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Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione 2020

8 settembre 2020 | 08:31
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Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione 2020

L’edizione 2020 ha come tema “l’insegnamento e l’apprendimento nella crisi Covid-19 e oltre”

L’Unesco ha istituito il 8 settembre come International Literacy Day la Giornata mondiale dell’ alfabetizzazione dedicata alla sensibilizzazione nei confronti della scolarizzazione di individui, comunità e società.

Cos’è la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione

Istituita nel 1966 dall’Unesco, la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione mira a ricordare alle comunità l’importanza dell’istruzione per individui, comunità e società. Inoltre, mette in evidenza il bisogno di intensificare gli sforzi per avere società più istruite. Lo scopo è quello di sensibilizzare la popolazione sulle difficoltà di lettura e scrittura di alcuni individui della nostra società . La giornata internazionale dell’alfabetizzazione da un lato celebra il successo: quattro miliardi di persone nel mondo sanno leggere e scrivere. Dall’altro lato fa notare che non tutti condividono questo successo: un quinto della popolazione adulta mondiale é analfabeta.

L’edizione 2020

La Giornata internazionale dell’alfabetizzazione 2020 ha come tema “l’insegnamento e l’apprendimento nella crisi Covid-19 e oltre”, con un focus speciale sugli educatori e sul cambiamento delle tecniche pedagogiche. Il tema mette in luce l’importanza dell’apprendimento continuativo. Con la crisi legata alla pandemia da Covid-19, oltre un miliardo di studenti sono rimasti a casa, interrompendo la formazione. Inoltre, molti programmi dedicati all’istruzione per adulti sono stati sospesi.

Secondo l’OMS

La pandemia da Covid-19, con la chiusura delle scuole per quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 Paesi, ha provocato la più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia. Ha coinvolto quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 Paesi. Cifre drammatiche, se accostate a quelle che riguardano la condizione socio-economica delle famiglie in Italia, dove si stima siano oltre 1,8 milioni i nuclei in condizioni di povertà assoluta, con 1 milione e 260 mila bambini coinvolti.

Alcuni dati nazionali

Durante il lockdown 1 bambino su 10 non è riuscito a seguire la didattica a distanza e ha quindi abbandonato in maniera silenziosa la scuola; 1 bambino su 5 non è riuscito a fare i compiti. Le segnalazioni ai centri antiviolenza sono aumentate rispetto allo stesso periodo 2019, segno che, durante questi mesi, sono aumentati i bambini che hanno subito violenza in diverse forme, anche violenza assistita, mentre gli interventi educativi domiciliari sono stati annullati perdendo la possibilità di monitorare le situazioni già critiche.

La sfida globale dell’istruzione

Il problema è globale, e lo era ben prima della pandemia da Covid-19. Sono 250 milioni i bambini nel mondo che non sanno né leggere né scrivere né contare, e 6 milioni quelli che muoiono ogni anno per malattie facilmente curabili. La pandemia non ha fatto altro che aggravare le diseguaglianze con il digital divide che ha lasciato indietro milioni di studenti. Dei quasi 1,6 miliardi di studenti le cui scuole hanno chiuso, circa 463 milioni, oltre il 30% non sono stati in grado di accedere alla didattica a distanza (dati Unicef). Le disparità sono particolarmente acute nei Paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana, dove quasi il 90% degli studenti non ha accesso a un computer e l’82% non ha Internet da casa, secondo i dati dell’Unesco.

SOS Villaggi dei Bambini

L’Organizzazione chiede un grande impegno collettivo per contrastare l’emergenza educativa, che non fa che aggravare le diseguaglianze già generate da povertà e disagio sociale. Ciò vale sia in Italia, fanalino di coda in UE per tassi di istruzione e di abbandono scolastico, che nel mondo, dove sono 250 milioni i bambini che non sanno né leggere né scrivere né contare.

“La chiusura delle scuole, sia pur necessaria, ha danneggiato tutti i bambini ma, come tutte le crisi, ha avuto ripercussioni maggiori sui bambini che appartengono a famiglie vulnerabili; parliamo di giovani vittime di violenza, di bambini che vivono in case-famiglia, di minorenni stranieri non accompagnati.

“Di fatto, si è realizzata una discriminazione ulteriore sui bambini già in situazione di fragilità. Abbiamo bisogno di sanare questa discriminazione, di riaprire le scuole senza esitazioni o sterili discussioni. La questione su cui oggi tanto si dibatte, quella dei banchi individuali, non è certamente prioritaria, anzi rischia di essere controproducente. Il banco singolo non farà che aumentare l’isolamento dei bambini e ragazzi, molto meglio sarebbe utilizzare i banchi che ci sono in maniera originale mantenendo la distanza necessaria tra le pieghe labiali dei bambini: è fattibile, sostenibile e soprattutto consentirebbe a tutti i bambini di sentirsi ancora parte di una comunità, dopo mesi di DAD.” – Lo dichiara Samantha Tedesco, Responsabile Advocacy e Programmi di SOS Villaggi dei Bambini.
(Il Faro online)