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Riflessioni di fine anno nel periodo in cui “siamo tutti più buoni”
Il Faro on line (Appunti di viaggio) Durante le festività natalizie viene naturale rivolgere lo sguardo a chi è meno fortunato, in difficoltà. Un sentimento di vicinanza verso i poveri, gli emarginati, i senzatetto, i migranti. In una parola: gli ultimi. E’ una cosa bellissima, meglio se proseguisse durante l’intero arco dell’anno, ma pur sempre qualcosa da sottolineare con positività: il risveglio delle coscienze, quand’anche momentaneo, è sempre un piccolo miracolo.
Detto questo, non possiamo non mettere l’accento però sulla costante miopia della società, che vede le difficoltà solo quando sono ben catalogate, evidenti e meglio se fissate in un determinato tempo e spazio. Accanto a noi per tutto l’anno vivono persone con problemi, anche se sono vestite bene, anche se sono pulite, anche se hanno un lavoro. Sono i genitori di tutti i bambini che soffrono di qualche patologia grave, sia fisica sia psicologica, dei quali nessuno parla. Persone non assistite adeguatamente dallo Stato, dalla Regione, dal Comune.
Mamme e papà che fanno i salti mortali nell’indifferenza sia della gente comune, troppi impegnata a lamentarsi delle beghe sul lavoro o delle piccole incomprensioni casalinghe, sia delle istituzioni, concentrate spesso su altro. Il sociale non paga, nemmeno in termini elettorali; è più una rogna che una risorsa, e quando lo diventa spesso non è per i pazienti ma per qualche cooperativa amica.
La malattia strappa facilmente un sorriso di solidarietà, ma quasi mai una mano tesa. E questo piccolo esercito di condannati (non dalla malattia ma dall’indifferenza) è in mezzo a noi, solo che è invisibile appunto, non identificabile da un cappotto liso e dunque pressoché sconosciuto.
In questo periodo storico, poi, si aggiunge un altro plotone di poveri: gli esodati, i licenziati, i cassintegrati, i negozianti che chiudono. Tutta gente che chiede risposte al Comune in primis, ma trova soltanto solidarietà di facciata. Certo un’Amministrazione non è un ufficio di collocamento, ma ha la responsabilità di mettere in condizioni un territorio di muovere la propria economia, e così facendo creare nuove opportunità di sviluppo per i giovani e anche i meno giovani, per chi ha energia e per chi offre esperienza.
I poveri vanno aiutati dai cittadini più fortunati, ma quest’ultimi vanno tutelati dalle Istituzioni. Altrimenti tutto si trasforma – come oggi purtroppo è visibile – in una deprimente corsa verso il basso, dove non c’è chi arriva primo, secondo o terzo. Ma solo chi arriva ultimo. Angelo Perfetti