Cultura gratuita: sette passi in avanti verso il futuro

15 febbraio 2015 | 01:00
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Cultura gratuita: sette passi in avanti verso il futuro

Grande successo dell’iniziativa promossa dall’Amministrazione capitolina di rendere gratuito l’ingresso in sette piccoli musei

Il Faro on line – Il problema è che fa notizia. In un Paese dove il dibattito sul pedaggio per i turisti delle città d’arte ogni anno è un tormentone pre-estivo, il fatto che sette musei civici di Roma siano diventati gratuiti, è una (bella) notizia. Non dovrebbe esserlo, potrebbe essere la norma ma, per il momento, ci accontentiamo. Da alcuni mesi la scelta compiuta da una manciata di siti culturali della Capitale di aprire gratuitamente le porte ai visitatori ha ripagato gli stessi in termini di un apprezzabile aumento dei visitatori. Allora Roma come Londra, Edimburgo e Copenaghen? Piano. Per ora sono solo sette e precisamente: il Museo di scultura antica “Giovanni Barracco”, la Villa di Massenzio, il Museo Pietro Canonica, il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina, il Museo Napoleonico, il Museo Carlo Bilotti e il Museo delle Mura.

Piccole perle nascoste nelle strade della Città eterna, il più delle volte sconosciute anche ai romani. Non sono molti, infatti, nella classica passeggiata della domenica mattina al Gianicolo ad approfittare delle porte aperte al Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina che racconta – con documenti storici, opere d’arte, materiali multimediali e didattici – la storia, i luoghi e i personaggi di quel momento fondamentale del nostro Risorgimento che fu la Repubblica Romana del 1849. Dopo la tappa “caffè e giornale”, la passeggiata della domenica mattina potrebbe proseguire fino a Piazza Ponte Umberto I dove, al Museo Napoleonico, sempre gratuitamente si può ammirare una raccolta di cimeli napoleonici, principalmente derivanti dalla collezione del conte Giuseppe Primoli, donata alla città di Roma nel 1927.

A questo punto della mattinata c’è ancora tempo per proseguire fino a Villa Borghese dove il Museo di arte contemporanea Carlo Bilotti ospita dipinti, sculture e acquerelli della collezione donata dall’imprenditore e collezionista italoamericano Carlo Bilotti, che comprende capolavori di Giorgio De Chirico, dipinti di Gino Severini e opere di Andy Warhol. Si avete capito bene, Andy Wharol, l’artista di culto della Pop Art, quello celebrato in tutto il mondo con mostre costosissime e dalle file chilometriche…a Villa Borghese è gratis! Dopo pranzo, qualora non ancora sazi di arte e cultura, il suggerimento è di scendere (dopo mangiato la passeggiata in discesa è più consigliabile) da Villa Borghese fino a Corso Vittorio Emanuele dove, ancora a costo zero, si può visitare il Museo Barracco, prestigiosa e ricchissima collezione di sculture antiche – arte assira, egizia, fenicia, etrusca, greca-romana – che Giovanni Barracco, ricco gentiluomo calabrese, donò al Comune di Roma nel 1904. Questo giro del mondo in casa nostra e a zero euro può finire qui: confidiamo di aver acceso l’interesse degli appassionati d’arte per visitare anche gli altri musei. La passeggiata culturale ha offerto dai reperti di arte fenicia ed etrusca ad Andy Wharol passando per De Chirico, Severini e il Risorgimento. Niente male!

Si rischia di scivolare nei luoghi comuni parlando dell’Italia come la culla della cultura occidentale, del più grande museo a cielo aperto del mondo ma è un fatto che oltre 47 milioni di turisti da tutto il mondo scelgano ogni anno di visitare i luoghi che ospitano le opere di Raffaello, Michelangelo e Caravaggio. Ed è un fatto che da cinque anni questo numero è in continua crescita. Come incontrovertibili sono i dati che indicano quei 147 miliardi di euro annui provenienti dall’ l’industria del turismo come il 10 per cento del nostro Pil. Gli elevati costi di gestione dei musei, lo sappiamo, si scontrano violentemente con i loro budget soffocati dall’inesorabile spending rewiew. Il problema dei costi del libero accesso alla cultura è complesso e spinoso. Non è questa la sede per affrontarlo.
Vogliamo solo ricordare che il modello inglese, con la sua legge del 2001 sulla gratuità di tutti i musei, ha prodotto una triplicazione del numero dei visitatori. Con immensi benefici economici derivanti dall’indotto turistico. La domanda, allora, esce quasi come un sospiro: è davvero impossibile in Italia ridurre, se non eliminare, il dazio che separa il cittadino e il turista dalla Cultura? Lasciamo l’interrogativo sospeso. Ci piaceva però raccontare di questi sette piccoli passi in avanti verso un futuro in cui la “Domenica dei Musei” non farà più notizia. Un futuro in cui non dovremo tornare da Londra per raccontare estasiati del  British Museum gratuito. Un futuro, speriamo prossimo, in cui gli adolescenti a zonzo per le città, squattrinati ma curiosi, potranno scegliere di entrare in un museo. Speriamo nel futuro.

Damiano Vozzolo