Maxi evasione da 331 milioni per due usurai di Roma

12 febbraio 2015 | 00:15
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Maxi evasione da 331 milioni per due usurai di Roma

Concedevano prestiti onerosi a tasso di usura, mascherati attraverso finanziamenti societari simulati

Il Faro on line – É arrivata fino nella provincia pontina la brillante operazione della guardia di finanza di Roma che ha smascherata la maxi evasione da oltre 300 milioni di euro realizzata da due usurai che si sono visti sequestrare beni per circa 18 milioni di euro. Le indagini delle fiamme gialle sono state avviate dopo la denuncia da parte di un avvocato romano che ha permesso di fare luce sull’attività dei uomini che concedevano prestiti onerosi a tasso di usura, mascherati attraverso finanziamenti societari simulati.
Questa mattina i militari hanno eseguito due sequestri – sia nella forma per equivalente che come misure di prevenzione. I sigilli sono scattati a 20 immobili tra Fondi, Padula e il centro storico di Roma.

Tre autoveicoli di lusso (tra cui una Maserati Quattroporte) e numerosi conti correnti bancari. Sotto chiave anche 3 società formalmente panamensi e delle Isole Vergini Britanniche e a una immobiliare romana. Le indagini nei confronti dei due uomini, entrambi arrestati nel marzo 2013 per estorsione, sono proseguite per ricostruire i prestiti di tipo usurario concessi nel triennio 2011-2013 ad una pluralità di soggetti residenti nella Capitale, e gli accertamenti hanno anche permesso di ricostruire il ruolo dei due. Uno concedeva i prestiti usurai, mentre l’altro si occupava di procacciargli i clienti.
Per il primo formalmente residente in Colombia ma stabilmente in Italia da molti anni, anche l’accusa di evasione fiscale, per non avere dichiarato al fisco disponibilità finanziarie costituite all’estero per decine di milioni di euro e formalmente iscritto, insieme al fratello nella cosiddetta Lista Falciani.

“I finanzieri – si legge in una nota della guardia di finanza – sono riusciti a dimostrare che entrambi i fratelli sono di fatto fiscalmente residenti a Roma, avendovi stabilito la sede principale dei propri affari ed interessi, nonché il fulcro delle loro relazioni economiche, patrimoniali e familiari e delle proprie società. In questo modo, sfruttando la combinazione tra una artificiosa presenza operativa all’estero delle società e la cassa depositata presso istituti di credito elvetici, i fratelli erano riusciti ad aggirare la normativa dello Stato italiano, omettendo di denunciare nel complesso redditi dal 2003 in avanti per oltre 331 milioni di euro, di cui 60 dal 2007 al 2012”.