Il grido di una mamma: “La Regione taglia i fondi, mia figlia disabile rimane senza ‘copertura’”
Con un nuovo decreto la Pisana pronta a tagliare l’assistenza domiciliare per i malati gravi e gravissimi, genitori sul piede di guerra
Roma – In arrivo la riforma dell’assistenza domiciliare integrata della Regione Lazio. Una rimodulazione, come viene definita negli uffici della Pisana, ma le quasi 600 famiglie interessate leggono tra le righe del decreto “tagli”. I parenti dei malati gravi e gravissimi, persone costrette a vivere con macchinari delicati e particolari per vivere, temono infatti la riduzione delle ore di presenza degli infermieri vicino al malato, riduzione che – secondo quanto previsto dal decreto – passerà da 24 a 9 ore al giorno. E gli infermieri, in parte, saranno sostituiti dagli operatori socio-sanitari (Oss).
Una rimodulazione contestata dalle le famiglie, pronte a dar battaglia negli uffici della Regione. “Quando il testo del decreto è stato approvato a fine 2019, c’è stato un passa-parola tra noi genitori e subito abbiamo chiesto aiuto il consigliere Chiara Colosimo, con quale avevamo già contatti da agosto per come le cooperative gestiscono il servizio di assistenza domiciliare”, racconta a ilfaroonline.it Rita Basso, residente ad Acilia e mamma di Amina, che oggi ha 36 anni ed è affetta da un’encefalite da radioterapia.
Infatti, fino allo scorso anno i fondi della Regione per l’assistenza domiciliare ai malati venivano erogati alle Asl che, tramite bandi gara al ribasso affidavano il servizio alle cooperative. “Ma adesso le cose cambiano: niente più bandi gara – prosegue Rita -: le cooperative devono avere determinati requisiti per poter essere accreditate alle Asl. La stessa Asl dà poi i nomi di queste cooperative o associazioni agli utenti che le contattano“.
“E in passato abbiamo vissuto esperienze bruttissime: spesso ci siamo ritrovati in casa personale non adatto pagato due soldi – racconta la mamma di Amina -. Persone anche di buona volontà che, però, per guadagnare qualcosa erano costrette a prestare assistenza domiciliare in più case e, col tempo, erano sempre più stanchi, poco attenti, dimenticavano gli orari e modalità di somministrazioni dei farmaci proprio perché non erano lucidi. Ma per le cooperative eravamo noi genitori a essere troppo pretenziosi”.
E dopo le tante difficoltà affrontante in passato, ora il futuro non sembra molto roseo: “Se si attualizza quel decreto si condannano centinaia di famiglie – aggiunge addolorata Rita -. Stiamo parlando di malati gravi e gravissimi che necessitano di infermieri perché devono anche somministrare loro farmaci anti-epilettici, e su questi pazienti non può essere impiegato l’Oss. Questi disabili avrebbero a disposizione 5 ore infermieristiche al giorno che potrebbero arrivare a 9 con l’aggiunta di Oss e fisioterapia e accesso del medico. In pratica, la fisioterapia viene vista come un salvavita“.
E chi ha bisogno di assistenza h24? “Va in Rsa. E non solo: a chi si trova nelle mie stesse condizioni, che ho bisogno di assistenza 24 ore al giorno, rischio anche di vedermi cancellato l’assegno di indennità di circa 520 euro“. Soldi fondamentali per comprare farmaci e materiali per le medicazioni. “E hanno avuto il coraggio di dire che non hanno fatto tagli”.
Alle critiche risponde l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che dopo la convocazione informale di una riunione con i rappresentanti delle principali associazioni di pazienti e un gruppo di familiari di malati gravi e gravissimi, ha promesso per domani, lunedì 17 febbraio, la pubblicazione del decreto modificato. “Come sempre ci sarà la massima disponibilità. Sull’assistenza domiciliare non è previsto alcun taglio anzi, vi sono importanti risorse aggiuntive con l’obiettivo di raddoppiare il numero degli utenti assistiti in una modalità che punti alla qualità dell’assistenza”, le parole dell’assessore D’Amato.
Martedì 18 febbraio ci sarà anche un’audizione. E se dalla Pisana, tramite una circolare, avevano assicurano che non sarebbe cambiato nulla, per i familiari dei disabili le Asl starebbero già attuando quelli che si configurano come veri e propri tagli.
“Quello che vogliamo è che la Regione ritiri il decreto di Zingaretti e che venga aperto un tavolo tecnico per ridisegnare insieme a noi l’assistenza domiciliare nel miglior interesse dei malati e delle loro famiglie”, scrivono le famiglie sui social, che in questi giorni stanno usando come piattaforme per lanciare petizioni e chiedere aiuto. “A Zingaretti chiedo di venire a casa mia per toccare con mano quello che viviamo ogni giorno – l’appello di mamma Rita -. Ho rinunciato al lavoro per stare vicino a mia figlia, abbandonando tutto. Ma se lo Stato abbandona noi è davvero la fine“.
(Il Faro online)