Lazio, L’ombelico del mondo della criminalità organizzata
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La maxi indagine coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia ha messo in risalto l’insediamento in pianta stabile nel territorio laziale di famiglie criminali
Il Faro on line – Palermo, San Giuseppe Jato, Catania, Reggio Calabria, Napoli. Niente di tutto questo, il nuovo epicentro della malavita organizzata e’, a mani basse, la capitale. L’inchiesta su Mafia Capitale ha permesso agli inquirenti di ricostruire la mappa dei 46 clan che hanno messo le mani su Roma e dintorni. Ndrangheta, camorra e le mafie dell’Est hanno creato una vera e propria holding del crimine, che attraverso collaborazioni pacifiche e prive di sangue con i clan della capitale hanno preso il controllo di diversi settori dell’economia romana. Dallo spaccio di droga e armi, alla gestione della prostituzione e del gioco d’azzardo passando per i settori della Pmi come edilizia, mercati ortofrutticoli, centri commerciali, ristoranti e strutture turistiche.
La maxi indagine coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia ha messo in risalto l’insediamento in pianta stabile nel territorio laziale di famiglie criminali provenienti da Calabria, Campania e Sicilia, clan che hanno abbandonato le loro terre sempre più povere per cercare fortuna in una regione nella quale confluiscono molte delle attività e dei mercati più remunerativi della nostra economia. A spianare il campo alla loro colonizzazione ci hanno pensato, secondo quanto dichiarato dagli inquirenti, personaggi di secondo piano della famigerata ‘Banda della Magliana’, che a oltre 40 anni di distanza dai tempi d’oro sono riusciti a riciclarsi e far crescere il loro blasone nel territorio, soprattutto grazie anche alla facilità di infiltrazione nelle stanze dei bottoni con l’aiuto (forzato o meno) di alcuni personaggi politici collusi.
Tra i settori che stanno attirando l’interesse delle bande spicca su tutti quello del gioco d’azzardo, un’industria che attualmente costituisce il 3% del Pil nazionale muovendo oltre 80 miliardi di euro. Secondo la mappa delle infiltrazioni mafiose nel gioco d’azzardo in Italia, il Lazio si è dimostrato “il rifugio ideale per i latitanti e territorio di riciclo di proventi illeciti, così come emerso da recenti operazioni di polizia”. I clan della cupola che operano in questo settore, oltre ad occuparsi a volte della gestione diretta delle sale giochi e mini-casinò diffusi nel territorio laziale, sfruttano dei metodi precisi per far lievitare i propri introiti. In primis, annoveriamo la manomissione delle schede elettroniche di molte Awp (new slot e video lotteries) per interrompere il controllo telematico esercitato dall’Agenzia dei Monopoli e delle Donne.
In secondo luogo, rientrano le modifiche alle caratteristiche tecniche e di funzionamento degli apparati. Infine, ma non per ordine di importanza, il tentativo di monopolizzare la distribuzione e installazione dei propri apparecchi nei locali pubblici. Come evidenziato nell’introduzione di questo articolo, anche nel settore del gioco d’azzardo sono forti i legami con l’estero. I clan che si sono infiltrati nel gambling laziale adottano canali preferenziali come alcune piattaforme non legalizzate di giochi online e scommesse per attività di riciclaggio e reinvestimenti del denaro sporco, appoggiandosi su esponenti criminali dell’ex blocco sovietico e dei paradisi fiscali.Questa che vi abbiamo raccontato è solo una parte di una storia che molto presto entrerà nei libri di storia.
Roma e il Lazio sono tornati agli anni di piombo, anni in cui la Banda della Magliana raccoglieva i proventi di tutte le attività illecite. Adesso la situazione è ancora più preoccupante, perché con tutte le forze in gioco da un momento all’altro potrebbe esplodere una guerra tra clan senza precedenti. La storia ci insegna che la pax mafiosa è sempre temporanea.