L’orco vive nell’indifferenza delle istituzioni. Accendiamo un Faro sui maltrattamenti ai bimbi

2 giugno 2014 | 16:46
Share0
L’orco vive nell’indifferenza delle istituzioni. Accendiamo un Faro sui maltrattamenti ai bimbi

Uno spazio di racconto, confronto e dialogo su temi forti. E’ questa la sfida del Faro on line per il futuro

Il Faro on line – Ci siamo. Quel progetto annunciato qualche tempo fa per cui Il Faro on line ha deciso di trasformarsi da “giornale che racconta” le notizie a “giornale che vive” i territori e i fenomeni sociali che li attraversano prende forma. E non sarà un percorso facile, comodo. Perché l’obiettivo è quello di dare voce ai problemi nascosti, quelli per cui spesso ci si gira dall’altra parte. Da semplici cittadini, perché il dolore degli altri è fonte di disagio e preoccupazione nelle nostre vite, e da amministratori pubblici, perché ammettere che certe piaghe esistano nel proprio Comune significa prestare il fianco a strumentalizzazioni, significa dover fare delle scelte coraggiose e onerose. Meglio dunque girarsi dall’altra parte.    

Non c’è un giudizio in questa considerazione, siamo tutti uomini con i nostri limiti e le nostre paure. Ma io credo che oggi come oggi un giornale debba essere qualcosa di diverso da un raccoglitore di notizie, per quanto possano essere importanti.      

La società è cambiata, le notizie corrono via web, e la necessità primaria non è inseguire lo scoop ma fermarsi a ragionare, aprire gli occhi sulle realtà che correndo così veloci ormai non vediamo più. Per questo vogliamo aprire il giornale al Terzo settore, al Volontariato e a chi si impegna con sacrificio, professionalità e competenza tutti i giorni nel proprio territorio confrontandosi con problemi spesso ignorati dalle istituzioni. 

Affronteremo temi che fanno male, cercando di dare voce a chi non ha voce, iniziando dalle violenze sui minori, un fenomeno che coinvolge ogni tipo di società, e per il quale la percezione del rischio sociale e delle  sue conseguenze è elevata in tutti gli strati della popolazione. Il maltrattamento e l’abuso all’infanzia è un problema sociale e di salute pubblica, un fenomeno ancora largamente sommerso (i casi reali sono almeno 9 volte maggiori di quelli segnalati, secondo le stime prudenziali dell’OMS Europa).

L’orco, come si dice per semplificazione giornalistica, è una specie più diffusa di quanto non si creda. Si appalesa quando diventa violento in maniera talmente virulenta da “fare notizia”. Un giorno sui giornali, lacrime di circostanza, le pagine facebook riempite di r.i.p. e di ingiurie. Una bomba emotiva che dura lo spazio di qualche ora. Poi tutto torna a scorrere come se quelle violenze raccontate siano un caso isolato e non un problema diffuso da affrontare seriamente. Storie di piccole e costanti violenze, di assoluta mancanza di dialogo, di vite impostate in prigionia: sono accanto a noi, e forse talvolta ne percepiamo l’odore, ma per la maggior parte di noi è il segnale che è arrivato il momento di allontanarsi, di non impicciarsi. 

Non voglio fare la morale a nessuno, né è immaginabile che chiunque si trovi vicino a un caso riesca a prenderne coscienza subito e si attivi poi per intervenire. Ma almeno parlarne sì, almeno avere la percezione di cosa stia accadendo va fatto. Non solo per creare una cultura dell’ascolto rispetto alle sofferenze e ai disagi altrui, ma per costringere – il termine è forte ma la realtà dei fatti dice questo – le amministrazioni ad aprire gli occhi, a fare scelte politiche mirate, a chiedersi se “la mancata prevenzione della violenza sui minori è davvero un risparmio sulla spesa pubblica?” Aprire gli occhi sul fenomeno significa, dunque, fare il primo importante passo per affrontare il problema, perché, appunto, questo va prima di tutto riconosciuto come tale.

Il silenzio e l’indifferenza con cui spesso queste situazioni vengono accolte dalle istituzioni, abituate a minimizzare e sottovalutare il fenomeno ed i suoi devastanti effetti, non possono essere più tollerati da una società che voglia garantire a se stessa un futuro. Porre fine alla violenza contro l’infanzia, quindi, è una questione urgente e, perché essa diventi una priorità, c’è bisogno di una forte volontà politica e di campagne incisive da parte della società civile.

Il Faro non farà scoop, ma racconterà la quotidianità drammatica di queste realtà, ponendo l’attenzione su numeri ed esperienze (ovviamente tutelando la privacy) e interagendo con tutti quei soggetti che si occupano di queste tematiche e che saranno il vero motore di questo progetto. La società non può voltarsi dall’altra parte, le istituzioni non possono fare finta di nulla. Ciò che il Faro vuole essere è una piattaforma dialogante; un progetto di “comunità attiva e solidale”; un manifesto culturale; raccogliere la sfida per la piena attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Abbiamo il dovere di raccogliere questa sfida, per i nostri bambini, per quel “Futuro” che ci chiede di agire. Le storie che racconteremo, le opinioni, i contributi, il dibattito, saranno tutti convoglieti in uno spazio dedicato, una stora di “rubrica-memorandum”, che sarà curata da me, dal sociologo Vincenzo Taurino e dall‘avvocato Silvia Tenti. Sarà dura, ma ci riusciremo, con l’aiuto di tutti. Con la speranza di fare un briciolo per un futuro migliore per i nostri figli.
Angelo Perfetti