Tettoia “abusiva”, vigili a scuola

4 maggio 2016 | 11:05
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Tettoia “abusiva”, vigili a scuola

L’incredibile storia di una zona d’ombra per i bambini autorizzata e contestata. La struttura è stata fatta tutta a spese dei genitori, ma non può essere usata

Il Faro on line – Una piccola zona d’ombra per far rinfrescare i bambini della scuola, in un giardino libero da ostacoli, con una struttura in legno, pagata con i soldi dei genitori. E per di più autorizzata dal dirigente responsabile all’epoca della richiesta di installazione. Cosa c’è che non va? Che avrebbe dovuto essere il Comune e non i genitori a pagare un’opera simile… E invece no. Ciò che non va, almeno a detta dei tecnici comunali, è che non ci si ritrova tra le carte quella famosa richiesta di autorizzazione, e dunque hanno trattato la tettoia come se fosse un ecomostro, mandando addirittura la polizia municipale a transennare l’area vietando di fatto ai bambini di usufruirne.

L’episodio è di qualche giorno fa, ma si pensava che un simile macroscopico disguido potesse essere risolto con un paio di telefonate, e dunque nessuno ha calcato la mano. A distanza di qualche tempo, però, le transenne sono ancora lì, la tettoia è virtualmente abusiva, e chi ne fa le spese come al solito sono i bambini, che in caso di sole si trovano davanti a un bivio: o cuocersi la testa ma respirare all’aperto, oppure cercare un po’ d’ombra dentro l’istituto rinunciando a passeggiare.Ecco perché il consigliere di minoranza Giovanna Onorati, maestra nella scuola di Testa di Lepre, ha deciso di postare su facebook la foto della tettoia incriminata, cercando così di scuotere dal torpore quel mostro tentacolare tutto italiano che si chiama burocrazia.

Senza il timbro, il bollo, il codicillo nulla s’ha da fare… E in qualche caso anche avendoceli la musica non cambia, se nei computer o nei cassetti degli assessorati le carte “si nascondono”. Così la tettoia della discordia resta off-limits.La struttura, va sottolineato, è stata realizzata con i proventi avanzati da una raccolta fondi tra sponsor e genitori nata per comprare una lavagna interattiva multimediale (Lim). Una sola classe, infatti, ne era rimasta sprovvista, e così i genitori hanno pesato di mettere mano alle tasche e porre rimedio alla mancanza.

La raccolta fondi andò talmente bene che avanzarono dei soldi, che furono destinati a questa copertura, del costo di 1700 euro (la lavagna costò 2500 euro). Quindi la scuola si attivò per ottenere il permesso edilizio, che fu regolarmente accordato dal dirigente. Così, per le vacanze pasquali, sempre grazie al lavoro gratuito di alcuni genitori, è stata costruita. In realtà alla fine sembra che il problema sia stato di “comunicazione” tra l’ufficio tecnico edilizio e i vigili accertatori, inviati a verificare una cosa che poteva essere verificata a monte dagli stessi uffici.
Angelo Perfetti