Serve il coraggio delle scelte politiche per il contrasto alle violenze sui minori

9 giugno 2014 | 03:26
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Serve il coraggio delle scelte politiche per il contrasto alle violenze sui minori

Più si tagliano i servizi all’infanzia, più crescono i costi sociali per lo Stato

Il Faro on Line – Lo scorso 10 aprile, il Garante Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora ha presentato al Parlamento la terza relazione dal titolo: “Crisi Diritti Responsabilità. C’è un’altra Italia da costruire insieme”. Nel suo discorso di presentazione della relazione, Spadafora ha sottolineato come il compito dell’Autorità Garante, anche per il prossimo futuro, sarà quello di fare in modo che dell’infanzia e dell’adolescenza si parli quotidianamente, che se ne occupino le istituzioni competenti, sempre, e che l’agenda non venga dettata dai fatti di cronaca, dalle emozioni, dalle emergenze, e cioè da tutte quelle situazioni rispetto alle quali ci si muove ma, dopo, non c’è una reale programmazione di interventi e di politiche che possano nel lungo periodo andare a risolvere i problemi.

Purtroppo, come sottolinea il Garante, in Italia se non c’è una spettacolarizzazione, anche mediatica, di un fatto, di una tragedia, non ci si occupa di infanzia. Al di là dei dati negativi, il Garante  ne sottolinea uno fortemente positivo: l’impegno costante di chi fa anche l’impossibile per difendere e garantire i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. E lo fa citando, prima di tutto, il terzo settore, costituito da tutte quelle organizzazioni che quotidianamente sono in prima linea per garantire la fruizione effettiva dei diritti ai minori svolgendo, purtroppo spesso, anche funzioni di supplenza rispetto alle istituzioni che si trovano, nell’attuale periodo di crisi e di conseguenti tagli ai finanziamenti, a non riuscire a garantire neanche i diritti fondamentali.Il tema delle scelte politiche è stato al centro delle discussioni e degli interventi anche alla conferenza nazionale sull’Infanzia di Terres des hommes, che si è svolta a Bari lo scorso mese di marzo, intitolata “Investire sull’Infanzia”, che ha posto l’attenzione sullo stato di non completa attuazione dei diritti dell’infanzia, troppo spesso subordinati alle decisioni di politica economica in ordine alle risorse da dedicare.      

E che ha ripreso, nel suo manifesto ufficiale, alcuni pensieri di James Heckman, premio Nobel per l’economia nel 2000, il quale ha sottolineato la rilevanza fondamentale della cura dell’infanzia come strumento di maggiore ricchezza, sviluppo e benessere per una nazione. Una recente ricerca di Terres des Hommes in collaborazione con Cismai  ha stimato in quasi centomila i bambini italiani vittime di abusi e maltrattamenti; lo studio quali-quantitativo evidenzia che 6 bambini su 1.000 sono vittime di abusi sessuali e 16 su 1.000 sono vittime di violenza assistita. 

L’indagine si è specificamente ed esclusivamente rivolta ai Servizi Sociali dei Comuni italiani, istituzioni deputate dalla legge alla tutela amministrativa dei bambini e degli adolescenti vittime di abuso e maltrattamento, proprio per poter registrare dati omogenei e dunque comparabili tra loro. Queste cifre, come conclude la ricerca, devono invitare a riflettere e a ripensare le misure di prevenzione. Troppo spesso, infatti, la conflittualità familiare sfocia in violenza.

Se, dunque, le scelte politiche sono oggi il punto di svolta per dare carattere di continuità alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, occorre prendere atto che, in più parti d’Italia, da tempo, gli interventi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza, costituiscono il dato permanente delle scelte politiche di amministrazioni comunali e provinciali, che hanno deciso di investire sull’infanzia, sostenendo progetti di continuità. La Regione Lazio, con delibera n.136 del 25/03/2014 – Linee guida per la redazione dei Piani di Zona – ha espressamente  individuato specifici settori di programmazione e realizzazione di interventi per  il contrasto al maltrattamento e all’abuso e per la tutela dei minori. L’indirizzo così delineato, quindi, indica la necessità di promuovere interventi di sostegno, anche di natura residenziale per minori, nonché la creazione di reti territoriali volte alla promozione di specifiche azioni per la prevenzione, tutela, cura e riabilitazione psichica dei minori vittime di maltrattamenti e abusi.

Sarebbe interessante procedere ad una verifica per avere un riscontro di quanti piani di zona, presentati dai distretti socio-sanitari, abbiano dato seguito all’indirizzo della delibera regionale in materia di tutela dell’infanzia. Quante amministrazioni locali hanno avuto il coraggio, cioè, di attuare delle scelte politiche per il contrasto alle violenze sui minori e  per la tutela dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.Al di là del dato quantitativo, le linee guida mettono in evidenza l’importanza dell’aspetto qualitativo, riferito alla necessità di una nuova metodologia di programmazione politica delle azioni da svolgere nell’ ambito della prevenzione e cura dei maltrattamenti e abusi sull’infanzia.

In tal senso, le indicazioni sono quelle di predisporre un sistema di progettazione, di servizi e interventi che sappiano partire dai territori di appartenenza, utilizzare le risorse offerte dal terzo settore e dal mondo del volontariato, sviluppare momenti di confronto, di studio e di crescita in un contesto che non può che essere multidisciplinare, con un’attenzione particolare al monitoraggio ed alla verifica dei risultati. L’approccio multidisciplinare presuppone l’abbandono del vecchio sistema degli interventi isolati, troppo spesso ripetitivi, che non hanno portato a risultati apprezzabili, proprio perché carenti di una reale visione di progettualità, con un dispendio di risorse economiche. Henry Kempe, pediatra statunitense precursore del movimento di tutela dei minori, riteneva che il riconoscimento della realtà della violenza ai danni dei minori, la misurazione e lo studio del fenomeno, la ricerca di strumenti e di risorse efficaci a contrastarlo, rappresentassero una fase avanzata del percorso che conduce le società moderne ad una matura e responsabile protezione dell’infanzia.

Un bambino mal-trattato, in una società che non protegge la propria infanzia, crescendo può diventare un adolescente e un adulto problematico, che può gravare sulla collettività. I costi sociali della violenza all’infanzia sono tanto più alti quanto più diminuiscono le risorse per la prevenzione. Ciò deve portare all’affermazione del principio che un investimento nella tutela e protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, anche e soprattutto attraverso strumenti di prevenzione, porta ad un sicuro risparmio e ad una forte riduzione dei traumi infantili.    

Il circolo vizioso dei tagli ai servizi per la prevenzione e protezione dei bambini maltrattati deve essere spezzato. Infatti, da un punto di vista economico, “più si tagliano i servizi all’infanzia, più crescono i costi sociali per lo Stato”. Un tema, quello delle scelte politiche, su cui la ricerca  di Terres des hommes: “tagliare sui bambini è davvero un risparmio?” pone l’attenzione sulle conseguenze dell’impatto sulla spesa pubblica della mancanza di investimenti per la prevenzione della violenza sui minori.

Parlamento, Governo, Regioni e Comuni devono tornare a investire per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, sviluppare servizi per la prevenzione e l’intervento precoce della violenza sui minori, per favorire lo sviluppo civile, economico e sociale del Paese.“Prevenire è essenziale, salvare i bambini e i loro diritti è compito primario di una società che si reputa civile”.

a cura di Vincenzo Taurino e Silvia Tenti