ci saremmo aspettati più rispetto per le istituzioni e le amministrazioni locali. E invece siamo di nuovo alle prese con un falso giuridico”.
Da un punto di vista più tecnico, il professor Morrone ha ricostruito il fallimento della spinta federalista di fine anni ’90, culminata con la riforma del titolo V della Costituzione, che ha moltiplicato i livelli di governo della cosa pubblica e creato una caotica sovrapposizione di competenze. Morrone ha ribadito la necessità di una riforma delle strutture organizzative anche in un contesto europeo, per giungere ad un decentramento vero e più snello, ad una reale semplificazione della macchina amministrativa, ad una diminuzione dei costi imposta dalla crisi. Secondo il costituzionalista, il disegno di legge Delrio mira a porsi come norma transitoria in vista di una riduzione dei livelli di governo che da un lato possano salvaguardare l’identità dei territori, ma dall’altro rispondano agli interessi più generali della Nazione.
“L’UPI ha proposto al Governo di rivedere il numero delle Province, regolandone le funzioni – interviene il presidente Meroi -, ma solo sulla base di un disegno geografico che ottimizzasse servizi e costi tra territori limitrofi accomunati da tradizione, cultura e criticità simili. Purtroppo però ci troviamo di fronte ad un deficit politico senza precedenti, figlio di una classe di governo incapace di identificare le necessità del Paese e dei cittadini. Il provvedimento Delrio ruota, invece, solo sull’esigenza di dire alla gente che si è operato un risparmio, anche se poi questo non è vero, perché gli interessi di centri di spesa più grandi vengono poi comunque tutelati e implementati. Le idee sono poche e tutte confuse. Non è questa la logica – conclude -, frutto delle larghe intese in cui sinceramente non mi sono mai riconosciuto e mai mi riconoscerò, con cui operare una riforma seria del funzionamento dello Stato”.