Consulte cittadine, mortificato il Terzo settore

31 marzo 2014 | 04:52
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Consulte cittadine, mortificato il Terzo settore

La rinuncia al contributo delle realtà costituite in associazione e volontariato è uno schiaffo all’impegno di tanti cittadini

Il Faro on line – C’è qualcosa che proprio non quadra nella decisione (seppur storica per Fiumicino, e questo va riconosciuto) di far partire le Consulte cittadine. E non è la nomina di Marco Sanna, che in questi giorni è stata al centro di feroci polemiche politiche. No, quello che assolutamente non va è il mancato riconoscimento dell’intero Terzo settore (volontariato, associazionismo, gruppi sportivi) che invece avrebbero potuto avere (e per questo sono nate le Consulte) lo spazio e il tempo di proporre qualcosa all’amministrazione comunale.

Il dato di fatto è che a queste Consulte è possibile partecipare solo in qualità di singoli cittadini; il perché sia stata fatta questa scelta merita un ragionamento approfondito. E senza peli sulla lingua.

La frammentazione del territorio e le spinte “autonomiste” di alcune parti di esso, sommate alla presenza di associazioni piuttosto politicizzate, creava il reale rischio di vedere spuntare Comitati di quartiere per trombati, che magari avrebbero spinto per vedere riconosciuto uno status da “minisindaco” esautorando il potere all’ufficio centrale di Montino. Un rischio troppo grande da correre, meglio dunque le Consulte, rigorosamente non territoriali (per evitare il medesimo rischio) ma tematiche. Il che, tutto sommato, è comunque una scelta positiva, in quanto consentirebbe di far lavorare insieme diverse realtà del territorio impegnate su un medesimo settore, guardato da diversi punti di vista. “Consentirebbe”, il condizionale è obbligatorio. Perché scegliendo di far fuori le organizzazioni si è scelto di non voler far conto sull’autorevolezza, l’esperienza e la competenza di chi da anni è impegnato in un settore, che sia quello dell’ambiente piuttosto che dell’assistenza sociale, dell’immigrazione piuttosto che dello sviluppo economico del territorio.

Peraltro, il rischio di veder politicizzate le Consulte in questo modo è moltiplicato. Già, perché se ogni organizzazione ha solo due voti all’interno di una Consulta, così facendo ognuno vale uno, e se un’associazione ha la forza di far iscrivere più persone a quella Consulta, in caso di voto (non vincolante) avrebbe la maggioranza. E attenzione al termine “non vincolate”, perché se è vero che il Consiglio può autonomamente decidere a prescindere dai suggerimenti arrivati dall’esterno, è altrettanto evidente che non dare alcun peso a quei suggerimenti andrebbe contro il principio stesso delle Consulte. E forse il motivo finale della scelta di esautorare le associazioni è proprio questo: se dieci associazioni decidessero di andare in una direzione su un singolo argomento, potrebbe l’Amministrazione a quel punto scegliere la strada contraria? Tecnicamente si, politicamente no: potrebbe solo scegliere con quali mezzi arrivare a quell’obiettivo, ma non cambiarlo. Ma questo vorrebbe dire non poter gestire in toto il potere che l’avere in mano un Comune regala. E nei piani alti di via Portuense un simile scenario non è in agenda.
Angelo Perfetti

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