L'allarme

Sanità, Omceo Roma: “Su aggressione ai medici il legislatore si svegli, serve protezione per gli operatori”

7 giugno 2019 | 07:00
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Sanità, Omceo Roma: “Su aggressione ai medici il legislatore si svegli, serve protezione per gli operatori”

Magi: “Creare le condizioni per far lavorare i medici nel miglior modo possibile e garantire un numero giusto di persone in ogni Pronto soccorso”

Sanità – Le aggressioni ai medici sono ormai sempre più frequenti. “È un problema grave questo delle aggressioni al personale sanitario, è un problema che come Ordine dei Medici abbiamo affrontato anche con la Regione Lazio”, ha spiegato Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma all’agenzia Dire.

Lo scorso anno, infatti, “c’è stato il caso della cardiologa al Sant’Andrea, aggredita dai familiari di un paziente. Lì ho
capito che la misura era colma”, ha sottolineato Magi. Per questa ragione “nell’occasione convocai, qui all’Ordine,
sia tutti i direttori generali delle aziende ospedaliere e sanitarie, sia l’assessore alla Sanità della Regione, e da lì è iniziato un percorso importante perché dopo due mesi da quella riunione, la Regione ha istituito l’Osservatorio per gli atti di violenza su operatori sanitari”.

“Tre mesi dopo avevamo già ricevuto delle linee guida su come comportarsi nell’ambito delle aziende”, ha continuato. A detta del presidente, però, “questo non basta, c’è bisogno che il legislatore si svegli, perché noi abbiamo già tante proposte per agire, una anche da parte del ministero che rimane, però, ancora ferma in Parlamento”.

E’ cambiata la tipologia di violenza, “se ci ricordiamo i casi di 20 anni fa, il primo con la dottoressa Monteduro, aggredita da un paziente e uccisa a colpi di punteruolo, era un omicidio d’impeto, legato all’ira momentanea di un paziente tossicodipendente” -, ha spiegato Magi. Ora, invece, “se parliamo dell’ultimo caso di omicidio a Sanremo, con il dottor Palumbo, cambia tutto perché è un omicidio già annunciato dall’assassino. Addirittura- ha aggiunto Magi- il paziente si era incatenato all’ospedale dicendo ‘aiutatemi a non farmi giustizia da solo’. Dopo venti giorni ha messo in atto il proposito”.

“Nel primo caso, come detto, era un fatto d’impeto, il secondo invece è legato alle aumentate aspettative da parte dei pazienti spesso anche stimolati a ottenere risarcimenti, pure in mancanza dei presupposti per averne diritto”, ha aggiunto il presidente. “Si dovrebbero creare le condizioni per far lavorare i medici nel miglior modo possibile, le istituzioni dovrebbero garantire un numero giusto di persone in ogni Pronto soccorso, negli ospedali
e negli ambulatori. Dovrebbero poi monitorare questi casi perché è un obbligo del ‘datore’ di lavoro fare di tutto per evitare un rischio professionale come questo. Serve protezione dei lavoratori” -, ha concluso il presidente Omceo Roma.

Il video: http://93.148.201.171/News/2019/06/03/2019060301677305107.MP4

(Il Faro online)