Questione Cupinoro. Le Istituzioni tacciono ormai da tempo

7 febbraio 2015 | 12:00
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Questione Cupinoro. Le Istituzioni tacciono ormai da tempo

Comitato Rifiuti Zero: “Si lascia credere ai cittadini che l’attività della discarica  sia ormai conclusa a causa della chiusura avvenuta il 31 Gennaio del 2014”

Il Faro on line – “In realtà, tutto si muove in maniera frenetica e confusa ma, come al solito, senza un minimo di programmazione soprattutto per quel che concerne la bonifica e la messa in sicurezza – afferma in un comunicato il Comitato Rifiuti Zero -. E’ vero infatti che da circa un anno nulla viene più conferito, ma è pur vero che da allora, a parte il prelievo del percolato, forse è stato fatto poco per scongiurare una catastrofe ambientale che, se le cose dovessero continuare a restare in questo stato, potrebbe verificarsi. Le ultime notizie che ci arrivano, infatti, destano molta preoccupazione”.

“Si legge, nel verbale del consiglio d’amministrazione della Bracciano Ambiente S.p.a, datato 2 Dicembre 2014, che la stessa società non intende più occuparsi della raccolta del percolato e della gestione post mortem del lotto di discarica in esercizio fino al 2004 e gestito da privati (soc. Sel), rimandando tale responsabilità a Comune e Regione; la decisione appare quanto mai bizzarra considerato che a far data dal 2004, a detta dell’amministratore unico, sono stati spesi circa 20 milioni di euro a tal scopo – continua il Comitato -. Ricordiamo che, una volta cessata l’attività, occorrono circa 30 anni per bonificare il sito. Risulta incomprensibile come sia possibile impegnare  una tale consistente somma in soli dieci anni quando per la restante porzione di discarica gestita dal 2004 al 2014 la stessa Bracciano Ambiente, attaverso una dettagliata Perizia giurata di un tecnico nominato, dichiara di aver disposto un accantonamento di 3,6 milioni di euro per la gestione post operativa trentennale”.

“Inoltre, se si dovesse perseverare nella direzione individuata dal CDA della BA potremmo assistere alla completa devastazione ambientale del nostro territorio, se il Comune e la Regione Lazio dovessero rifiutarsi di intervenire – spiega Rifiuti Zero -. Appare singolare che solo oggi, dopo dieci anni, e dopo aver stipulato un regolare contratto di subentro con l’Università Agraria in cui la stessa Bracciano Ambiente dichiarava di aver piena cognizione degli obblighi ed oneri relativi alla sistemazione delle aree destinate a discarica e dei tempi previsti per la riconversione del sito e dichiara pertanto di assumere i relativi obblighi come previsto dalle leggi disciplinanti in materia, la stessa decida di  abbandonare la discarica. Cosi come appare vergognoso che mai nessuno in tutti questi anni abbia chiesto risarcimenti al privato gestore della discarica, nonostante i continui appelli da parte dei comitati”.  

“D’altro canto, anche la Corte dei Conti nella sua relazione del 20 Gennaio 2015 fa il punto della situazione – dichiara il Comitato-, individuando gravi responsabilità da parte dell’Ente locale quali la mancanza del controllo analogo sulla soc. Partecipata Bracciano Ambiente S.p.a; il perfezionamento tardivo dei contratti con la Bracciano Ambiente S.p.a; i debiti fuori bilancio e l’ammontare del fondo rischi, da intendersi riuniti per motivi illustrati in parte motiva, affinchè l’Ente adotti, entro 60 giorni dalla comunicazione del deposito della presente deliberazione, le opportune misure correttive, dandone tempestiva comunicazione alla Sezione. Ricordiamo che nell’esercizio finanziario del 2012 risultano debiti fouri bilancio  riconosciuti per un importo di 2.366.036”.

“Le problematiche sin qui esposte costituiscono solo una parte delle nostre preoccupazioni che vorremmo condividere con te affinché anche  tu ne sia consapevole e possa  decidere liberamente di  dare o no il tuo contributo, qualunque esso sia – conclude Rifiuti Zero -, per tutelare il nostro territorio e anche il nostro patrimonio economico, già gravemente compromesso da scelte irresponsabili di una classe dirigente incompetente che, invece di farsi da parte, continua a disperderlo e ad usarlo come se fosse  proprio e non della comunità”.