Femmine che mai vorreste come amiche

22 marzo 2014 | 16:19
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Femmine che mai vorreste come amiche

Il nuovo libro di Manuela Minelli che racconta la vendetta delle donne. Presentazione domani alla Libreria Rinascita, ore 18, Viale Agosta, 36 – Roma

Il Faro on line – Sarà a causa di questa tragica ondata di crimini odiosi quali sono i cosiddetti “femminicidi” che la giornalista e scrittrice Manuela Minelli ha deciso di scrivere un libro dal titolo inconsueto “Femmine che mai vorreste come amiche” (La Vita Felice Edizioni)?Forse le quindici femmine (“Femmine e non donne –  spiega l’autrice – perché tra le protagoniste delle quindici storie  che si ribellano a tutta questa maledetta ondata di “femminicidi” e si vendicano, ci sono anche animali e persino una pianta”). 

Dopo soprusi, violenze fisiche, ma anche psicologiche, botte, tradimenti, frustrazioni, derisioni, le femmine scaturite dalla fantasia di Manuela Minelli imbracciano fucili, afferrano coltelli, usano veleni e uccidono i loro carnefici o le loro rivali o tutti e due. Qualcuna non ce la fa e riversa la violenza contro sé stessa, non muore fuori, ma dentro sì. Qualche storia è narrata in prima persona dalla vittima, che racconta con ironia, provando a far sorridere della propria morte. Altre sono cronache, narrate da una voce fuori campo, ma tutte quante mostrano una donna vittima che diviene carnefice. Anche carnefice di sé stessa.

Esce in questi giorni in tutte le librerie, “Femmine che mai vorreste come amiche”, il quarto libro dell’autrice, assai diverso dai precedenti, con la prefazione della scrittrice Cinzia Tani, che di crimini al femminile in tutta la storia se ne intende. Storie assai controcorrente in tempi in cui, disgraziatamente, troppi uomini ammazzano le loro donne (fidanzate, mogli, compagne, nipoti, amanti, figlie) nei modi più barbari, feroci e inconcepibili, per motivazioni che, alla fine, convergono tutte in un solo drammatico movente, l’amore malato.Storie di follia e sangue, di anoressia e pedofilia, di tradimenti e violenze sessuali, qualcuna anche surreale e poetica, con protagoniste giovani, bambine e anziane, ricche e povere, umane e non. Tutte però accomunate dalla sofferenza e dalla passione.

Sono quindici racconti che si intitolano: “Mascalese Gaetana detta Tannina, ovvero un destino di vino”, “Dentro e Fuori”, “Amichette”, “Le cose spostate”,  “Rugantino e le alghe”, “Sono una suora non sono una santa”, “Gala”, “Alla cacciatora”, “Yupanquita”, “Lucertola”, “La bambina di Pietra”, “Diceva Marcuse”, “Terry Tarantola”, “Difendere Emilia”, “Jawad che dà a piene mani”.È un libro da leggere e rileggere, lasciar decantare, posarlo, osservarlo e poi afferrarlo per leggerlo ancora, dimenticarlo per poi riprenderlo tanta è la forza emotiva che trasmette. Un libro nuovo che, ad ogni approccio, sa stimolare la riflessione ed il lavoro sulle mille sfaccettature della natura femminile, creativa e potente. Gli archetipi junghiani e la metafora sono strumenti molto potenti per scuotere il fondo oscuro di ogni donna.

Un libro che non in ogni momento si è disposti e pronti ad affrontare, ha bisogno del suo tempo e del suo spazio, mentale e spirituale. Un libro che come pochi altri è in grado di prenderti per mano e accarezzarti l’anima, un libro per riflettere, per prendere le distanze, per imparare ad ascoltarsi e viversi.