Un viaggio dentro Parco Leonardo, da sogno a incubo. Eppure il futuro potrebbe tornare roseo…

30 giugno 2014 | 03:50
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Un viaggio dentro Parco Leonardo, da sogno a incubo. Eppure il futuro potrebbe tornare roseo…

Viabilità, servizi, verde pubblico: non c’è settore dove non si riscontrino ritardi e inefficienze. Unica cosa puntuale: le tasse

Il Faro on line – Primi anni duemila: in molti hanno investito i propri risparmi per scegliere di vivere in un quartiere moderno, ricco di servizi, ma nello stesso tempo a misura di uomo. O almeno in quartiere che gli era stato descritto così. Parliamo di Parco Leonardo,una costola del Comune di Fiumicino, nato come una “virgola” di Roma scivolata fuori piano regolatore per qualche centinaio di metri.

Il sogno
L’idea era ammaliante: un quartiere dove fossero disponibili negozi a ogni ora, per meglio conciliare i propri orari lavorativi con gli acquisti, che fosse vicino alla Capitale, grazie al collegamento autostradale e alla ferrovia, e nello stesso tempo vicino al litorale, per poter godere del ponentino durante le giornate estive. E che dire delle famose piazze? Era bellissima l’idea di poter avere un luogo di aggregazione in cui mediante eventi o semplicemente incontrandosi con gli altri abitanti, si poteva tornare a godere di un ambiente socievole quasi come in un paese. E non dimentichiamo il verde e i parchi, sbandierati nel progetto iniziale: molti hanno scelto di acquistare la propria casa nel quartiere per avere un ambiente più verde in cui crescere i propri figli.
La realtàCosa è rimasto del progetto del “quartiere del nuovo millenio”? Purtroppo, è il caso di dirlo, molto poco. E le colpe sono variamente distribuite tra il costruttore, il Comune e ahimè gli stessi abitanti.

Sulle colpe del costruttore tanto si è scritto e si potrà continuare a scrivere, ma basta fare un giro per il quartiere per capire che a quanto pare non abbia alcun interesse ad affittare i locali commerciali o a completare i servizi come previsti dalla concessione edilizia, non prima almeno di aver completato la vendita degli appartamenti che ha già costruito. Ed ecco quindi che le piazze, diventano una sorta di cimitero per locali commerciali mai avviati.
E che dire del Comune? Anche qui si potrebbero scrivere tanti capitoli in merito. A fronte di un quartiere che dal punto di vista fiscale garantisce introiti notevoli al Comune (basti solo pensare al fatto che gli appartamenti hanno tutti valori catastali aggiornati, cosa che non avviene per le molte villette presenti sul terreno comunale), i servizi comunali latitano. 

L’incubo
La scellerata idea – per come è stata concepita e realizata – della raccolta (pseudo) differenziata ha ridotto le famose piazze a delle discariche a cielo aperto: certo i cittadini hanno le loro colpe, ma non c’è alcun controllo e il meccanismo di raccolta non avrebbe mai potuto funzionare, bastava andarsi a studiare, e alla peggio copiare, i metodi adottati da altre città italiane e europee. Stessa cosa dicasi per i marciapiedi del quartiere, invasi dalle deiezioni canine e dai rifiuti: mai visto un operatore ecologico comunale venire a pulire, né gli addetti delle pulizie del consorzio (e qui stendiamo un velo pietoso per le responsabilità incrociate di amministratori locali e privati). E che dire della viabilità? I cittadini del quartiere nei periodi di shopping sono vittime del traffico e del posteggio selvaggio: ogni tanto qualche pattuglia della municipale esegue qualche multa per i parcheggi sulla via portuense, ma è più l’eccezione che la regola.

La sicurezza stradale del quartiere non è mai stata presa in considerazione: la rotonda posticcia di via delle Arti ne è un bell’esempio. Per non parlare dell’attraversamento pedonale di via Caravaggio, posto all’uscita della rotonda, attraversamento che deve essere percorso per andare ai plessi scolastici.Capitolo a parte poi la gestione dell’area pedonale. Ormai chiamarla pedonale è un eufemismo: dove è il Comune, perché non sono stati messi cartelli per indicare l’area pedonale? Perché si permette alle macchine di entrare e sfrecciare nelle stesse strade in cui i bambini giocano? Forse si aspetta che ci scappi l’incidente prima di fare qualcosa, come spesso avviene nel nostro paese. “E non si venga a dire che l’area pedonale del parco è suolo privato – ci raccontano alcuni residenti – perché allora non avremmo dovuto pagare la TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili), cioè la tassa sui servizi comunali rivolti alla collettività (es. illuminazione, pulizia, manutenzione verde, ect.)”.

Anche l’inciviltà pesa
Duole comunque costatare che gli ultimi colpevoli nella lista per la progressiva de-classificazione del quartiere Parco Leonardo siano i residenti stessi o almeno parte di questi. Ogni iniziativa che si cerca di portare avanti, dai mercatini natalizi agli eventi sportivi, è osteggiata da una minoranza che lamenta il rumore (anche in orari consoni al regolamento comunale), assembramenti di gente o lamentele su presunte regole di sicurezza. Ma chi ha acquistato casa a ridosso di un centro commerciale doveva sapere che questo avrebbe comportato un po’ di confusione, confusione però che avrebbe attirato gente, alimentato gli acquisti e quindi valorizzato il quartiere. Risulta per esempio incomprensibile l’aver annullato il mercatino natalizio nella piazza, che non dava alcun fastidio in termini di orario e confusione, e aver costretto, nello stesso periodo, tutte le bancarelle ad allestire nei corridoi del già claustrofobico centro commerciale.

Nel recente passato è stata anche fortemente criticata l’iniziativa del ciclista Brumotti, che ha scelto di venire a fare un record del mondo una domenica mattina proprio a Parco Leonardo, con tanto di troupe televisiva nazionale.E l’ultima iniziativa autolesionistica in ordine di tempo, da parte di alcuni abitanti del quartiere, è stata quella di bloccare sul nascere l’iniziativa della Leo Summer. I giochi posti in piazza sono stati fatti chiudere, e non si sa bene ancora per quale motivo (rumore? Sicurezza?) e il maxischermo per le partite è stato fortemente criticato e osteggiato (anche se alla fine ci ha pensato la nazionale a risolvere il problema).

Il futuro
Il risultato finale oggi è che chi ha comprato la propria casa in un quartiere del nuovo millennio che doveva svilupparsi nel corso degli anni, vive oggi in un quartiere pieno di cemento e con poco verde, con i negozi esterni al centro commerciale inesistenti, viabilità insicura, sporcizia e degrado in aumento e iniziative commerciali e eventi sempre più difficili da organizzare per le continue proteste. Eppure è uno dei quartieri più giovani d’Italia, con una popolazione mediamente di coppie sui 40 anni. Quasi tutte con bambini. Il futuro sarà loro. Già ma quale futuro? Se solo ognuno facesse la propria parte con coscienza…
Patrizia Cascioli