Concistoro, il Papa ai nuovi Cardinali: senza compassione non ci si può definire cristiani
Nella basilica di San Pietro il Pontefice crea 13 nuovi cardinali, di cui dieci elettori in caso di conclave. Bergoglio: “Senza compassione non si può essere leali alla Chiesa
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – La compassione non è un “consiglio evangelico”, ma un requisito essenziale dell’essere cristiano. Lo ribadisce il Papa dal pulpito della basilica di San Pietro in Vaticano, dove presiede un Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 13 nuovi Cardinali, di cui dieci possibili elettori in caso di conclave. Tra i nuovi porporati anche due italiani, mons. Zuppi, arcivescovo di Bologna, e mons. Dal Corso, vescovo emerito di Benguela.
Davanti a migliaia di fedeli, che colorano la basilica con bandiere e stendardi, il Pontefice pronuncia la formula di creazione e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali.
I principi della Chiesa, si inginocchiano dinanzi al Santo Padre che impone poi loro lo zucchetto e la berretta rossa, consegna l’anello e assegna a ciascuno una chiesa di Roma, quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nella Capitale.
La parola-chiave del Vangelo
L’intera omelia ruota attorno alla parola “compassione”. Spiegando il brano evangelico proclamato durante il rito (cfr. Mc 6,30-37a), il Papa sottolinea come la compassione si la “parola-chiave del Vangelo; è scritta nel cuore di Cristo, è scritta da sempre nel cuore di Dio”.
Nei Vangeli vediamo molte volte Gesù che sente compassione per le persone sofferenti. E più leggiamo, più contempliamo, e più comprendiamo che la compassione del Signore non è un atteggiamento occasionale, sporadico, ma è costante, anzi, sembra essere l’atteggiamento del suo cuore, nel quale si è incarnata la misericordia di Dio.
Il Papa pone ai nuovi Cardinali la figura di Cristo come modello da imitare: “Gesù va a cercare le persone scartate, quelli che ormai sono senza speranza“. E aggiunge: “Questa compassione non è spuntata a un certo punto della storia della salvezza, no, è sempre stata in Dio, impressa nel suo cuore di Padre”.
L’amore di Dio per il suo popolo è tutto impregnato di compassione, al punto che, in questa relazione di alleanza, ciò che è divino è compassionevole, mentre purtroppo sembra che ciò che è umano ne sia tanto privo, tanto lontano.
Al contrario, la mentalità umana è spesso “senza compassione, come in questo caso, di fronte al problema delle folle da sfamare. Loro in sostanza dicono: ‘Che si arrangino…'”. Il Pontefice mette in guardia da questo atteggiamento: “È comune a noi umani, anche quando siamo persone religiose o addirittura addette al culto”.
E ammonisce: “Il ruolo che occupiamo non basta a farci essere compassionevoli”. “Ci sono sempre delle giustificazioni – prosegue il Santo Padre -; a volte sono anche codificate e danno luogo a degli ‘scarti istituzionali’“, dalle quali “derivano anche strutture di non-compassione”.
A questo punto possiamo domandarci: siamo coscienti, noi per primi, di essere stati oggetto della compassione di Dio? Mi rivolgo in particolare a voi, fratelli Cardinali: è viva in voi questa consapevolezza? Di essere stati e di essere sempre preceduti e accompagnati dalla sua misericordia? Questa coscienza era lo stato permanente del cuore immacolato della Vergine Maria, che loda Dio come il “suo salvatore” che «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48).
Testimoni del Vangelo
Francesco invita tutti, fedeli e consacrati, a riflettere proprio sull’essere compassionevoli, che, avvisa, non è solo “consiglio evangelico”, bensì “di un requisito essenziale. Se io non mi sento oggetto della compassione di Dio, non comprendo il suo amore. Non è una realtà che si possa spiegare. O la sento o non la sento. E se non la sento, come posso comunicarla, testimoniarla, donarla?”
Concretamente: ho compassione per quel fratello, per quel vescovo, quel prete?… Oppure sempre distruggo con il mio atteggiamento di condanna, di indifferenza?
Infine, il Papa invita i nuovi Cardinali ad essere leali: “Da questa consapevolezza viva dipende anche la capacità di essere leale nel proprio ministero. Anche per voi fratelli Cardinali. La disponibilità di un Porporato a dare il proprio sangue – significata dal colore rosso dell’abito – è sicura quando è radicata in questa coscienza di aver ricevuto compassione e nella capacità di avere compassione. Diversamente, non si può essere leali”.
E conclude: “Tanti comportamenti sleali di uomini di Chiesa dipendono dalla mancanza di questo senso della compassione ricevuta, e dall’abitudine di guardare da un’altra parte, dall’abitudine dell’indifferenza“.
Chiediamo oggi, per intercessione dell’Apostolo Pietro, la grazia di un cuore compassionevole, per essere testimoni di Colui che ci ha guardato con misericordia, ci ha eletti, ci ha consacrati e ci ha inviati a portare a tutti il suo Vangelo di salvezza.
(Il Faro online)