Italia in Comune, da Cerveteri con furore. Il progetto delle “buone pratiche” conquista il Belpaese

16 marzo 2015 | 01:33
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Italia in Comune, da Cerveteri con furore. Il progetto delle “buone pratiche” conquista il Belpaese

Non soltanto idee ma soluzioni. Da nord a sud i sindaci si scambiano le delibere utilizzate per risolvere i problemi dei territori e dei cittadini
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Il Faro on line – Italia in Comune è nata da un’idea del primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci, che con i suoi 32 anni è uno dei più giovani sindaci italiani. “In questi primi due anni di mandato – ha dichiarato prima dell’evento del 7 e 8 marzo dove un centinaio di amministratori di tutta la nazione si sono dati appuntamento a Cerveteri per un confronto – ho incontrato molti amministratori rimanendo spesso colpito dalla loro energia e dalla loro voglia di stare accanto ai cittadini. Da questi confronti ho avuto spesso modo di conoscere idee e progetti che potevano essere applicati anche nella mia città. Le problematiche che dobbiamo affrontare sono spesso simili e a volte può essere sufficiente prendere esempio da chi ha già trovato una soluzione per risolvere determinati problemi. Da qui l’idea di Italia in Comune”.

Adesso, a distanza di qualche giorno, come vanno le cose?“Abbiamo un archivio enorme, in costante crescita – racconta a Il faro on line il sindaco Pascucci – che ci fa perdere letteralmente il sonno. Già per noi la politica è volontariato, ma per fare questo facciamo le tre di notte. Ci stiamo mettendo a sistemare tutte le segnalazioni e le delibere arrivate perché non tutti le hanno mandate nel formato giusto.

Con quale obiettivo? L’obiettivo è molto semplice. Faccio il sindaco e come tutti i sindaci solo solo. Da una parte ho i cittadini arrabbiatissimi che hanno ragione; non arrivano a fine mese, i servizi non funzionano, le strade sono rotte: hanno ragione a lamentarsi. Vengono dal sindaco, quondo poi però mi rivolgo al governo – lo stesso che un minuto prima in televisione ha detto ai cittadini vi abbasso le tasse, e un minuto dopo dice al Comune: ti tolgo tutti i soldi che hai, arrangiati – resto senza alcuna possiblità di reale intervento.

Dunque? Ovviamente noi abbiamo questo senso di impotenza, che diventa pericoloso rispetto a un’impossibilità di dare risposte ai bisogni della gente, il che rende le reazioni ‘di pancia’ dei cittadini molto pericolose. Noi siamo diventati famosi i primi mesi di governo locale perché nei primi 180 giorni abbiamo aumentato del 50% le risorse sui servizi sociali; abbiamo fatto un enorme investimento sui servizi sociali.
Oggi lo Stato impone un taglio nel 2015 – quello per intenderci che incide sul bilancio attuale, che infatti non riusciamo a chiudere –; se dessimo retta ai diktat centrali senza inventarci qualche stratagemma, dovremmo azzerare le risorse sui servizi sociali. Togliere l’assistenza educativa nelle aule ai ragazzi con una diversa abilità (che lo Stato considera un servizio facoltativo), eliminare lo sportello contro la violenza sulle donne, lo sportello antiusura, le colonie estive per anziani o disabili. Capita a noi, che siamo soli contro lo stato centrale, ma capita anche agli altri sindaci. Ecco, per prima cosa non vogliamo sentirci soli.

Ha trovato sponde interessanti? I migliori politici che ho incontrato sono amministratori locali, mentre la maggior parte degli parlamentari con cui mi sono confrontato non hanno la benché minima idea di cosa io stia parlando né la più pallida idea di qual è il problema che io devo risolvere. Per questo ho deciso di creare una rete. Così intanto non siamo più soli e parliamo dei nostri problemi; ma poiché i problemi sono simili pur se in contesti diversi, si trovano soluzioni efficaci sperimentate in altri comuni che possono essere utili per il nostro, e così per tutti. Una sorta di banca dati esperienziale in continuo aggiornamento.

Un po’ un mutuo soccorso… “Non direi, qui nessuno soccorre nessuno, ma se il problema che io sto affrontando lo hanno già risolto in un altro Comune, mi prendo la delibera, la adatto alle esigenze locali e la rendo operativa con il passaggio in consiglio comunale. Questo vuol dire dare un servizio ai cittadini, questa è la ‘buona pratica’”.

