Uso civico dei beni demaniali: il silenzio assordante degli amministratori

10 febbraio 2015 | 12:00
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Uso civico dei beni demaniali: il silenzio assordante degli amministratori

La Destra: “Il problema dell’uso civico riguarda cinquemila manufatti tra abitazioni civili, capannoni industriali e di deposito”

Il Faro on line – Dopo il nulla di fatto nell’incontro romano per portare a completamento l’esecutivo dell’amministrazione Di Fiori e il ricompattamento della stessa, in una nota, La Destra locale scrive: “La situazione relativa all’uso civico demaniale vede la maggioranza e l’opposizione in silenzio. Alcuni consiglieri di opposizione (tra i quali molti ex assegnatari) avrebbero tutto l’interesse a raggiungere la soluzione, eppure  restano muti,  non convocano un consiglio comunale.
Un’amministrazione pubblica non deve assomigliare ad una casa trasparente: lo deve essere”.

“Da troppi anni – si legge ancora nella nota – in via Garibaldi e nelle altre sedi amministrative, politici e impiegati di alto livello finiscono solo per pesare sulle tasche dei contribuenti. Debiti fuori dai bilanci e  mancate soluzioni dei problemi vanno avanti da generazioni. Il problema dell’uso civico riguarda cinquemila manufatti tra abitazioni civili, capannoni industriali, di deposito, di produzione e di vendita che se portati fuori dall’illegalità, con il rilascio dove richiesto del permesso a costruire in sanatoria, porterebbero nelle casse comunali diverse decine di milioni di euro (si stima fino a 50). Fondi che potrebbero essere rinvestiti sul territorio per opere pubbliche e bonifiche di discariche abusive tossiche. Alla luce di questi fatti è facilmente intuibile il motivo del mancato decollo di Ardea: un atteggiamento consociativo che vede maggioranza e buona parte dell’opposizione unite e allineate in una situazione di immobilità”.

“La risoluzione dell’uso civico demaniale – conclude il comunicato de La Destra – non è il più grande dei problemi di Ardea: a questo si deve aggiungere l’auspicabile perimetrazione delle zone abusive che se regolarizzate, come previsto dalla legge 47/85, porterebbero risorse nelle esigue casse comunali oltre ad alleviare il problema della disoccupazione locale. A tutt’oggi irrisolti sono ancora sono l’attuazione dei piani di utilizzo degli arenili (P.u.a.), l’ampliamento del cimitero, l’eliminazione di affittopoli con la relativa costruzione della casa comunale, la mancata costruzione di un istituto superiore da sempre promesso. Ad aggravare il tutto, il pagamento delle bollette relative alla tassa sui R.s.u  che da quando è in vigore la differenziata (con la raccolta porta a porta) sono più che raddoppiate. Le lamentele dei contribuenti sarebbero molte ma la domanda è una sola: quando finirà questa Via Crucis e tutti gli incapaci torneranno a casa?”

Luigi Centore