Diamo i numeri… ma con logica

8 febbraio 2015 | 00:15
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Diamo i numeri… ma con logica

Una mostra e tanti libri per viaggiare con la bussola da zero a infinito

Il Faro on line – C’è chi spera di sognare quelli giusti e chi li dà perche’ stanco e stressato. Alcuni entrano in confusione solo a  vederli, altri, con passione e dedizione, li hanno elevati a centro delle loro esistenze. Sono i numeri, croce e delizia di ogni studente, regolatori occulti di ogni nostro gesto quotidiano. Ci indicano l’ammontare delle bollette, ci accompagnano al bancomat tra codici e pin e hanno il dono di risollevarci…con un terno (magari secco). Può anche capitare che in una notte d’estate con il naso all’insù si possa per un attimo considerarli non aridi segni su un foglio a quadretti ma quanto di più vicino all’infinito, alla filosofia e a Dio ci possa essere.

Per chi ha pochissima confidenza con la materia ma molta curiosità  o per gli appassionati preparati ed esigenti, la mostra “Numeri. Tutto quello che conta, da zero a infinito” (al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino al 31 maggio 2015) offre lo spunto per parlare di famosi scienziati, di giochi matematici, probabilità e dei vari intrecci con l’arte, la musica, la letteratura e il misticismo. Non solo noiose operazioni di calcolo e astrusi problemi scolastici, ma i numeri in tutte le loro forme e declinazioni. L’idea di fondo è mostrare i numeri nella loro duplice essenza: da una parte sono oggetti naturali e utili, che il cervello umano è predisposto naturalmente a trattare e di cui la società ha continuamente bisogno per quantificare; dall’altra sono oggetti artificiali e sociali, costruzioni teoriche con implicazioni linguistiche e culturali che hanno viaggiato nel tempo e nello spazio. I numeri non sono solo l’alfabeto di ogni discorso scientifico ma, da sempre, esercitano un fascino profondo sul pensiero filosofico e teologico, sulle arti, le parole, l’architettura.

La mostra è arricchita da una rassegna cinematografica e incontri con gli scienziati e si sviluppa attraverso diverse sezioni, con numerose installazioni interattive grazie alle quali si possono toccare con mano alcuni numeri celebri. Si potrà, ad esempio, provare a calcolare il valore del “Pi greco”, lanciando alcuni bastoncini sul pavimento, un metodo ideato nel Settecento e ispirato a un gioco d’azzardo. Imbattersi in uno dei paradossi più famosi dell’infinito, “l’albergo di Hilbert”, un hotel con infinite stanze in cui c’è sempre posto. O ancora, ripercorrere l’origine e il viaggio dello zero, nato probabilmente in India nel VI-VII secolo d. C. – e non tra gli arabi contrariamente a quanto ipotizzato finora – e solo dopo transitato da Baghdad, prima di essere introdotto in Europa nel XIII secolo dal matematico italiano Fibonacci. Come novelli Sherlock Holmes della Storia, infine, osservando le incisioni di una tavoletta di argilla babilonese del 1600 a.C., potremo scoprire che il teorema di Pitagora è nato in realtà mille anni prima di Pitagora.

Ancora numeri a 360 gradi, verrebbe da dire: nel 2008, con il grande successo editoriale de “La solitudine dei numeri primi”, debutto assoluto del giovane Paolo Giordano (Premio Strega e Campiello “Opera prima”) milioni di lettori scoprono quanto l’asettico infinito dei numeri sia prossimo a quello doloroso di alcuni esseri umani chiusi nelle loro solitudini. Nel romanzo, Giordano, giovane fisico torinese, sposta il baricentro del mondo verso l’angolo oscuro e disprezzato della società facendo leva, come un moderno Galileo, sulla vita dei suoi ragazzi speciali: non più i belli, simpatici e vincenti di troppe fiction, ma i disorientati introversi della porta accanto. I numeri primi del romanzo sono Mattia e Alice, due anime senza quiete, dalle vite intense, drammatiche e parallele. Come i numeri primi gemelli la distanza tra  queste due anime gemelle, pur se infinitesimale, rimarrà dolorosamente incolmabile.

Dal romanzo al saggio, dopo l’opera di Giordano, il passo per i lettori che hanno voluto capirne di più, è stato breve. L’interesse per la disciplina di Euclide e Galilei, negli ultimi anni è cresciuto enormemente nelle librerie grazie alla produzione letteraria di importanti matematici e divulgatori che hanno orientato il loro sapere verso il grande pubblico. Su tutti, Piergiorgio Odifreddi, autore di innumerevoli pubblicazioni sugli aspetti più affascinanti della matematica (tra cui “Le menzogne di Ulisse” e “Il matematico impertinente”) che nel 2013 ha pubblicato un volume che sembra scritto per accompagnare proprio il visitatore della mostra al Palazzo delle Esposizioni: “Il museo dei numeri” (Rizzoli). Parte dagli albori della storia, il matematico piemontese, quando i numeri erano semplici simboli per contare gli animali. Con il passare dei secoli l’intelletto umano li ha forgiati e investiti di significati trasformandoli nell’alfabeto con cui leggere il mondo. Odifreddi, ce li racconta “uno a uno”, partendo dallo 0 (il silenzio, il vuoto), passando per l’1 (pensiero monista), il 2 (vero o falso, il linguaggio del computer) e via contando. Ne ha scelti circa cinquanta tra quelli che meglio si prestano a essere “romanzati”, e ce li racconta come se fosse la guida di un museo, indicandoci di ciascuno la struttura centrale e i dettagli nascosti, come fa per il 42 e il 1729. E vi lasciamo con la curiosità di scoprire il perché.

Damiano Vozzolo