Sorpreso del successo dell’iniziativa? “Non nascondo che non ci aspettavamo una risposta positiva e propositiva così massiccia. Sono venuti una settantina di amministratori, ma molti altri hanno seguito via streaming e altri ancora sono in contatto con noi pur non essendo stati fisicamente presenti. E sono arrivate mille idee: da come incentivare l’uso della bicicletta per gli studenti, ai piani regolatori non a “cubatura zero” ma addirittura “negativa”, fino ad arrivare ad affrontare il concetto del brutto nelle nostre città, e cioè l’assuefazione al fatto che un cavo elettrico possa passare sulle teste dei cittadini lungo tutto un centro storico senza che nessuno faccia nulla per toglierlo. O addirittura a una residenza ai senza tetto in una via fittizia, tipo ‘via della Solidarietà’, per permettere loro di aver accesso ai servizi base di un Pese, da quello sanitario a quello legale, dall’assistenza alla carta d’identità”.

Tra i commentatori c’è chi già pensa a un nuovo partito… “Beh no, un partito no. Ma c’è un altro aspetto su cui non metto spesso l’accento per evitare strumentalizzazioni e cattive interpretazioni. Però c’è. E’ il fatto che noi vogliamo fare opinione, al di là dell’esistenza dell’Anci (l’Associazione nazionale comuni italiani). Siamo stufi di andare ai convegni dove ci dicono che tutto non funziona e  la soluzione è mandare una lettera al governo, oppure andare tutti davanti al Parlamento a riconsegnare simbolicamente le fasce. No, così i problemi di ogni giorno restano… Noi abbiamo il dovere di fare proposte concrete, atti amministrativi fattibili.

Si confronta con sindaci di ogni estrazione politica? “Sono un uomo di sinistra, anche se non ho mai militato in un partito tradizionale. Sono cresciuto con principi netti: ognuno può essere di qualunque idea politica, però i fascisti stanno fuori dalla Costituzione. Detto qursto, mi confronto democraticamente con ogni sindaco eletto in qualunque schieramento previsto dalla Costituzione”.

E come la mettiamo a livello locale con l’accordo che Forza Nuova ha fatto con altri partiti? “Continuerò a fare politica pensando a ciò che ho detto prima; e dunque questo è un limite invalicabile per una collaborazione, perché non voglio legittimare un’azione politica che ritengo fuori dalla Costituzione, come Forza Nuova. Ciò non significa non parlare anche con loro, non confrontarsi; ma certamente non posso fare azioni congiunte con chi viola la Costituzione. Posso dialogare con Forza nuova, ma il mio movimento civico non farà mai un’azione politica insieme a loro”.

Tornando alla Buona pratica, questo progetto dunque vi è un po’ esploso tra le mani. Quali feedback avete avuto dal mondo politico romano? “Ci chiamano tutti per farci i complimenti, ma si capisce che vogliono sapere cosa abbiamo in testa. Questo perché tutti pensano che vogliamo mettere su un partito. Noi invece non abbiamo assolutamente questa intenzione”.

Però prima ha detto che l’Anci non soddisfa le esigenze di rappresentatività e che  ci si vuole porre come soggetto politico propositivo anche verso il Governo... “No, noi non vogliamo essere un’alternativa all’Anci. Semplicemente noi siamo amministratori, abbiamo delle proposte in mente, saremo pronti a portarle al governo se ci ascolterà. Ma certo diciamo basta alle proteste con le fasce o con le lettere. Dobbiamo fare cose nuove per farci sentire: io vorrei addirittura chiudere tutti gli uffici comunali per 10 giorni, senza fare documenti, carte d’identità, pratiche, ecc… Mi arresteranno? Non lo so. Ma il problema va posto. Penso anche a uno sciopero della popolazione, un giorno senza lavorare tutti, una città intera che si ferma. Ecco, non so se siano soluzioni, ma certo hanno una valenza di novità che ormai non c’è più… D’altronde se il Governo non toglie questo tipo di tagli ai bilanci, bisognerà farsi sentire con modalità diverse”.
Angelo Perfetti