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Minturno, il mistero buffo della toponomastica infinita

15 aprile 2020 | 17:24
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Minturno, il mistero buffo della toponomastica infinita

Ancora oggi, non è dato sapere perché la nuova toponomastica di Minturno non sia stata ancora ratificata da chi di dovere.

Minturno – Quella della toponomastico infinita, a Minturno è un mistero un po’ buffo, iniziato “millenni” fa, con l’allora giunta Graziano, ovvero nel lontano 1996, quando venne istituita una commissione di “esperti” che iniziò a lavorare al progetto.

Con il passare del tempo, però, quello stesso progetto finì nel dimenticatoio. Tant’è che proprio durante gli anni della succitata amministrazione, arrivarono più richiami ufficiali, da parte dell’Istat, poiché le cose non andavano per il verso giusto.

Nonostante questo, passò quasi un decennio, sotto silenzio dal punto di vista della toponomastica. Poi, il nuovo millennio, nuova giunta. Nel 2005, infatti, la giunta Sardelli riesumò il progetto, redatto nel 1999, e nel marzo 2007 varò il piano di aggiornamento delle denominazioni di vie e piazze di Minturno e frazioni, poi autorizzato dalla competente Prefettura di Latina nell’ottobre successivo, previa acquisizione dei pareri favorevoli dell’Istituto Romano di Storia Patria e della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici.

Vennero censite circa 600 strade e per 352 vie e piazze del capoluogo, e delle frazioni, fu stabilita una denominazione poiché totalmente assente o una nuova intitolazione poiché quella vecchia era ripetitiva. Le novità riguardarono, soprattutto, il territorio di Scauri e con Sardelli, l’Ufficio Urbanistica, guidato dall’architetto Lucia Gallucci, indisse un bando pubblico che portò all’assegnazione dell’incarico, per l’adeguamento della toponomastica e della numerazione civica, alla società Gestioni Territoriali S.r,l. di Napoli, facente parte del Gruppo Maggioli.

La commissione, incaricata del compito era costituita da dodici persone: Marcello Rosario Caliman (tuttologo d’importazione e presidente), Luigi Capuano (corrispondente locale del quotidiano “Il Tempo”), Giuseppe Di Rienzo, Maria Teresa D’Urso, Pasquale Lepone e Cinzia Monti (insegnanti), Cosmo Damiano Pontecorvo (avvocato e giornalista), Mario Rizzi (vigile urbano), Paola Di Biasio (insegnante), Antonio Lepone (giornalista e figlio del succitato Pasquale), Daniele Di Biasio e Pasquale Piccolino in qualità di esperti nell’elaborazione dei dati.
L’insegnante Paola Di Biasio si chiamò fuori, per gravi motivi familiari, fin da subito.

La commissione partorì quanto dovuto – si fa per dire – ma taluni consiglieri comunali, in testa il dottor Raffaele Chianese, accusarono la stessa di smaccati favoritismi e, in effetti, la Commissione generò nomi di soggetti locali che non avevano acquisito, nel corso della loro vita professionale, alcun merito particolare se non quello di aver svolto la loro professione in modo decente.

In qualche caso, vedasi la strada intitolata a tal Giulia Ledochowska, si è sfiorato, addirittura, il ridicolo titolando la strada ad un personaggio non particolarmente noto e dal nome impronunciabile o come via Azul, una misconosciuta città argentina, nella quale, pare, risieda uno sparuto nucleo di cittadini con ascendenze minturnesi.

Ma non è questa la cosa più grave. Infatti, se è vero che si era partiti sparati nel posizionare la nuova segnaletica è anche vero che ad oggi, anno di grazia 2020, essa non sia stata ratificata dagli organi provinciali preposti. Senza dimenticare l’aggiornamento dei numeri civici. A tutt’oggi rimasti sulle … pareti delle case.

Tant’è, che vivere a Minturno è diventato come vivere nel più classico dei paesi di Pulcinella, con conseguenze facilmente immaginabili. Eppure, ancora oggi, non è dato sapere perché la nuova toponomastica non sia stata ancora ratificata da chi di dovere.

(Il Faro on line)