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#Elezioni e populismi, dopo l’Olanda occhi puntati su Francia e Germania

17 marzo 2017 | 08:39
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#Elezioni e populismi, dopo l’Olanda occhi puntati su Francia e Germania

Analisti frenano gli entusiasmi: ‘Il populismo non è affatto sconfitto’.

#Elezioni e populismi, dopo l’Olanda occhi puntati su Francia e Germania

Il Faro on line – Un’elezione non fa primavera, e se il primo test elettorale dell’anno in Olanda ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai leader Ue non è detto che il copione sarà lo stesso ai prossimi appuntamenti in Francia e Germania. Anche perché a dominare la campagna elettorale in tutti i Paesi con elezioni in vista è proprio l’agenda dei partiti estremisti e populisti. Sono le riflessioni che emergono a Bruxelles e tra diversi analisti dopo lo scampato ‘pericolo Wilders’, il populista anti-Ue e anti-Islam che ha sfiorato la vittoria in uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea.

Intanto l’impatto della conferma del liberale Mark Rutte alla guida del governo dell’Aja, ma soprattutto la batosta dell’alleato laburista PvdA di cui fanno parte il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e il primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, potrebbe farsi sentire anche a Bruxelles. Primo, negli orientamenti economici dei Paesi dell’eurozona, con la poltrona del ministro uscente delle Finanze a rischio, e poi sulle politiche ad ampio raggio dell’esecutivo comunitario, con un peso ridotto del membro olandese nel Collegio dei commissari.

“I risultati delle elezioni in Olanda saranno un’ispirazione per molti” perché “si tratta di un voto per l’Europa e contro gli estremisti”, ha dichiarato vittorioso il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. La speranza, infatti, è che le presidenziali francesi tra un mese e mezzo segnino la sconfitta per la leader del Front National Marine Le Pen, e che in autunno in Germania Alternative fur Deutschland di Frauke Petry sia ugualmente punita alle urne.

Anche la cancelliera Angela Merkel non a caso ha parlato di “chiaro segnale” e di “voto a favore dell’Europa”, mentre è arrivato sia da lei che dal vicecancelliere Sigmar Gabriel l’endorsement al candidato anti-Le Pen alle presidenziali francesi Emmanuel Macron, a Berlino proprio all’indomani del voto olandese. Secondo gli analisti, però, i risultati che usciranno nei prossimi mesi dalle urne sono tutt’altro che scontati.

Sarebbe una lettura semplicistica inquadrare queste elezioni come una vittoria per l’Ue e una sconfitta per l’euroscetticismo”, sottolinea VoteWatch, think tank che monitora le votazioni di stati membri ed Europarlamento. Perché al centro della campagna elettorale olandese non c’è stato tanto il dibattito sull’Ue quanto la questione migranti e lo scontro con la Turchia. Vuol dire quindi che c’è già stato “uno slittamento complessivo a destra”, dove Rutte per vincere ha dovuto “irrigidire” i toni calcandoli proprio su quelli di Wilders.

Quindi “il potere predittivo di queste elezioni rispetto alle consultazioni future è piuttosto limitato, date le diverse culture e i diversi panorami” politico-economici degli altri Paesi, avverte VoteWatch. Senza contare che l’esito del voto olandese apre incertezze anche sul fronte interno Ue, sottolineano a Bruxelles.

Un nuovo governo formato da un’ampia coalizione di partiti sarà più fragile nelle sue prese di posizione in seno all’Ue. Traballa poi la guida dell’Eurogruppo, sebbene Dijsselbloem intenda portare a termine il suo mandato, che scade a gennaio 2018. E si indebolisce il braccio destro di Juncker, Timmermans, più volte dato come suo successore. Uno scenario quindi di luci ed ombre. (fonte: ansa)