Grisù, Giuseppe e Maria

27 marzo 2014 | 23:48
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Grisù, Giuseppe e Maria

Commedia emozionante e divertente con Paolo Triestino e Nicola Pistoia in scena al Teatro Manfredi  fino a domenica

Il Faro on line – E’ tornata al teatro Manfredi Grisù, Giuseppe e Maria, la commedia di grande successo scritta da Gianni Clementi per la regia di Nicola Pistoia con Paolo Triestino e lo stesso Pistoia, Franca Abategiovanni, Sandra Caruso e Diego Gueci, giunta alla trecentotrentaduesima replica.Tutto si svolge in una sagrestia di Pozzuoli, nell’Italia povera e appassionata degli anni Cinquanta, dove ci sono un parroco e il suo strampalato sagrestano, due sorelle nei guai e il farmacista del paese, belloccio e playboy, che arrivano da Don Ciro per chiedere consigli, aiuto, sostegno.

Personaggi umanissimi, che ci trascinano in una commedia divertente ed emozionante, riportandoci in quell’Italia che affidava i propri sogni a valigie di cartone e a miniere lontane, ma anche a una canzone o a un pallone. Gianni Clemente, con la coppia perfetta Triestino-Pistoia, affrontando temi importanti e drammatici, legati alla nostra storia e alla nostra controversa realtà, fanno sì sbellicare il pubblico dalle risate, ma lo inducono anche alla riflessione.

La storia è questa: Rosa moglie di un minatore emigrato a Marcinelle in Belgio, aspetta il sesto figlio ed è indecisa se permettere o meno al primogenito sedicenne di accettare un ingaggio a Milano come calciatore. Filomena, sorella di Rosa, che in paese tutti riconoscono come donna seria ed illibata, confessa invece di essere incinta del farmacista Eduardo, sposato e con figli. Vincenzo invalido e assai bislacco, sfrattato dall’orfanotrofio che ha chiuso, è il neo assunto sagrestano.

Don Ciro cerca di escogitare un espediente per salvare l’onore di Filomena e fra bugie a fin di bene, piccoli innocenti ricatti, consigli più o meno saggi e sfuriate al sagrestano scemo, riesce almeno in parte a risolvere la faccenda.Il testo fa anche riferimento al problema dell’analfabetismo di quegli anni e alla tragedia dell’8 agosto 1956 di Marcinelle, la miniera in Belgio, in cui morirono duecentosessantadue minatori, di cui centotrentasei italiani.

“Mettere in scena “Grisù, Giuseppe e Maria” – raccontano Paolo Triestino ed il regista ed interprete Nicola Pistoia – ci è parsa un’ azione naturale, semplice. Il piacere che abbiamo provato sin dalla prima lettura del testo, ha fatto sì che il resto venisse tutto da sé. Abbiamo a che fare con una scrittura dove c’è tutto: vizi, virtù, gioie, tragedie e cliché. Gli uomini e le donne del nostro quotidiano ci si possono specchiare”.

L’atmosfera è quella delle migliori commedia napoletane, un affresco intenso, genuino e dolceamaro di un’ Italia persa da tempo, un’Italia dall’umanità tenera e ingenua in cui sentimenti e reputazione valevano assai  più del denaro.Tra Alleluia, lettere sgrammaticate e un po’ burine, confidenze scottanti e metafore non capite, il groviglio si risolve con sorpresa finale e con meriti degli splendidi attori.

Con Grisù, Giuseppe e Maria, grande pagina di palcoscenico che consigliamo assolutamente di non perdere, poiché resta al Teatro Manfredi soltanto sino a domenica prossima, si ride, si fraintende, si respirano atmosfere eduardiane, ci si commuove e si pensa nostalgicamente ad un’Italia che non c’è più. 
Manuela Minelli