Il sindaco ha rassegnato le proprie dimissioni

2 dicembre 2014 | 00:12
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Il sindaco ha rassegnato le proprie dimissioni

Di Fiori: “La città non può più aspettare, lascio alla politica altri 20 giorni per ragionare”

Il Faro on line – Il sindaco di Ardea ha rassegnato le proprie dimissioni, evitando di affrontare la votazione per la sfiducia prevista domani nell’assise consiliare. “La città non può aspettare – ha detto -: io ho chiesto da tempo un equilibrio politico che tarda a venire. A questo ‘gioco’ non ci sto, per il bene della città. Ecco perché ho presentato le mie dimissioni. L’ho fatto perché la politica deve riflettere e dovrà farlo davanti a tutti i 50mila ardeatini. La politica dovrà guardare in faccia sia chi ha votato questa maggioranza sia chi non l’ha votata”.

“Dobbiamo trovare una sintesi di punti programmatici seri che rispondano sulla riqualificazione, sull’ambiente, sulla sicurezza, sull’uso civico, sull’edilizia contrattata. Non si può più perdere tempo. E’ una azione che avrei voluto fare qualche mese fa ma abbiamo dovuto approvare un bilancio di sacrifici. Ora deve essere trovato il senso di responsabilità da parte dei consiglieri per tornare a una politica vera. Altrimenti si rimette la palla al centro, come è giusto che sia”.

“Lascio la scena – ha proseguito Di Fiori – lascio alla politica altri 20 giorni per ragionare affinché ci sia un equilibrio chiaro da qui a fine mandato, che rispetti il mandato dei cittadini e che possa portare a dare le risposte che la città si aspetta”. “Abbiamo posto le basi a diverse cose, attività avviate e non completate – ha spiegato ancora il sindaco – I cittadini lo notano e questo pesa e fa male. Abbiamo lavorato con la buona volontà delle persone perbene, di chi ha deciso di rimboccarsi le maniche per aiutare un’ente che sovraintende a 50mila abitanti, che ha meno della metà del personale necessario, strozzato dai vincoli del patto di stabilità e da una mancata programmazione di decenni che non ha portato a proiettare Ardea nei problemi che ha oggi”.

“La situazione politica ed economica italiana è particolarmente complessa e articolata – ha aggiunto Di Fiori – ma ciò non toglie le responsabilità locali che possono avere le forze politiche del territorio”.

“Con profondo rammarico mi sento costretto a rassegnare le mie dimissioni da sindaco, a causa della grave crisi politica che ormai da troppo tempo sta vivendo l’amministrazione comunale che mi onoro di guidare – ha scritto il sindaco in una lettera inoltrata al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro – Spero che questo gesto serva a rasserenare gli animi di chi erroneamente pensa che ‘nonostante tutto’ nessuno voglia porre fine a questa esperienza politica. Non è così. Ho ricevuto la fiducia da più della metà dei cittadini di questa città e non voglio tradirla, pertanto in questo momento non posso far altro che dimettermi sperando che questo produca una riflessione profonda sulle necessità vere di questa città che merita di essere governata da una squadra che abbia obiettivi certi, chiari e trasparenti”.

Tra i citatdini però in molti parlano di “dimissioni bluff”, nel senso che non sono realmente operative e che lo diventeranno soltanto tra 20 giorni. Un tempo lunghissimo per la politica, più una forzatura che un reale intento di passare la mano.

Alla conferenza stampa indetta oggi dal dimissionario sindaco gli è stato chiesto come può pensare che in venti giorni i litigiosi consiglieri di maggioranza possano capire di lavorare per il bene del paese? La risposta è stata: “Mi appello a loro buon senso”.  Purtroppo però di buon senso questi consiglieri non sembra ne abbiano avuto, in due anni e mezzo non sono riusciti a portare alla risoluzione i P.U.A., a definire la proprietà delle Salsare, a portare a risoluzione i nuclei abusivi, a rimettere in sesto gli uffici comunali in primis l’ufficio tecnico, fonte di entrate e di lavoro per i disoccupati, al completamento delle opere pubbliche messe in cantiere da Eufemi, ecc”. Non è escluso che per non aspettare i venti giorni gli stessi consiglieri rassegnino le dimissioni e mettendo definitivamente la parola fine. 
Luigi Centore