Petizione tra residenti: i consiglieri di opposizione commentano

26 febbraio 2015 | 05:00
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Petizione tra residenti: i consiglieri di opposizione commentano

Schiboni, Di Cosimo, Cerasoli: “Il sindaco Petrucci e la sua amministrazione sono stati in grado, in neanche tre anni, di creare un dissenso popolare enorme”

Il Faro on line – È stata immediata la replica dei consiglieri Giuseppe Schiboni, Monia Di Cosimo e Vincenzo Cerasoli in merito alla raccolta firme tra i residenti del Comune. “La petizione tra i residenti di San Felice Circeo? Uno strumento per fermare l’agonia del paese. Fa sorridere come la Giunta Petrucci ignori un dato incontrovertibile: San Felice Circeo non ha una guida politica e soprattutto un sindaco. Le uniche volte che lo vediamo sono solo con articoli sui quotidiani. Certo è che in comune ci passa poco tempo e soprattutto oramai è completamente avulso dalla realtà locale. Duemila ed ottocento firme sono il sintomo di una “debacle” amministrativa che si commenta da sola: parlano di permessi a costruire, Dia e Scia come fossero il risultato di una attività amministrativa in grado di dare un futuro alla città e che tra l’altro nei numeri (10 permessi a costruire!) sono ridicoli rispetto al passato. Questo testimonia in particolare che il comune sta incassando molto meno in termini di oneri di urbanizzazione e cassa.”

“Non parlano di opere pubbliche – proseguono i consiglieri – che sono il vero termometro di una progettualità e di investimenti sulla città in grado di assicurare sviluppo e cura del territorio amministrato. Solo alcuni giorni fa l’assessore Bianchi faceva la lista della spesa delle cose fatte: parlava di due panchine, di 11 lampioni, di asfaltatura ordinaria di strade come se elencasse i lavori di ordinaria amministrazione di un condominio. Se fossimo in loro rideremmo molto poco rispetto ai cittadini che hanno sottoscritto la petizione, gran parte dei quali elettori di questa amministrazione. Il sindaco Petrucci e la sua amministrazione sono stati in grado in neanche tre anni di creare un dissenso popolare enorme. Nel passato infatti nessuno ha mai pensato di raccogliere firme, ne ha protestato in maniera cosi veemente contro un progetto amministrativo che è naufragato nel mare delle cose non fatte e nella ricerca delle responsabilità degli amministratori del passato che è il loro unico vero obiettivo.”

“È la politica di sempre – proseguono – contro qualcuno e non certo a favore di qualcosa. Dovrebbero prendere atto di queste 2800 firme raccolte in meno di 15 giorni, testimoninza di un disagio forte che la popolazione esprime nei confronti di questa amministrazione e rassegnare le proprie dimissioni, chiedendo scusa alla città. Nel caso in cui questi amministratori invece si ostinassero a mettere  la testa sotto la sabbia come gli struzzi allora le 2800 firme saranno destinate a diventare 3000, 4000, 5000… Mai nessuna amministrazione in così poco tempo è riuscita ad ottenere un risultato tanto negativo in termini di consenso popolare. Sarebbe il caso che questi amministratori si ponessero una domanda: cosa non siamo stati capaci di fare in tre anni? Amministrare un paese. In merito alle indagini che sbandierano come vittorie dell’attuale maggioranza ci teniamo a precisare che l’indagine sul dissesto è un atto dovuto anche per accertare se ci siano responsabilità dirette dei precedenti amministratori, mentre quelle sul personale termineranno con una serie di ricorsi del personale stesso perché i pagamenti effettuati sono il frutto di prestazioni rese.”

“Certo è – concludono – che se i progetti, come sostiene qualcuno, non si potevano fare, allora tutti i comuni Italiani dovranno essere condannati per la stessa ragione. I progetti finalizzati sono prestazioni aggiuntive richieste al personale dipendente oltre il normale orario di lavoro e di servizio. Se i progetti saranno giudicati inattuabili allora comunque al  personale dipendente dovrà essere riconosciuto il pagamento delle ore lavorate oltre il normale orario di lavoro e di servizio al fine di evitare l’indebito arricchimento dell’Ente ed è certo che in questo caso si rivolgeranno al giudice del lavoro con ulteriori spese a carico dell’Ente per vedere riconosciuto un sacrosanto diritto: ricevere un giusto pagamento per il lavoro effettuato.”
Federica