Strada ristretta… a  volte anche il cervello

13 marzo 2014 | 15:14
Share0
Strada ristretta… a  volte anche il cervello

Il Faro on line – Accade spesso, transitando per le strade cittadine anche periferiche, di trovare difficoltà a circolare nei due sensi per via di “lavori in corso” per i motivi più svariati: dalla posa di cavi elettrici o fibre ottiche a riparazioni di condutture idriche; o magari per via di un veicolo in avaria (o in semplice sosta in barba al divieto), ecc. ecc. Ovviamente, qualora non si tratti di lavori urgenti di particolare gravità, tale da richiedere la totale chiusura della via, è consuetudine procedere ad una riduzione della carreggiata; questo particolare fa sì che nel tratto libero della stessa, la circolazione nei due sensi sia regolata da un impianto semaforico mobile – quando si tratti di lavori che impegnino un tratto abbastanza lungo di strada – o dal buon senso… Almeno questa sembrerebbe la convinzione generale dei benpensanti che lo invocano vedendo ciò che, invece, avviene nella realtà: si assiste infatti, spesso ad una vera e propria gara “a chi arriva prima” ad impegnare il restringimento di carreggiata.

In realtà, anche in questo caso, basterebbe attenersi al Codice della Strada; già, perché nel Codice è prevista la regolamentazione della circolazione anche in casi del genere. Recita il primo comma dell’art. 150 C.d.S. (intitolato “Incrocio tra veicoli nei passaggi ingombrati o su strade di montagna”): “Quando l’incrocio non sia possibile a causa di lavori, veicoli fermi o altri ostacoli, il conducente, il cui senso di marcia è ostacolato e non può tenersi vicino al margine destro della carreggiata, deve arrestarsi per lasciar passare i veicoli che provengono in senso inverso”.

Al secondo comma lo stesso articolo recita: “Sulle strade di montagna o comunque a forte pendenza, se l’incrocio con altri veicoli è malagevole o impossibile, il conducente che procede in discesa deve arrestarsi e accostarsi quanto più possibile al margine destro della carreggiata o spostarsi sulla piazzola, ove esista. Tuttavia, se il conducente che procede in salita dispone di una piazzola deve arrestarsi su di essa, se la strada è tanto stretta da rendere altrimenti necessaria la manovra di retromarcia”.

Ciò a cui si assiste, di fatto, è ben diverso perché spesso chi dovrebbe fermarsi e dare la precedenza, non si sogna neanche di farlo! E quello che è anche peggio, è che il “furbo” (quand’anche non “i” furbi) dietro di lui, passa a sua volta con buona pace dell’altro automobilista, quello che avrebbe diritto a passare per primo, che nel frattempo comincia a provare rabbia, frustrazione e rodimenti epatici (…quando non anche di altre parti anatomiche).

Probabilmente, giunti a questo punto, verrebbe da pensare che tutto ciò avvenga perché la maggior parte di queste persone ignora il disposto (o magari l’esistenza stessa!) dell’art. 150 del Codice della Strada. Ora a prescindere dal noto brocardo secondo cui “Legis ignorantia non excusat” che già da solo basterebbe, è ferma convinzione di chi scrive che in realtà non sia così; infatti gli stessi automobilisti che si comportano da “furbi” – in questa come nelle altre occasioni – sono proprio quelli che, quando si trovano “dall’altra parte”, invocano come proprio diritto – e con estrema perizia!!! –  proprio quelle norme che, quando fa loro comodo, sono i primi ad ignorare.
Paolo Boncompagni