L’onorevole Salafia interroga il Ministro: “Un’organizzazione criminale dimenticata?”

18 settembre 2020 | 17:28
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L’onorevole Salafia interroga il Ministro: “Un’organizzazione criminale dimenticata?”

“Oggi dopo sei anni dalle richieste il giudice per le indagini preliminari non ha ancora definito le richieste di custodia cautelare o emesso provvedimenti di rinvio a giudizio”.

Ha presentato una interrogazione a risposta scritta. L’onorevole Angela Salafia ha redatto istanza formale al ministro di Giustizia in relazione a sedici indagati a carico dei quali la Direzione distrettuale antimafia di Roma nella persona del Pubblico ministero Maria Cristina Palaia presso il tribunale ordinario formulava richiesta di applicazione di misure cautelari personali e reali.

La richiesta nei confronti degli indagati di Caserta, Napoli, Marino, Cosenza, Fondi, Formia, Venafro, Foggia, Roma, Reggio Emilia, Benevento, Ischia, Sora, San Cipriano di Aversa e anche di Lagenthal in Svizzera nasceva, secondo il pm, dalla possibilità che commettessero delitti di criminalità organizzata.

“L’esigenza cautelare di carattere preventivo deve ritenersi sussistente – sempre secondo la Procura – in considerazione della reiterazione delle condotte criminose e del rilevante numero di turbative d’asta ed episodi di corruzione in ordine ai quali si procede e della grande capacità organizzativa del sodalizio criminale, in ragione del coinvolgimento di funzionari, pubblici dipendenti e imprenditori, ma anche in considerazione alla personalità dei soggetti sottoposti ad indagini”.

L’onorevole Salafia a sostegno della sua richiesta ricorda anche quali sono i reati che vengono ascritti ai sedici indagati: corruzione, concussione, abuso di ufficio e rifiuto od omissione di atti d’ufficio, con circostanze aggravanti e fa specifico richiamo ad articoli del codice penale che sottolineano di quali reati si parla, corruzione e induzione indebita a prendere o dare o anche promettere utilità relativo a privati o anche a dipendenti di pubblici uffici e l’applicazione della pena non solo nei confronti del corrotto ma anche nei confronti del corruttore seppure estraneo alla funzione pubblica. Una serie di contestazioni alle quali si somma l’articolo 416 del codice penale relativo cioè all’associazione finalizzata a commettere i delitti.

“Si tratta di fatti che – scrive l’onorevole – risalgono al 2014, anno nel quale la Procura chiude l’indagine e vengono anche inoltrate le richieste di arresto. Fatti per i quali sarebbe stata prevedibile una risposta celere da parte del tribunale di Roma. Eppure oggi dopo sei anni dalle richieste il giudice per le indagini preliminari non ha ancora definito le richieste di custodia cautelare o emesso provvedimenti di rinvio a giudizio.

Chiedo pertanto al Ministro se sia a conoscenza dei fatti e dei risultati della indagini svolte dalla Procura e se il Ministro stesso intenda predisporre attività istruttoria, valutativa e propositiva finalizzata all’esercizio delle proprie prerogative, avviando una ispezione nel tribunale ordinario di Roma per verificare se questa indagine dia risposte alle motivazioni per le quali c’è questo ritardo”.