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Cronaca Locale
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Ostia e Fiumicino a rischio idrogeologico altissimo, analisi del Tevere da Castel Giubileo alla foce di Fiumara Grande

7 aprile 2018 | 21:13
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120 ettari di golene su 1150 ormai cementificate da un abusivismo dilagato in aree demaniali, 9 km di sponde ricoperte da vegetazione infestante con tronchi pronti a fare da tappo in caso di piena,

L’analisi dei 55 km di sponde del Tevere da Castel Giubileo alla foce di Fiumara Grande (in pratica Roma, Ostia e Fiumicino) mostra 120 ettari di golene su 1150 ormai cementificate da un abusivismo dilagato in aree demaniali, 9 km di sponde ricoperte da vegetazione infestante con tronchi pronti a fare da tappo in caso di piena, 2.7 km di banchine con smottamenti e degrado, 59 installazioni galleggianti di cui poche con ormeggi adeguati, 22 relitti affondati e affioranti abbandonati, aree con scarichi abusivi, discariche e ricoveri di persone.

E sono circa 250 mila i cittadini in aree a rischio alluvione, la più alta cifra tra le capitali europee”. E’ la fotografia fatta dall’Autorità di distretto idrografico dell’Italia centrale durante la presentazione del Primo Rapporto su rischio alluvioni, frane, cavità del sottosuolo e acque sotterranee.

Le grandi alluvioni

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Alluvione, esondazione

Dall’Unità d’Italia a oggi 4 grandi alluvioni hanno visto la Capitale allagata. 1870: Altezza delle acque a 17,22 m, portata 3.300 mc/secondo; 1937: Altezza 16.84 m, portata 2.900 mc/s; 1947: Altezza 14.53 m, portata 2.300 mc/s; 2012: Altezza 13,49 m, portata 1.933 mc/s. I livelli di ogni pienasono tante “lezioni” segnalate anche da 90 ‘manine’ e lapidi di marmo murate sulle facciate di chiese e palazzi del centro storico. Una delle più tragiche, il 28 dicembre 1870 con 17,22 metri a Ripetta, diede il via al Progetto Canevari per gli alti Muraglioni di travertino in centro storico. La loro costruzione durò circa mezzo secolo, conclusa nel 1926.

alluvione Roma 1937Il sistema però entrò in crisi nella grande piena del 28 dicembre del 1937 quando Roma e la campagna ormai diventata città furono allagate. Ai Muraglioni si aggiunsero piu le dighe idroelettriche di Corbara (1962) e Alviano (1964), le traverse di Castel Giubileo (1952), Nazzano (1956) e Ponte Felice (1961).

La situazione idrogeologica attuale

E oggi? I problemi sono molto gravi come hanno dimostrato le piene dell’11 dicembre 2008, del novembre 2012 e del gennaio 2014 con zone sott’acqua. Le cartografie aggiornate dell’Autorità di Distretto mostrano fragilità mai strutturalmente affrontate. Il rischio oggi riguarda un territorio urbano di 1.135 ettari dove vivono e lavorano circa 250.000 persone, è la più elevata esposizione d’Europa.

Roma ha zone che non reggono nemmeno un acquazzone, come abbiamo visto il 10 settembre e il 5 novembre scorsi, piste di Fiumicino comprese. Inutile stupirsi quando il sistema fognario è in parte non in perfetta efficienza, manca la corretta e continua manutenzione dei tombini e sono inefficienti e in gran parte scomparse per sversamento di rifiuti e vegetazione spontanea circa 700 km di indispensabili vie d’acqua tributarie del Tevere e dell’Aniene: canali, fossi, sistemi di scolo.

I relitti nel Tevere

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Relitti nel Tevere

Le diverse inondazioni che hanno interessato il fiume Tevere nel territorio del Comune di Roma hanno causato nell’arco dei decenni un ulteriore elemento di pericolosità rappresentato dai tanti barconi ormeggiati alle sponde del corso d’acqua con utilizzo di funi e cavi e non ancorati che per via delle piene sono affondati e non sono mai stati recuperati.

Relitti, lo studio della Guardia Costiera – Capitaneria di Porto

La Guardia Costiera, Capitaneria di porto ha compiuto uno studio dettagliato. Sono 22 i natanti nelle acque del Tevere, dalla diga di Castel Giubileo alla foce, alcuni dei quali nei tratti corrispondenti al centro storico e in prossimità di ponti. Piano di opere e piano finanziario.

La Struttura di missione Italiasicura contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglo, l’Autorità di Distretto e la Regione Lazio hanno individuato le opere necessarie per ridurre lo stato di pericolo. E i costi. Si tratta di avviare un Piano decennale che ha bisogno della massima e permanente collaborazione istituzionale, dal Governo alla Regione, dal Campidoglio ai Municipi.

Il costo per mantenere la sicurezza

Per il complesso degli interventi è stato calcolato un fabbisogno di risorse finanziarie pari a 871 milioni per 155 interventi di varia tipologia: 783 milioni per 127 opere di contrasto al rischio alluvione e 86 milioni per 28 opere per mettere in sicurezza diverse aree cittadine dal pericolo frane.

A questo valore vanno aggiunti almeno 15 milioni l’anno per gestire la manutenzione ordinaria e tenere in efficienza vie d’acqua come canali e fossi interni all’area urbana oggi in stato di grave degrado o addirittura “tombati” da vegetazione spontanea e rifiuti, e 4 milioni l’anno per verifiche e interventi preventivi sulle voragini urbane. Complessivamente la cifra è di 1040 milioni.

Ad oggi sono disponibili i primi 104 milioni, già previsti per progetti inseriti nel Piano città metropolitane di Italiasicura. Il fabbisogno di risorse comporta però impegni finanziari annuali per almeno 100 milioni di euro”.

Chi c’era alla presentazione del Rapporto su rischio alluvioni

Motore del “Rapporto” è stato Erasmo D’Angelis è segretario generale, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico #italiasicura e l’Ispra, Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Alle presentazione, nella sala polifunzionale di Palazzo Chigi, hanno partecipato Angelo Borrelli Capo del Dipartimento della Protezione civile, Stefano Laporta presidente dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Filippo Marini Comandante della Capitaneria di porto di Roma, Mauro Grassi della Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura.

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