Il Faro on line – Secondo le ultime stime, circa 470.000 persone potrebbero essere a rischio insicurezza alimentare entro marzo 2015 a causa dell’impatto dell’Ebola in Guinea. L’epidemia del secolo, sembra non arrestarsi e marca sempre più territori e popolazioni non pronte ad affrontare il rischio, per questo oltre alle campagne di solidarietà, molte organizzazioni e governi stanno mirando più a piani di prevenzione per ridurre i rischi di contagio o diffusione. Gli abitanti delle zone colpite sono stati resi deboli non solo fisicamente ed umanamente, ma soprattutto su scala sociale ed alimentare, dove l’accesso al cibo è sempre più minacciato.
Caccia di animali selvatici, allevamenti di bestiame e molte coltivazioni sono stati vietati ed occorre un piano concreto. Nel 2015, la FAO chiede 42,5 milioni dollari come contributo, per fornire assistenza immediata a circa 170.000 famiglie di agricoltori ed allevatori colpiti dall’epidemia. Finora i fondi stanziati – poco più di 10 milioni di dollari – possono fornire assistenza immediata soltanto a 66.000 famiglie e 200 associazioni di donne in Guinea, Liberia e Sierra Leone.
Altri 5 milioni sono stati stanziati ieri congiuntamente dalla FAO e dalla Banca Mondiale per
gli interventi urgenti nelle aree rurali. Con “Risposta Ebola”, la FAO punta alla capacità di
recupero delle comunità che vivono in situazioni precarie d’insicurezza alimentare cronica
nelle zone rurali. Il piano prevede una formazione sulla prevenzione e diffusione della
malattia, sostegno nella produzione di alimenti, nella manodopera agricola, rafforzando le
loro conoscenze tecniche, le competenze degli agricoltori e organizzando scuole agricole sul
campo.
Circa 15.500 famiglie vulnerabili beneficeranno d’interventi volti a salvaguardare i
loro mezzi di sussistenza, compresa la fornitura di sementi migliorate, fertilizzanti,
attrezzature agricole, piantine di ortaggi e cereali di stagione. Gruppi di donne dedite
all’attività di trasformazione del riso saranno affiancate da esperti e verranno offerte
opportunità di lavoro a 2.000 giovani lavoratori attraverso un approccio cash-for-work.
“Crediamo che queste attività saranno la chiave per ripristinare e proteggere i mezzi di
sussistenza delle comunità interessate e serviranno a diminuire le conseguenze di lunga
durata sulle economie rurali” , ha detto il rappresentante della FAO in Guinea, Isaias Obama.
La via della liberazione dall’Ebola è ancora lontana, ma senza azioni concrete, resterà solo
una propaganda che potrebbe rendere vano tutto ciò che è stato fatto finora. Fino a che punto i governi sono in grado di intervenire, risulta ad oggi poco chiaro. L’egoismo secondo cui, vivere lontano da questi paesi, non ci tocca da vicino è ancora un dato di fatto. Nel frattempo, aspetteremo che l’ Ebola arrivi a casa nostra.
Bertha Cerullo Vella