Il saluto

8 giugno, ultimo giorno di scuola: genitori, insegnanti e comitati si incontreranno al grido di “apriti scuola”

7 giugno 2020 | 20:21
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8 giugno, ultimo giorno di scuola: genitori, insegnanti e comitati si incontreranno al grido di “apriti scuola”

Francesca Morpurgo: “Trasformiamo questa crisi in un’occasione per lanciare la Scuola del Futuro, non in pretesto per impoverirla ancora di più”

Scuola – L’8 giugno, ultimo giorno di scuola, genitori, insegnanti, associazioni e comitati genitori, facenti capo a una ventina tra scuole e Istituti comprensivi della Capitale, al grido di “Apriti Scuola!” saranno nei luoghi cardine della didattica negata: scuole, piazze, parchi, insieme ai loro figli e alunni per dimostrare, con azioni concrete, la loro idea di “Scuola del futuro, quella del dopo Covid a settembre”.

Le associazioni e i comitati genitori di Roma si uniscono per chiedere la riapertura in presenza e in sicurezza a settembre e la partenza immediata di una riflessione seria sulla scuola post-covid, che tracci il modello di una scuola nuova, aperta, più ricca, dialogante con il territorio e al centro delle politiche della città, diffusa anche al di fuori degli edifici scolastici, che metta al centro i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, i loro diritti e le loro esigenze.

“Saremo con i bambini in sicurezza di fronte alle scuole, nelle piazze, nei parchi,
nelle strade – afferma Francesca Morpurgo, presidente dell’Associazione genitori Falcone Borsellino – uniti in una rete virtuale, con piccole azioni educative diffuse sul territorio come lezioni e concerti in piazza, consegna dei diplomi di fine ciclo, bike to school e percorsi a piedi da scuola a scuola”.

“Siamo ormai a giugno – prosegue Francesca Morpurgo – i tempi sono strettissimi e forte è il timore che vengano recepite solo le indicazioni più facili e restrittive; che il distanziamento sociale, in edifici totalmente inadeguati, dal punto di vista igienico e strutturale, con organici drammaticamente insufficienti, venga tradotto in didattica a distanza, doppi turni e/o tempo scuola ridotto per le superiori e in “classi prigione” da cui si esce il meno possibile per gli altri cicli; che, in assenza di risorse umane e materiali sufficienti, vengano sottratte preziose ore all’apprendimento. Per un ritorno a scuola, che accolga le indicazioni degli esperti ma che non sia penalizzante per bambini e ragazzi, è invece necessario un radicale ripensamento del modo di fare e stare a scuola e lo stanziamento di fondi ingenti, che ne permettano la realizzazione”.

“L’idea è quella di promuovere una scuola – affermano i rappresentanti dei comitati – che, aprendosi creativamente al territorio e alla costruzione di reti ad alta densità educativa, sia perfettamente in grado di dare vita a un modello di didattica in presenza che non escluda nessuno, che sia rispettoso dei bambini e dei ragazzi e del loro bisogno di interazione e socialità che, grazie all’incremento del numero di docenti e personale Ata, possa operare su piccoli gruppi e sia, quindi, più efficace e meno dispersiva, che prenda il meglio delle nuove tecnologie senza esserne soffocato e che, infine, si apra alle esperienze di didattica all’aperto.

Chiediamo che l’esperienza della didattica a distanza (che come è ormai evidente aumenta le disuguaglianze, escludendo i più vulnerabili o chi ha bisogni educativi speciali, toglie ogni argine alla dispersione scolastica e sottopone gli studenti a un’eccessiva esposizione agli schermi con possibili danni fisici e psichici) sia limitata al massimo, anche alle superiori”.
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